La domenica politica in diretta dal Palazzo e dalle piazze

Pubblicato il 7 Marzo 2010 - 10:18 OLTRE 6 MESI FA

La domenica è sempre ricca di parole in libertà da parte dei politici, che mandano alle agenzie una dichiarazione qualsiasi pur che veda in giro e faccia circolare il nome. Ci sono anche eventi, fatti, prese di posizione significative, un gran calderone, insomma, nel quale vi invitiamo a pescare con noi.

Ore 17,18

Rutelli

«D’ora in poi chi ha una multa non pagata e una scusa qualunque può rivolgersi al governo che provvederà con un decreto legge». Lo ha dichiarato Francesco Rutelli, a margine di una iniziativa elettorale di Alleanza per l’Italia a Macerata. «È un precedente gravissimo», ha commentato Rutelli, tornando sul decreto salva-liste. «Chi è al potere – ha sottolineato il presidente di Api – dovrebbe essere il primo garante delle regole, ma in questo caso non ha neanche sentito il bisogno di chiedere scusa e ammettere la propria incapacità organizzativa ».

Ore 17, 09

Di Pietro

«Insisto nel sostenere che il comportamento del Capo dello Stato nell’avallare questo decreto golpista è stato inutile e dannoso». È quanto ha affermato il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, durante un’iniziativa elettorale a Lodi. «Inutile – ha aggiunto – perchè questo decreto non serviva e non serve a risolvere la situazione che già era stata risolta dai giudici, tanto è vero che la lista Polverini e la lista Formigoni sono state riammesse senza bisogno del decreto». «E allora la violazione alla Costituzione – ha incalzato il leader dell’IdV – è servita solo per riammettere le liste del Pdl nella circoscrizione provinciale di Roma. Quante altre liste non sono state ammesse nelle circoscrizioni italiane negli ultimi 50 anni? Ritengo che, per ottenere un piccolo vantaggio scorretto, oggi si è fatto un decreto che viola le leggi, viola il rispetto fondamentale di un gioco democratico e, in questa situazione, anche il Capo dello Stato ha avallato un atto di cui non c’era bisogno». «Quel che fa più male oggi – ha aggiunto Di Pietro – è constatare come il cosiddetto mondo intellettuale si sia riempito di ipocrisia sostenendo che il Capo dello Stato non avrebbe potuto fare diversamente. Certo che avrebbe potuto fare diversamente. Avrebbe potuto evitare questo sfregio alla legalità e questo strappo alla Costituzione per ottenere un non risultato, giacchè quello che chiedevano i diretti interessati l’avevano già ottenuto attraverso le sentenze della magistratura».

Ore 16,37

Bobo Craxi

«Probabilmente al Governo non si sono resi conto di quello che hanno fatto. Attendevano con calma il responso del Tar lombardo, accettavano l’esclusione di una Lista nel Lazio e non sarebbe accaduto un pandemonio nel quale si stanno lacerando i rapporti politici ed istituzionali aprendo la via alle avventure. L’opposizione democratica e riformista deve protestare isolando i facinorosi e difendendo l’autorit… del Capo dello Stato questa ‚ la posizione chiara dei Socialisti»: lo ha detto Bobo Craxi, candidato del Psi alla Regione Lazio.

Ore 16,27

Caratossidis, Forza Nuova

«Abbiamo voluto, pacificamente, esternare la nostra più assoluta riprovazione per il ‘decreto interpretativò salva Pdl-Lega»: così Paolo Caratossidis, coordinatore nazionale di Forza Nuova e candidato alla presidenza del Veneto, commenta l’azione di protesta all’arrivo del ministro Roberto Calderoli a Rubano (Padova) per un convegno. «Si tratta – spiega – di una manovra sporca che mira a cambiare le regole del gioco a giochi già fatti. Con questo decreto truffa hanno inferto il colpo di grazia a ciò che rimaneva della presunta democrazia italiana. Il ministro Calderoli ha sottoscritto un decreto legge che non ha precedenti nella storia italiana e che ci ricorda da vicino come venga amministrata la democrazia in regimi di stampo sudamericano o mediorientale».

Ore 15,34

Feltri

Per risolvere i problemi del Pdl «bisogna fare cose serie» perchè «il partito non c’è, non è strutturato». L’analisi arriva da Vittorio Feltri, che ne ha parlato a ‘L’intervistà di Maria Latella su SkyTg24. «Bisogna rifondare il partito per renderlo omogeneo», ha spiegato il direttore del ‘Giornalè parlando di «differenze incolmabili tra la componente di An e quella di Forza Italia». Secondo Feltri, per fare tutto ciò «la persona giusta sarebbe Berlusconi» e, anche se «Maria Vittoria Brambilla ha dimostrato di saper riaccendere entusiasmo in un partito che si è segnalato per le liti interne», se «Berlusconi pensa di risolvere il problema con i Promotori della libertà commette un’ingenuità». Spiegando di condividere le critiche mosse al Pdl da Ernesto Galli della Loggia sul ‘Corriere della serà, Feltri ha sottolineato che «i problemi li conoscono tutti. Evidentemente al vertice del Pdl ci sono parecchi che ne hanno combinate di tutti i colori. Lo stesso Bondi, sul ‘Giornalè, aveva denunciato questa situazione. È intollerabile che ci sia chi soffia sul fuoco, chi rema contro». Ma, a differenza di quello che fa di solito, Feltri non ha puntato il dito solo contro Fini: «Il disaccordo tra Fini e Berlusconi lo vedono tutti -ha spiegato-. Ma c’è disagio anche nella componente di Forza Italia, dove non tutti remano nella stessa direzione».

Ore 15,31

Di Pietro

«L’unico a cui ci possiamo appellare è l’arbitro, come succede in una partita di calcio: se c’è qualcuno che fa fallo l’occhio va direttamente all’arbitro sperando che fischi il fallo. Invece, questa volta, l’arbitro non ha fischiato, perché‚ altrimenti non vinceva l’altra squadra. All’arbitro non tocca stabilire quale squadra vince, ma garantire il rispetto delle regole del gioco»: i toni sono sfumati, ma rimane la sostanza delle critiche al presidente della Repubblica nel blog di Antonio Di Pietro. Il leader dell’IdV si dice «amareggiato, perplesso, anche schifato di questa intellighenzia e cultura italiana dei ‘commentatori della buonorà che affermano che questo decreto è una schifezza costituzionale ma che ritengono che ‘non Š colpa dell’arbitrò. Non sar… colpa dell’arbitro, ma il 13 marzo ricordatevi che se vogliamo mantenere la democrazia è meglio essere tutti a Roma a lanciare questo appello e questo allarme, prima che sia troppo tardi. Vogliamo un Paese in cui ognuno possa esprimere i propri diritti, ma nel rispetto delle regole del gioco, altrimenti – conclude – vince sempre il più forte, il più furbo e spregiudicato, come accade nella giungla»

Ore 15, 26

Scajola

«C’è un’atmosfera francamente inspiegabile, in cui si arriva ad attaccare anche il Capo dello Stato e addirittura ad organizzare una manifestazione col Pd, ormai guidato da Di Pietro, che scende sulle piazze di Italia per contestare il fatto che in una democrazia si possa scegliere tra diversi partiti»: lo ha affermato il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola stamani a Sanremo dove è giunto dopo un sopralluogo al point elettorale del candidato del Pdl Maurizio Morabito, incendiato nella notte a Camporosso. «Se è vero che c’è stato qualche pasticcio nella presentazione di alcune liste – ha detto Scajola – è altrettanto vero che c’è stata un’interpretazione sbagliata di alcuni uffici elettorali. E quindi, giustamente, il dovere principale di un Paese democratico è di garantire a tutti di poter votare». «Forse qualcuno pensava di vincere, perchè mancava l’avversario. È come, se andassimo a disputare una partita di calcio, con una squadra sola e dall’altra parte nessuno – ha concluso il ministro – è gravissimo questo ed è gravissimo che si tiri in mezzo anche il Capo dello Stato. È l’ulteriore dimostrazione che questa sinistra italiana è comandata da un guerrafondaio come Di Pietro, che è solo capace a rompere e a distruggere».

Ore 15,20

Bonino

Io ci sto veramente pensando se valga la pena di giocare con i bari». Lo ha ribadito la candidata del centrosnistra alla presidenza della regione Lazio Emma Bonino rispondendo ad un giornalista che le chiedeva se in caso di ammissione della lista del Pdl a Roma fosse pronta a ritirarsi. «In tutta Italia se si arriva a tali atti di arroganza stiamo attenti. Io dico dell’angoscia vera che mi attanaglia di fondo – ha proseguito – so bene che mi si dirà è il male minore, che così fan tutti, che è sempre stato, ma io mi chiedo se a volte non sia il momento in cui uno dice: con i bari io non gioco, non lo so!». Intervenendo a Sora e poi a Cassino (Frosinone) ad incontri con i cittadini, Bonino ha ribadito di avere l’impressione che «chi ha avuto il coraggio di fare questo Dl non so cosa possa riservarci». A proposito di un suo eventuale ritiro dalla competizione elettorale la candidata ha aggiunto che «non è una decisione che prendo da sola, abbiamo convocato una grande assemblea martedì però – ha detto – vorrei che tutti i cittadini si ponesse questo problema. Io mi aspetto di tutto, certamente prima delle elezioni mi pare difficile che il Dl venga convertito, resta quindi aperta come arma successiva ed è bene saperlo, le trappole bisogna conoscerle prima». Bonino ha anche ricordato che lei «ha senso di responsabilità e della realtà ma bisogna prevenire e prevedere possibili trappole».

Ore 15,05

Polverini

«Credo che ora bisognerà interrompere da entrambe le parti questa discussione perchè ci dobbiamo occupare dei problemi della gente. La campagna elettorale deve ripartire dai temi che avevamo lasciato». Lo ha detto la candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio Renata Polverini a proposito delle polemiche sul decreto legge ‘salva-liste’, nel corso di un incontro con i cittadini presso il Tiburtina Shopping Center, alla periferia di Roma. Polverini, rivolgendosi alla platea di cittadini ha ribadito: «nonostante le difficoltà che ci sono state non ho mai pensato di arretrare neanche di un centimetro. Voglio cambiare questa regione e voglio farlo con il vostro aiuto». «Da domani la campagna elettorale ritornerà alla pari, sarà ad armi pari – ha concluso – perchè io non credo che una regione importante come il Lazio potesse andare al voto senza il Pdl». La candidata del centrodestra si è anche detta fiduciosa sul pronunciamento, previsto per domani del Tar, in merito al ricorso presentato dal Pdl contro l’esclusione della lista di Roma e provincia. «Ho sempre detto sin dall’inizio – ha ribadito – che ero fiduciosa e mi pare che stiamo andando verso una soluzione».

Ore 14,55

Bonelli

Il Consiglio Federale Nazionale dei Verdi, riunitosi oggi all’Hotel Quirinale ha deciso di spostarsi in blocco alla manifestazione del Popolo Viola prevista per le ore 15 a Piazza Navona. Insieme ai delegati del parlamentino del ‘Sole che ridè – si legge in una nota – parteciperà alla manifestazione di protesta rispetto al decreto ‘salva listè anche la delegazione dei Verdi europei intervenuta all’iniziativa ‘Verso la costituente ecologista il futuro della politica ambientalista in Italia, in Europa e nel Mondò. In particolare saranno presenti: Monica Frassoni (co-portavoce Verdi Europei), Eva Lichtenberger (vice presidente gruppo Verdi parlamento europeo), Juan Behrend (coordinamento Global Greens), Arnold Cassola (leader Verdi Malta). «Quanto accaduto nelle ultime ore è gravissimo» dichiara il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: «Il governo ha deciso di legalizzare con decreto l’illegalità compiendo un attacco senza precedenti alla nostra democrazia». «Noi Verdi – conclude Bonelli – scendiamo in piazza per tutelare la Costituzione e lo stato democratico che è vittima di un atto di pirateria istituzionale senza precedenti».

Ore 14,50

Pisanu

“Berlusconi non è il Papa e ionon sono un suo sacerdote tenuto all’obbedienza, io uso la miatesta”. Così il presidente della Commissione Antimafia, BeppePisanu, intervistato dall’Unione Sarda, parla del suo rapportocon il presidente del Consiglio, ricordando anche la famosalunga notte elettorale del 2006. “Quella notte – raccontaPisanu – ho fatto come sempre il mio dovere di ministrodell’Interno, ormai lo sanno anche le pietre. Tra me eBerlusconi, pur restando amici, c’é solo il fatto che luiragiona con la sua testa ed io con la mia”.   Il senatore del Pdl, sardo di Ittiri, spiega cosa non glipiace del partito, già oggetto di critiche da parte delpresidente della Camera Gianfranco Fini, dato molto in sintoniacon lo stesso Pisanu. “Il Pdl ha solo un anno di età e certilimiti si spiegano. Forse poteva nascere e crescere meglio -osserva – procedendo dal basso verso l’alto, con metododemocratico e, naturalmente, con la leadership di Berlusconi”.   A chi sostiene che siamo vicini ala fine dell’eraberlusconiana, Pisanu risponde: “Berlusconi gode ancora oggi diun largo seguito popolare, non mi sembra al tramonto. Secondo memanterrà le posizioni se in tempi ragionevolmente brevi daràrisposte convincenti sulla crisi economica e sociale, sullaquestione morale e sulla ricostruzione del Pdl come movimentopolitico dei moderati italiani”.   Sul decreto legge per le regionali, l’ex ministrodell’Interno conclude: “Se il presidente della Repubblica lo hafirmato, vuol dire che non ci sono rischi evidenti diincostituzionalità”.”Berlusconi non è il Papa e io non sono un suo sacerdote tenuto all’obbedienza, io uso la mia testa”. Così il presidente della Commissione Antimafia, Beppe Pisanu, intervistato dall’Unione Sarda, parla del suo rapporto con il presidente del Consiglio, ricordando anche la famosa lunga notte elettorale del 2006. “Quella notte – racconta Pisanu – ho fatto come sempre il mio dovere di ministro dell’Interno, ormai lo sanno anche le pietre. Tra me e Berlusconi, pur restando amici, c’é solo il fatto che lui ragiona con la sua testa ed io con la mia”. Il senatore del Pdl, sardo di Ittiri, spiega cosa non gli piace del partito, già oggetto di critiche da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini, dato molto in sintonia con lo stesso Pisanu. “Il Pdl ha solo un anno di età e certi limiti si spiegano. Forse poteva nascere e crescere meglio – osserva – procedendo dal basso verso l’alto, con metodo democratico e, naturalmente, con la leadership di Berlusconi”. A chi sostiene che siamo vicini ala fine dell’era berlusconiana, Pisanu risponde: “Berlusconi gode ancora oggi di un largo seguito popolare, non mi sembra al tramonto. Secondo me manterrà le posizioni se in tempi ragionevolmente brevi darà risposte convincenti sulla crisi economica e sociale, sulla questione morale e sulla ricostruzione del Pdl come movimento politico dei moderati italiani”. Sul decreto legge per le regionali, l’ex ministro dell’Interno conclude: “Se il presidente della Repubblica lo ha firmato, vuol dire che non ci sono rischi evidenti di incostituzionalità”.

Ore 13,55

Formigoni

All’indomani della pronuncia del Tar che ha riammesso nella competizione per le Regionali la lista ‘Per la Lombardia’ di Roberto Formigoni, il governatore lombardo usa una metafora calcistica per spiegare quanto avvenuto e esprimere la sua soddisfazione. “Sono sempre stato in corsa – ha spiegato a un incontro di Federfarma Lombardia -. Hanno cercato di espellerci, anzi l’arbitro aveva già alzato il cartellino rosso ma la moviola ha stabilito, inderogabilmente, che il fallo lo aveva commesso l’avversario”. A giudizio di Formigoni, “gli avvenimenti di questi giorni sono stati dolorosi ma – ha aggiunto – sono soddisfatto soprattutto di una cosa: la correttezza dei nostri comportamenti dal primo giorno all’ultimo. Il Tar ha riconosciuto il nostro diritto originario – ha proseguito – e le firme sono state raccolte tutte nel pieno rispetto della legge”. Il presidente della Lombardia, riferendosi al decreto legge interpretativo controfirmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha poi sottolineato che “siamo in gara senza aiutini ma non saremo vittoriosi senza un aiutone da parte degli elettori” alle elezioni. Non preoccupato di un eventuale calo di preferenze a causa del caos liste – “sono convinto di no, abbiamo tre settimane di campagna elettorale per spiegare quello che è successo e andare a crescere” – Formigoni non mostra nemmeno preoccupazione per eventuali ricorsi verso la pronuncia del Tar anche se, conclude, “in Italia c’é sempre qualcosa che può succedere ma speriamo non ci siano levate di ingegno”.

Ore 13,49

Belisario

“Berlusconi continua a straparlare, ma a modo suo dice la verità: è vero che questo governo ha risolto le emergenze, ma solo le proprie”. Lo afferma in una nota il presidente dei senatori dell’Idv Felice Belisario. “Non c’é traccia di provvedimenti a favore di imprese e famiglie in questa legislatura – aggiunge – anzi, l’esecutivo e la maggioranza vanno nella direzione contraria. Al Senato la settimana scorsa è stato di fatto abrogato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e la prossima, sempre a Palazzo Madama, si discuterà di un’altra emergenza fondamentale per il paese: il legittimo impedimento che ‘scuda’ il presidente del Consiglio dai processi”. “C’é solo da superare un piccolo ostacolo – conclude Belisario – che scusa troverà domani per non presentarsi ai giudici di Milano?”.

Ore 13,47

Rutelli

“Il principale partito italiano non è neanche capace di presentare le liste, a causa delle lotte interne”: lo ha detto Francesco Rutelli intervenendo a Senigallia a una iniziativa elettorale di Alleanza per l’Italia. “Il PdL non è un partito, ma un raggruppamento di potentati che si calpestano i piedi dalla sera alla mattina”, ha sottolineato Rutelli, osservando che “chi detta l’agenda del centrodestra in Italia è la Lega”. “E’ facile per la destra non risolvere i problemi, ma speculare sulle paure, create dalla crisi o legate al fenomeno dell’immigrazione”, ha concluso il fondatore di Api.

Ore 13,30

Stefania Craxi

“Prima di tutto bisogna chiedere scusa agli elettori per un fatto di serietà “: per il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, il ‘pasticcio’ delle liste “non è una bella pagina della vita democratica del nostro Paese” e le scuse sono necessarie perché – ha spiegato – “leggerezze e superficialità ci sono state”. Secondo Stefania Craxi, tuttavia, il ‘pasticcio’ è il frutto di un “combinato disposto di superficialità da una parte e malafede dall’altra”. “E’ sempre successo che al momento della presentazione delle liste ci fosse qualche problema burocratico – ha affermato il sottosegretario agli Esteri oggi a Venezia per sostenere la candidatura del ministro Renato Brunetta sindaco – solo che una volta c’era una flessibilità molto maggiore. Da parte dell’opposizione mi sarei aspettata maggiore responsabilità democratica – ha concluso – che invece non c’é stata”.

Ore 13,23

Penati

Filippo Penati, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia, sta valutando con i propri legali l’ipotesi di impugnare davanti al Consiglio di Stato l’ordinanza del Tar che ieri ha riammesso lo sfidante Roberto Formigoni alla competizione elettorale. “Dopo il decreto salva Formigoni – ha affermato Penati, a margine di un convegno sulla sicurezza nel lavoro – che ha sancito che la politica può godere dei privilegi mentre il rispetto delle regole è doveroso solo per i cittadini comuni, non escludo di fare ricorso”. Secondo Penati, infatti, il pronunciamento del Tar, pur recependo le indicazioni del decreto interpretativo varato venerdì sera dal governo, non ha cassato la tesi dell’ insufficienza del numero di firme necessarie alla candidatura di Formigoni. “Il Tar ha raccolto le indicazioni di carattere procedurale contenute nel decreto – ha spiegato Penati – senza intervenire sul numero delle firme e quindi non smentendo il fatto che mancasse un numero considerevole di firme a sostegno della candidatura di Formigoni”.

Ore 13,10

Art. 21

“Saremo tutti in piazza il giorno 13 per contrastare il tentativo di oscurare la Costituzione, la legalità, la libertà dell’informazione”: è l’impegno di Articolo 21, nelle parole del presidente Federico Orlando e del portavoce Giuseppe Giulietti. “Chiediamo a tutte le associazioni del settore di partecipare – sottolineano i vertici di Articolo 21 in una nota – denunciando quanto sta accadendo e utilizzando ogni spazio disponibile, dai siti ai media sino ai palcoscenici. Al buio e al silenzio di questi giorni vanno contrapposte luce e parole”. “Siamo sicuri che l’appello del Pd saré accolto da chiunque abbia a cuore lo stato di diritto e la Costituzione. Articolo 21 – conclude la nota – da subito inizierà a raccogliere e a promuovere le adesioni dei singoli, dei movimenti e di tutte le associazioni che si occupano della libertà, della cultura e dell’informazione”.

Ore 13,06

Cicchitto chic

“Siamo stati definiti golpisti per avere ripristinato il diritto al voto di milioni di persone. Ma questo è l’abc della democrazia e della libertà che è del tutto ignorato dal quell’ignorante e troglodita di Di Pietro che é”. Lo ha detto Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, oggi a Torino per un’iniziativa elettorale. “Spero che mi quereli – ha aggiunto – dandomi la facoltà della prova, in quel vincerei sicuramente la causa”.

Ore 12,58

Bonino

“Sono sicura che non convertiranno il Dl prima delle elezioni” e questo “farebbe precipitare il Paese in una crisi istituzionale enorme”. Lo ha detto la candidata alla presidenza della regione Lazio Emma Bonino intervenendo a Sora (Frosinone) ad un incontro con i cittadini. “Chi è stato capace di fare quel Dl nelle prossime tre settimane è capace di fare di tutto – ha ammonito tra gli applausi – se vincessimo noi ci dovremmo aspettare un Dl interpretativo”.

Ore 12,40

Lo humor di La Russa

Farebbe un decreto legge che obblighi Lippi a convocare Balotelli in nazionale? “Interpretativo”: ha risposto così, con una scherzosa battuta calcistica, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, tifoso interista, a un giornalista a margine di una manifestazione del Pdl a Piacenza. Un doppio ‘sense of humour’, riprendendo in questo modo il tema del decreto salvaliste.

Ore 12,35

Berlusconi

“Anche questa volta gli elettori sono di fronte ad una scelta di campo tra un governo ed un Pdl che risolvono le emergenze ed una sinistra che sa solo insultare e criticare”. Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è intervenuto in collegamento telefonico ad una manifestazione del Pdl campano a sostegno del candidato alla presidenza della Regione, Stefano Caldoro. “Questa sinistra sa dire solo dei no – ha proseguito il premier – mentre noi risolviamo le emergenze”.

Berlusconi è fiducioso su una vittoria del Pdl in Campania. Salutato da una ovazione, Berlusconi, rivolgendosi al coordinatore regionale Nicola Cosentino ha detto: “Credo che dobbiate essere veramente sereni perché i cittadini campani hanno già capito che c’é bisogno di un cambiamento. La Campania non è già più un feudo rosso. Qui governiamo 180 comuni e tre province, cioé l’80% dell’elettorato che ha compreso da che parte stare”. “Adesso – ha concluso Berlusconi -la Campania attende solo il colpo finale e cioé la vittoria di Stefano Caldoro”.

Ore 12,32

Gasparri

“Il decreto appena varato cancella degli abusi patiti dal Pdl. Lo dimostra la decisione del Tar della Lombardia. Le parole del Capo dello Stato sono inequivocabili e il suo motivato avallo al decreto, confortato da tanti pareri di autorevoli costituzionalisti, chiude la discussione”: lo ha detto il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri. “Le ingiurie e la propaganda della sinistra – ha aggiunto Gasparri – lasciano il tempo che trovano e lasciano il campo a ipotesi inaccettabili. Non accettiamo giudizi morali dai seguaci di Marrazzo. E tralasciando l’abisso morale in cui il Pd ha gettato il Lazio, potremmo chiedere alla magistratura – ha rincarato Gasparri – da dove arrivavano i fiumi di contanti con cui si pagavano cocaina e altro. Si parli allora di programmi e di futuro, affinché siano i cittadini a scegliere nella piena autonomia”.

Ore 12,28

Bresso

“Stanno cambiando le situazioni politiche nel paese”. Lo ha detto oggi la candidata del centrosinistra alle regionali in Piemonte, Mercedes Bresso, partecipando ad un incontro elettorale a Torino con il leader dell’Udc Pierferdinando Casini. “Oggi – ha detto – tutti i moderati, a qualunque schieramento appartenessero, si stanno rendendo conto che l’accoppiata Berlusconi-Lega è la cosa meno moderata che esista e che sta mettendo a rischio la democrazia e anche l’economia del Paese occupandosi solo di se stessa. L’alleanza con l’Udc di Casini penso abbia molte prospettive per il futuro per ridare fiato a questa regione e a questo Paese”.

“Io credo che sia gravissimo cambiare le regole quando il gioco è già in corso”, ha detto ancora la Bresso. “In questo caso non si tratta di un gioco ma di un aspetto fondamentale della democrazia. Mi chiedo come sarà possibile in futuro dire a qualcuno che non ha rispettato le regole. E quindi come sarà possibile non avere continui ricorsi alla presentazione delle liste elettorali”.

Ore 12,20

Nencini

I socialisti saranno in piazza contro un decreto che “degrada la forza della legge e viola ogni principio di uguaglianza e imparzialità”. Lo sottolinea il segretario del partito, Riccardo Nencini, in un messaggio ai socialisti di Firenze, che oggi, come in altre piazze d’ Italia, sono “mobilitati contro il decreto ‘salvaliste’ e in difesa della democrazia e della Costituzione”. Nencini conferma poi la proposta di un vertice di tutta l’ opposizione da tenersi a Lugano, per sottolineare la “gravità” della situazione e “i rischi della democrazia”.

Ore 12,18

La Russa parla

“Quello che è avvenuto ieri è una cosa di cui dovrebbero essere contenti tutti – ha detto il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, a Piacenza a margine di una manifestazione elettorale del Popolo della Libertà – tutti auspicavano che venisse trovata una soluzione, è stata scelta quella meno invasiva, più lineare, che non modifica la legge ma si limita ad interpretarla, che peraltro non è stata neanche utilizzata dal Tar di Milano. Le proteste? Evidentemente qualcuno parlava con lingua biforcuta e sperava di poter correre da solo per vincere facile, come avveniva nelle repubbliche sovietiche”. A una domanda su chi sostiene che sono state cambiate le regole del gioco a partita in corso, La Russa – grande appassionato di calcio – ha risposto: “Non si è cambiata nessuna regola del gioco, chi lo dice ci spieghi quale era la regola che impediva a Roma di presentare la lista nelle modalità in cui è stato fatto. Abbiamo solo precisato, interpretato i vuoti della legge, abbiamo fatto in modo che quello che c’era in tante sentenze ci fosse scritto anche in un decreto in modo che nessun interprete malizioso – a dir poco – potesse eludere il buon senso e la legge stessa”.

“Prodi dice che c’é da aver paura per il contenuto del decreto salva liste? La paura grazie a Dio l’abbiamo esaurita quando governava lui”. Poi, sulla difficile corsa di Anna Maria Bernini in Emilia contro il favorito presidente uscente Vasco Errani, La Russa ha detto: “Io auspico quello che auspicano tanti emiliani, spero cioé che si cominci a respirare aria nuova, che finisca l’intreccio tra politica e poteri forti, il sistema che per lungo tempo ha bloccato la crescita dell’Emilia, la nostra Bernini è aria nuova e può assicurare questo cambiamento”.

Ore 12,16

La Russa contestato a Piacenza

Una ventina di attivisti di Rifondazione Comunista, con il segretario regionale dell’Emilia-Romagna Nando Mainardi, questa mattina hanno pacificamente contestato con cartelli e striscioni il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenuto a Piacenza ad una manifestazione elettorale del Popolo della Libertà. “Contestiamo il ‘ministro della guerra’ La Russa – ha detto Mainardi – per il decreto ‘salva-Pdl’, un provvedimento da repubblica delle banane. Siamo anche molto delusi dal comportamento del presidente Napolitano”. A separare il gruppetto di contestatori da La Russa un blindato e qualche decina di uomini di un reparto celere, che non sono però dovuti intervenire poiché la manifestazione ha avuto connotazioni del tutto pacifiche, senza cori né slogan.

Ore 12,15

Cosentino

Una “nave della liberta” toccherà i porti della Campania con a bordo il candidato del Pdl alla presidenza della Regione Campania, Stefano Caldoro, ed i candidati. L’iniziativa è stata annunciata dal coordinatore del Pdl Campania, Nicola Cosentino, nel corso di una manifestazione all’Hotel Tiberio, a Napoli. “Sulle onde della libertà”, è il nome dela iniziativa che vedrà impegnato un aliscafo appositamente attrezzato per ricevere candidati, giornalisti e staff elettorale. In ciascuno dei porti principali della Campania, Caldoro e i candidati scenderanno a terra, ha detto Cosentino, “per dialogare con gli elettori”.

Ore 12,11

Di Pietro

Dopo aver ipotizzato l’impeachment del capo dello Stato, Antonio Di Pietro attacca chi lo critica su questo punto: “Ho letto i giornali – afferma – e ho assistito all’ipocrisia e alla pavidità tipiche di una certa cultura di questo Paese”. “Tutti – aggiunge – hanno detto che questo provvedimento (il decreto salva-liste, ndr) è assurdo, abnorme, costituzionalmente senza senso, e ha ridotto la credibilità della funzione governativa e di quella di controllo”. Secondo il presidente dell’ Italia dei Valori, si tratta di un provvedimento “oltre che dannoso, inutile, perché non c’era bisogno di un decreto per riammettere le liste Polverini e Formigoni. Si doveva avere l’ umiltà e l’accortezza di aspettare l’esito del lavoro dei giudici, cioé di rispettare le regole”.

Ore 11,50

Alemanno

La polemica che sta montando contro il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano “mi sembra molto incongrua. Il Presidente valuta sulla base di criteri di costituzionalità e nelle sue decisioni chiede di non essere strattonato”. Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno in merito alle polemiche e alle manifestazioni nate dopo la decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di difendere il dl interpretativo del governo. Per Alemanno “quando Napolitano prende decisioni che sembrano contro il governo viene applaudito e adesso, che sembra una cosa a favore del governo, viene criticato. Bisogna essere equilibrati. Napolitano si sta confermando un grande presidente, super partes”.

“Mi auguro che questa cosa non avvenga perché sarebbe una nuova lesione di una competizione trasparente”. Per Alemanno “la Bonino è in campo, faccia la sua battaglia, protesti e faccia tutto quello che ritiene nella sua propaganda elettorale; alla fine però facciamo svolgere queste elezioni perché il Lazio ha bisogno di un governo. Abbiamo mesi molto difficili dietro le spalle e oggi bisogna giungere a queste elezioni per avere un governo e credo che gli elettori di Roma e del Lazio abbiano tutto il tempo per formarsi una opinione a prescindere da tutto questo trambusto sulle liste”. E in merito alle parole di Bonino che ha dichiarato di non voler “giocare con i bari” il sindaco ha risposto: “Quando Bonino si è candidata sapeva benissimo che avrebbe avuto di fronte la lista del Pdl. Ora non capisco come possa pretendere che questa lista non ci sia e come questo la turbi così tanto. E’ una situazione in cui tutti competono con le proprie liste, una situazione di buon senso, logica e naturale. Se poi qualcuno pensava di vincere con l’esclusione della lista Pdl questo è un altro discorso”.

“La verifica di costituzionalità è già stata fatta: la firma del Capo dello Stato non è politica ma legata alla costituzionalità. Non si comprende il senso istituzionale della protesta del centrosinistra”. Si comprende la polemica la critica al decreto, ma alla fine il fatto di avere una competizione in cui tutti partecipano deve essere l’obiettivo di tutti, anche della Regione Lazio”.

“Non bisogna dimenticarsi che il governo e il centrodestra hanno accettato il rinvio delle elezioni della Regione Lazio: quando Marrazzo si è dimesso, se avessimo dovuto seguire assolutamente le regole, avremmo dovuto votare subito”,ha detto ancora Alemanno. Alemanno ha voluto sottolineare, con queste parole, che “in questo modo c’é stato il tempo per assordire lo choc delle dimissioni di Marrazzo. Quindi, quando ci hanno chiesto un intervento di questo tipo, mi pare che il governo gli sia andato incontro e, anche io, non mi pare abbia fatto alcuna protesta. C’é un buon senso reciproco e ogni volta bisogna cercare di affermarlo. Sono comunque contento – ha concluso – che ora tutti i romani possono votare e possa veramente vincere il migliore”.

Ore 11,35

Adinolfi

“Il Pd va in piazza sabato prossimo provando il gioco di equilibrismo di attaccare il governo e difendere Napolitano. Siamo alla schizofrenia pura”. Mario Adinolfi invita il Pd a schierarsi completamente al fianco del presidente della Repubblica. “Meglio che cancelli la manifestazione – è il suo suggerimento – e si impegni nella campagna elettorale, senza regalare ulteriori consensi alle liste Bonino-Pannella e all’Italia dei Valori. Napolitano non ha semplicemente firmato il decreto, ha detto che lo condivide perché, come è ovvio, non è possibile negare al principale partito italiano il diritto ad essere presente sulle schede elettorali, non è possibile far sottostare le sostanza della democrazia al formalismo della democrazia. Napolitano ha preso la decisione giusta, l’ha motivata, con ragioni che ha messo per iscritto”. “Se Bersani – argomenta ancora Adinolfi – avesse seguito fin dall’inizio la linea che avevo provato ad indicare, avremmo messo in fuorigioco il centrodestra e condotto una campagna elettorale partendo in vantaggio: bastava sottolineare il disastro della selezione della classe dirigente del centrodestra, che ha prodotto il caos liste, dicendosi immediatamente disponibili a una soluzione politica perché noi difendiamo la democrazia e anche i diritti dei nostri avversari. Invece – è la conclusione di Adinolfi – adesso siamo alla difesa di Napolitano (che ha motivato in maniera sacrosanta e di merito la sua firma al decreto salvaliste) e alla manifestazione di piazza sabato contro le ragioni di Napolitano coincidenti con quelle del governo. Risultato? Far fare il pieno di voti a Di Pietro che almeno grida all’impeachment”.

Ore 11,32

Merlo

La mobilitazione della piazza contro un decreto “politicamente impresentabile è doverosa e indispensabile” ma il Pd deve evitare di assecondare il disegno di Di Pietro “di mettere sotto accusa il presidente della Repubblica”: lo ha detto l’esponente del Pd Giorgio Merlo, vice presidente della Commissione di Vigilanza. “Va smascherata – ha spiegato Merlo in una nota – la tentazione della destra di avere una concezione proprietaria delle istituzioni. Ma il Pd, tutto il Pd, deve essere chiaro sul vero punto politico: non può, per nessun motivo, assecondare il disegno di Di Pietro e dell’area giustizialista di mettere sotto accusa il Presidente della Repubblica. Su questo versante la presa di distanza da Di Pietro e dai giustizialisti di varia coloritura deve essere netta e senza attenuanti da parte del Pd. Le mezze parole non bastano e sono destinate a restare equivoche. Serve – ha concluso – un chiaro pronunciamento pubblico”.

Ore 11,26

Zanda

“Berlusconi ha buttato tutto a mare. Lui non vuole le riforme. In questo momento la possibilità di fare riforme è pari a zero. E’ impossibile anche solo parlarne con una maggioranza che cambia le regole elettorali a venti giorni dal voto e con questa arroganza”. quanto dichiara in un’intervista a il Manifesto il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda che inoltre spiega: “La nostra opposizione in parlamento diventerà intransigente e molto severa. A partire da martedì prossimo in Senato quando in aula arriverà il legittimo impedimento. Avere in contemporanea la violazione della legge elettorale e il legittimo impedimento a favore del capo del governo è al di sopra di qualsiasi immaginazione. Credo però che alla fine tutte queste mosse della maggioranza produrranno effetti molto negativi. Comunque vadano le elezioni, dopo il 29 marzo le contraddizioni esploderanno”. Per il vice presidente vicario dei senatori del Pd quello a cui gli italiani stanno assistendo altro non è che “un processo totale di distruzione dello Stato: stravolgimento della giustizia, leggi elettorali cambiate in corso d’opera, ordinanze di protezione civile che hanno valore di legge, lo spoil system esasperato di tutte le posizioni pubbliche. Senza contare l’informazione”. “Berlusconi -. spiega ancora Zanda – dice di voler tutelare i diritti degli elettori ma è lo stesso Berlusconi che cancella il diritto all’informazione. Queste elezioni regionali subiscono una modifica nella procedura elettorale e una condizione di totale silenzio dell’informazione televisiva. Due ferite contemporanee mortali per una democrazia compiuta. Ormai la verità è chiara: Berlusconi detesta le regole. Quello che sta accadendo è la conseguenza naturale di una persona che nel ’94 è entrata in politica per proteggersi dai suoi guai giudiziari. Siamo sempre lì ed è sempre peggio. E’ ormai evidente a chiunque che l’Italia non potrà mai superare le sue tante crisi – civile, di legalità, economica e sociale – finché Berlusconi guiderà il nostro paese. E’ un tappo che deve saltare”.

Ore 11,11

Napoli

“Per la sinistra le regole vengono prima della democrazia, qualche volta anche contro. Anzi, esse sono la corda da cui, se necessario, far pendere la democrazia”: lo ha detto il vice presidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli. “Si può superare la velocità massima sulle strade, e si paga la multa, come dice Bersani. Ma quando si scopre – chiede – che l’autovelox è taroccato? O che gli esami all’Università sono stati comprati ‘comprati’? Oppure che i finti concorsi sono già con vincitori determinati a tavolino?”. “Se la sinistra – prosegue l’esponente del Pdl – pensa di fare la sua campagna elettorale sulle regole prende un abbaglio incredibile. Quali programmi hanno Penati e Bonino per il Lazio? Vogliamo parlare di questo agli elettori o di che cosa? E come può Casini invocare il precedente del Trentino con l’esclusione della lista Udc? Aveva forse un suo candidato alla presidenza? Il fiorire di tanti regolatori è proporzionale al rigurgito di ipocrisia che sta divorando la sinistra. La quale – conclude NApoli – ha delle regole la stessa visione che Giolitti aveva delle leggi: si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici”.

Ore 11,06

Casini

“La scelta di sostenere in Piemonte Mercedes Bresso è anche una scelta contro la padanizzazione del nord Italia”. Lo ha detto oggi a Torino il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini partecipando ad un incontro elettorale a sostegno della candidata del centrosinistra. “Noi – ha spiegato – dobbiamo bloccare la Lega. Una Lega a cui Berlusconi ha ceduto tutto il nord Italia”. Casini ha poi ribadito di non voler scendere in piazza e di voler rispettare il Capo dello Stato anche quando non si è d’accordo. “Il presidente della Repubblica – ha commentato – non va mai tirato nelle polemiche politiche. Siamo amareggiati. Questa pagina dimostra che le regole non sono uguali per tutti. Non è una bella pagina quella che si è scritta”.

Ore 11,01

Zagrebelsky

“E’ un abuso, una corruzione della forza della legge per violare insieme uguaglianza e imparzialità”: Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte Costituzionale, definisce così il decreto ‘salvaliste’. “Il diritto di tutti è perfettamente garantito dalla legge, e l’esclusione non è dovuta alla legge ma al suo mancato rispetto”, dice il costituzionalista in un’intervista a Repubblica. “E’ ovvio che la più ampia offerta elettorale è un bene per la democrazia, ma se qualcuno, per colpa sua, non ne approfitta, con chi bisogna prendersela: con la legge o con chi ha sbagliato? Il decreto del governo dice: dobbiamo prendercela con la legge e non con chi ha sbagliato”. L’uguaglianza, spiega Zagrebelsky, viene violata parlando di “principale contendente” perché “nelle elezioni non ci sono “principali a priori. Il fatto che questo argomento sia stato preso per buono mostra il virus che è entrato nelle nostre coscienze: il numero, la forza del numero determina un plusvalore in tema di diritti”. L’imparzialità è invece violata perché “il principale contendente è il beneficiario del decreto ch’esso steso si è fatto”. La legge 400 dell’88, che regola la decretazione d’urgenza, “vieta di usare il decreto in materia elettorale”, perché “non è materia del governo in carica, cioé del primo potenziale interessato a modificarla a suo vantaggio”. Inoltre “si finge che sia un’interpretazione, laddove è evidente l’innovazione. E l’innovazione avviene con formule del tutto generiche che espongono l’autorità giudiziaria, quale che sia la sua decisione, all’accusa di partigianeria. E’ la via aperta alle intimidazioni”. Zagrebelsky, che difende la decisione di Napolitano volta a “evitare la violenza” e giudica “fuori luogo” le reazioni di Di Pietro, si dice “preoccupato dal tentativo di far valere le ragioni della forza su quelle del diritto. Bisogna dire basta alla potenza dei numeri – afferma – e chiamare tutte le persone responsabili a riflettere sulla violenza che la mera logica dei numeri porta in sé”. Sulla manifestazione, “ogni forma di mobilitazione contro gli abusi del potere è da approvare. L’unica cautela è far sì che l’obiettivo sia difendere la Costituzione e non alimentare solo la rissa”.

Ore 11,00

Capezzone

“Era inimmaginabile che 15 milioni di italiani fossero esclusi dal voto. E’ grave che la sinistra abbia cercato di correre senza avversari. Adesso è ancora più grave l’aggressione dell’Idv contro il presidente Napolitano, e che Bersani e Bonino si lascino trascinare da Di Pietro in una delle sue solite gazzarre. Non bastano prese di distanza a chiacchiere: se non ci sarà rottura piena con Di Pietro, vorrà dire che sarà riaffermato il ruolo determinante dell’ex pm nella sinistra”: lo ha detto il portavoce del Pdl Daniele Capezzone.

Ore 10,42

Cicchitto

“Questo Presidente della Repubblica ha sempre dimostrato di essere super partes. Non solo in questa vicenda, ma anche in quelle in cui non eravamo d’accordo con lui, ma è sempre successo su questioni di merito. Mentre con Ciampi e specialmente con Scalfaro abbiamo avuto dei presidenti schierati”. E’ quanto afferma il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, secondo cui “quello del capo dello Stato è un contributo molto importante nella difficile lotta politica in Italia”. Intervistato dalla Stampa, Cicchitto spiega di avere un elemento di valutazione sull’inquilino del Colle “diverso da quello di Berlusconi, perché la storia politica di Napolitano é quella di chi dagli anni ’70 in poi ha puntato su una esplicita evoluzione socialdemocratica del Pci, cosa contestata da Berlinguer e dai suoi ragazzi Occhetto, Veltroni e D’Alema”. Il capo di Stato, tuttavia, “va valutato essenzialmente per gli atti che compie nell’esercizio della sua carica”. Il Pd, prosegue Cicchitto, “si trova alleato con un ultragiustizialista che eccita la gente nei suoi istinti peggiori e addirittura vuole l’impeachment del capo dello Stato”. Se partecipasse alla manifestazione contro il decreto ‘salvaliste’ dimostrerebbe la sua “natura illiberale”. Il Pd, prosegue, “deve invece misurarsi con l’argomentazione presente nella dichiarazione di Napolitano”. Cicchitto si dice infine “molto deluso” da Emma Bonino. “Da lei mi sarei aspettato che dicesse che la Polverini e la lista del Pdl nel Lazio dovevano rimanere in corsa, e altrettanto il Lombardia. La loro logica è sempre stata in difesa dei diritti di libertà di tutti. Non dimentichiamo che hanno difeso Fioravanti e la Mambo e hanno candidato Tony Negri”.

Ore 09,28. Bondi

“Il Pdl è un traguardo irreversibile. Dobbiamo solo continuare a lavorare per consolidarne le fondamenta, che per me sono i valori, i principi e la comune visione della società”. Così il Ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, che in un’intervista a Repubblica smentisce l’ipotesi di una scissione del partito. Nel Pdl, afferma Bondi, non ci sarà una resa dei conti dopo le regionali. “Non vedo perché pensare a una resa dei conti. Fini ha il merito di aver aperto una dialettica politica e un confronto democratico positivo. E’ evidente che poi ognuno cerca di far valere le proprie opinioni, ma questo – spiega – è il problema delle regole che un grande partito si deve dare”. In merito all’ipotesi che il premier sia pronto a un nuovo ‘predellino”, il coordinatore del Pdl afferma: “Il presidente Berlusconi è un utopista pragmatico, nel senso che è un uomo politico sostanzialmente realista. Gli scarti improvvisi sono funzionali alla realizzazione di progetti politici che hanno un valore storico, come la nascita del Pdl per consolidare la democrazia dell’alternanza”. Bondi commenta le dichiarazioni di Di Pietro, che ha minacciato l’impeachment per Napolitano. “A mio avviso – dice – le sue accuse violente e i suoi programmi farneticanti presentano un movimento politico che non deve essere sottovalutato per la sua carica eversiva dell’ordinamento democratico”.

Ore 09,29 Prodi

“Stavolta sono senza parole. C’é proprio da avere paura, stavolta”. E’ questo il commento del”ex premier Romano Prodi che, intervistato al Riformista, esprime “grande preoccupazione” in merito al decreto ‘salvaliste’. “Non riesco a pensare ad altro da ieri”, dice Prodi. “Ascoltando le notizie che arrivano da Roma, l’amarezza che provo aumenta di ora in ora. Un’amarezza terribile”. In merito a una sua eventuale partecipazione alla manifestazione contro il decreto, “l’ho già detto più volte ma lo ripeto: la mia esperienza nella politica s’é conclusa”, sottolinea Prodi. “Per adesso mi limito a esternare solo il mio stato d’animo proprio perché non vorrei alimentare altri equivoci, altre voci”.

Ore 09,33

D’Alema

“Eravamo pronti a intervenire per rinviare le elezioni in Lombardia, con un atto di grande responsabilità politica. Ne avevo parlato io stesso, l’altro giorno, con Gianni Letta e Roberto Maroni, che ho incontrato alla cerimonia per ricordare Nicola Calipari”. Lo racconta l’ex premier Massimo D’Alema in un colloquio con il riformista. “Questa faccenda, che è stata causata solo dagli errori della destra, si poteva concludere in un altro modo”, dice D’Alema. “C’era la soluzione politica per evitare che la situazione precipitasse. Invece Berlusconi ha scelto un’altra strada: fare un decreto solo per salvare il suo partito”, con un “atto d’arroganza senza precedenti” che potrebbe “trasformarsi un un clamoroso autogol” per il premier. Sulla dichiarazione di Emma Bonino, “fosse per me non giocherei con i Bari”, D’Alema spiega: “La Bonino ha detto che ci sarà un’ampia consultazione. La nostra riposta deve essere la mobilitazione dell’opinione pubblica, la coesione, la partecipazione. Vinciamo se battiamo Berlusconi alle elezioni”. In merito all’ipotesi di un Comitato di liberazione nazionale, “di Cln aveva parlato Casini”, dice D’Alema. “Ma ora l’Udc si trova in una situazione quantomeno imbarazzante, visto che nel Lazio è alleata con chi ha stravolto le regole democratiche”. D’Alema commenta anche le parole di Gianfranco Fini, che ha definito il decreto “il male minore”. “Credo che Fini abbia detto quelle parole perché sostiene Renata Polverini, che è una candidata vicina a lui. Una scelta umanamente comprensibile, forse. In ogni caso io avrei evitato di dare quel tipo di giudizio”.

Ore 09,35

Bindi

“Di Pietro sbaglia, il capo dello Stato ha compiuto una scelta rispettabile. Ciò detto, la nostra battaglia politica al decreto sarà frontale”. Lo afferma il presidente dell’Assemblea nazionale del Pd Rosy Bindi in un’intervista a Repubblica. “Noi ci batteremo per sanare un vulnus, nelle piazze e in parlamento, con una durissima opposizione per impedire la conversione in legge del decreto”, dice Bindi. “Ma se dovesse passare c’é la strada del ricorso alla Corte Costituzionale. E se la consulta bloccherà la legge, è chiaro che tra un anno si torna a votare”. Il decreto ‘salvaliste’, “una leggina vergognosa”, “si trasformerà in boomerang per il governo. Svela fino in fondo la natura di questa maggioranza, la sua prepotenza, le leggi su misura. Soprattutto se ne stanno rendendo conto gli elettori di centrodestra”, dichiara Bindi. L’opposizione, aggiunge, “non cerca la spallata. Queste elezioni, pure se truccate, il centrosinistra le vince lo stesso”.

Ore 09,53

Finocchiaro

“Se Di Pietro pensa di trasformare la piazza di sabato prossimo in una giornata di attacchi al capo dello Stato si sbaglia di grosso”: Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, invita Antonio Di Pietro a “ritirare gli attacchi a Napolitano”, altrimenti “chi l’ha detto che scendiamo in piazza con lui?”. Per Finocchiaro, intervistata dalla Stampa, Napolitano “non poteva far altro che firmare. Chi lo attacca è miope e ottuso: come si fa a non capire che in un momento così delicato il Colle resta la suprema garanzia per tutti noi? Vedo che ‘interesse elettorale – aggiunge – fa premio sul bene della Repubblica”. “Come si fa a chiedere l’impeachment in un parlamento con una maggioranza così evidente? Vogliamo far salvare Napolitano dalla maggioranza?”, prosegue Finocchiaro. “Il solo parlarne é un errore politico che distrugge l’unica risorsa democratica del Paese, una cosa da folli”.

“Ha fatto bene il presidente Napolitano a firmare il decreto – ribadisce la capogruppo dei senatori del Pd – chi ha sbagliato è stata questa maggioranza che non ha mai avuto intenzione di chiedere scusa per l’enorme pasticcio che ha fatto e meno che mai ha cercato un’ interlocuzione con le opposizioni per trovare una soluzione condivisa. La storia repubblicana registra un inedito per la democrazia ma non per le gesta berlusconiane perché interviene ancora una volta con un decreto legge a sanare atti illegittimi che appartengono alla piena responsabilità della sua maggioranza”. “Colpisce che in questa situazione – sostiene Finocchiaro – la maggioranza non abbia ritenuto di ammettere la propria responsabilità e di cercare con noi dell’opposizione, sulla base di quella responsabilità, un’ interlocuzione tesa al bene della Repubblica. Hanno agito esclusivamente nell’interesse dei loro elettori. Il decreto legge approvato dal governo in materia elettorale rappresenta un gravissimo precedente nella storia repubblicana. E’ evidente che questo atto avrà immediate conseguenze sul nostro atteggiamento parlamentare”. “Se Di Pietro pensa di trasformare la piazza di sabato prossimo in una giornata di attacchi al capo dello Stato – prosegue l’esponente del Pd – si sbaglia di grosso. Napolitano non poteva far altro che firmare. Chi lo attacca è miope e ottuso: come si fa a non capire che in un momento così delicato il Colle resta la suprema garanzia per tutti noi? Vedo che l’interesse elettorale fa premio sul bene della Repubblica”. “Come si fa a chiedere l’impeachment – conclude Finocchiaro – in un Parlamento con una maggioranza così evidente? Vogliamo far salvare Napolitano dalla maggioranza. Il solo parlarne è un errore politico che distrugge l’unica risorsa democratica del Paese, una cosa da folli”.

Ore 10,13

Casini

“Chiedere il consenso delle opposizioni per trovare una soluzione condivisa era la via più semplice e naturale”, invece il premier “ha fatto tutto contro un pezzo di Paese, e come se il Paese fosse tutto suo”. A dirlo é il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, secondo cui “si stanno accentuando gli elementi degenerativi del berlusconismo, e girando l’Italia vedo che c’é consapevolezza”. Per Casini, intervistato dalla Stampa, “in quello che è accaduto c’é qualcosa di catastrofico: la mancanza di qualsiasi umiltà e serenità, il non aver immaginato neanche vagamente che si potesse chiedere scusa dei pasticci combinati. Mi ha colpito – prosegue – l’incapacità di ammettere le proprie responsabilità voltata in protervia; l’arroganza di affermare, forti dei propri errori, quello che non è un diritto, ma al massimo un atto di cortesia da chiedere agli avversari politici”. Il fatto che l’Udc sia alleato del Pdl alle regionali “non mi impedisce di guardare in faccia la verità e spiega anche le ragioni per cui l’Udc è una cosa ben diversa dal Pdl”, dice Casini. Berlusconi, ribadisce, “avrebbe dovuto dire agli italiani, ai suoi elettori: scusate, abbiamo sbagliato. Invece ha accusato gli altri, incolpevoli, e ha detto: loro ci hanno impedito di presentare le liste. Un errore politico gravissimo, che ha complicato di molto la situazione”.