La Giunta della Camera: Laboccetta deve restituire il computer

Pubblicato il 18 Gennaio 2012 - 16:31 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Il deputato del Pdl Amedeo Laboccetta dovrà restituire il computer che aveva portato via durante la perquisizione a Roma della Gdf relativa all’inchiesta su un presunto finanziamento irregolare da parte di Bpm. La Giunta ha dato il via libera, ora si attende il voto dell’Aula. La Lega ha votato insieme a Pd e Terzo polo.

Il giallo durante la perquisizione all’ex presidente Bpm Massimo Ponzellini, quando il deputato del Pdl Amedeo Laboccetta si è portato via un computer, spiegando ai militari che era suo e che quindi non poteva essere visionato, risale allo scorso 10 novembre. Gli agenti stavano perquisendo a Roma, in piazza di Spagna, la sede di una società riconducibile a Francesco Corallo, titolare di una società off-shore e secondo la procura a capo della catena di comando della società Atlantis BPplus Gioco Legale, che ha invocato l’immunità riferendo di essere ambasciatore di uno stato caraibico.

Lo stesso Corallo ha però poi chiamato Laboccetta, che una volta giunto sul posto ha preso il computer spiegando che era suo e di avere l’immunità parlamentare. L’inchiesta relativa a Ponzellini ha preso avvio da un rapporto ispettivo di Bankitalia del giugno scorso e ipotizza i reati di associazione a delinquere e ostacolo all’autorità di vigilanza per finanziamenti ad alcune società off shore.

Secondo la procura infatti Ponzellini e gli altri indagati avrebbero dato vita a una “associazione affaristica criminale”. Per l’approvazione del finanziamento ad Atlantis e anche di altri finanziamenti, Ponzellini si sarebbe speso “personalmente in maniera del tutto anomala”. Insieme a Ponzellini è indagato Antonio Cannalire, uomo legato al business delle macchine da gioco, che avrebbe trattato – si legge nel decreto di sequestro – in una posizione di “supremazia coi dirigenti di Bpm”.

Secondo i magistrati l’ex numero uno dell’istituto milanese potrebbe avere ottenuto “guadagni illeciti dall’operazione di finanziamento ad Atlantis”. Dal decreto di perquisizione si ricava inoltre che Ponzellini avrebbe esercitato “pressioni sugli organi deputati alla valutazione del finanziamento”.

”E’ solo un grande equivoco”, si difese Laboccetta. ”Sono stupito dalle notizie fuorvianti che sto leggendo. Intendo precisare che giovedì mattina ero andato a trovare presso la sua abitazione in Piazza di Spagna in Roma l’amico Francesco Corallo. Una persona che frequento da oltre trent’anni, e nel momento in cui è giunta la Guardia di Finanza per una perquisizione, doverosamente sono andato via portando con me il mio computer”. ”Ogni diversa ricostruzione – conclude – non corrisponde alla verità dei fatti e mi riservo di agire in sede giudiziaria per eventuali ipotesi di diffamazione”.

Il ‘si” al sequestro di Laboccetta passa con 11 ‘no’ alla relazione del Pdl Francesco Paolo Sisto (la vera relatrice Jole Santelli era assente) che proponeva di negare l’autorizzazione al sequestro del computer, contro 8 ‘si’. In difesa del deputato campano hanno votato solo Pdl e Popolo e Territorio. Assenti i Radicali. ”Noi eravamo contrari – spiega Sisto – perche’ non si e’ potuto identificare con esattezza il tipo di computer, perche’ non si sa chi sia esattamente il proprietario e perche’ se, comunque, custodisse la corrispondenza di un parlamentare, il relativo sequestro sarebbe vietato dall’articolo 68 della Costituzione”.

”La vicenda di Laboccetta – sottolinea ‘controcorrente’ Mario Pepe del gruppo Misto – e’ davvero allucinante. Il suo comportamento, di prendere in questo modo il computer durante la perquisizione, e’ stato a dir poco scorretto”. ”E’ un comportamento – incalzano Marilena Samperi e Donatella Ferranti del Pd – che non fa certo onore a un rappresentante delle istituzioni”.

”Almeno su questo – sottolinea Federico Palomba dell’Idv – anche la Lega e’ riuscita a rendersi conto della gravita’ della situazione votando insieme a noi per l’autorizzazione a sequestrare il computer preso da Laboccetta”.  ”Su un episodio cosi’ grave – conclude Nino Lo Presti (Fli) – non c’e’ nessun commento da fare: meglio stendere un velo pietoso”.

”Il 10 novembre 2011 andai a casa di Francesco Corallo – racconto’ Laboccetta in Giunta – mio abituale frequentatore, per ‘recuperare’ il pc che la sera prima avevo lasciato su una sedia a ricaricare. Quando ero gia’ nell’abitazione sono arrivati gli agenti Gdf per perquisire la casa e mi chiesero di poter visionare il pc. Io dissi di si’, ma, invece di eseguire l’ operazione con l’aiuto del consulente informatico presente, i militari, dopo essersi consultati con uno di Pm, decisero di sequestrare il computer. Cosi’ mi opposi e portai via l’ apparecchio”.

Laboccetta e’ accusato di favoreggiamento, per aver portato via un computer durante le perquisizioni a casa di Francesco Corallo, ordinate nell’ambito dell’ inchiesta condotta dalla procura di Milano sui finanziamenti della Bpm.