La Russa: “Una nuova legge elettorale? Possibile in un mese”

Pubblicato il 11 Gennaio 2012 - 09:27 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 11 GEN – Comunque decida la Corte costituzionale, ''c'è tempo per correggere la legge esistente o farne una nuova, anche in un mese''. Lo afferma a proposito della legge elettorale il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa in un'intervista al Secolo d'Italia in cui annuncia che a fine febbraio ''scadranno i cento giorni di Monti'' e scatterà la ''verifica'' sull'esecutivo per decidere, ''entro fine marzo'', ''se andare alle urne o sostenere il governo fino al 2013''.

Su questa decisione, sottolinea l'ex ministro, peserà la discussione sul sistema di voto, per il quale auspica un accordo bipartisan. Il 'Porcellum', afferma La Russa, è una legge ''voluta tutte le forze politiche, nessuno la contrastò, ed era un modello mutuato da quella pensata dalla sinistra in Toscana''. Per il Pdl, prosegue, ''il bipolarismo'' resta comunque un punto saldo, ''la stella polare'', ''insieme con la necessità di garantire ai cittadini la possibilità di poter scegliere nelle urne il premier, il programma e la coalizioni''.

Il coordinatore del Pdl spiega che preferirebbe ''mantenere l'attuale legge elettorale, emendandola'', quindi ''dando la possibilità ai cittadini di indicare almeno i due terzi dei candidati o almeno più della metà dei parlamentari''. Poi ''un secondo ritocco'' per il premio di maggioranza al Senato, ''per fare in modo che non possa venire fuori una maggioranza diversa tra i due rami del Parlamento''.

''Noi del Pdl – aggiunge – ragioniamo sempre nell'ottica di un'alleanza che includa Udc e Carroccio'', ''guai a immaginare una legge elettorale che sia punitiva per qualcuno''. Sulla vicenda Cosentino La Russa afferma che ''è assurdo'' votarne l'arresto, e che la Lega persegue solo la ricerca del consenso: ''per loro votare contro un napoletano accusato di camorra è una mossa che considerano gradita al proprio elettorato''. Lo spread? ''Abbiamo fatto benissimo a sostenere la nascita del governo tecnico, perché così è chiaro a tutti che la crisi dipendeva da fattori internazionali e non da noi''.