Dal “vaffa” di La Russa a Corsaro “fascista”: la crisi sotterranea all’interno del Pdl

Pubblicato il 7 Aprile 2011 - 16:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il “vaffa” di La Russa è stato il primo segno tangibile del cedimento, la prima crepa visibile di una tensione, finora, rimasta tutta sottotraccia. Poi si è aggiunto oggi, giovedì, il contestato discorso del capogruppo vicario Massimo Corsaro. Critiche alla magistratura, le vittime del terrorismo rosso, un riferimento a Paolo Borsellino. E mentre ancora è in piedi a parlare scoppia la bagarre in Aula. L’opposizione grida “fascista”, il suo stesso partito prende le distanze.

Due segnali importanti, La Russa e Corsaro, che descrivono la crisi all’interno del Pdl, non esplosa ancora: Berlusconi raccomanda calma nei giorni caldi del processo breve arrivato alla Camera. Ma qualche voce fuori dal coro comincia a palesare un certo disagio. “Corsaro deve rappresentare tutte le anime del Pdl”. Così un capannello di deputati, tutto ex Fi, commenta l’intervento di Massimo Corsaro poco prima della sospensione dei lavori dell’Aula.

Un fronte quanto mai disomogeneo, oggi, quello del Pdl: c’è l’ala azzurra che fa capo a Claudio Scajola, sulla rampa del ri-lancio dopo un anno di oblio per lo scandalo della casa al Colosseo. Ma ci sono anche parlamentari provenienti da storie diverse come Mario Baccini e gli ex socialisti. Gli ex An sempre più potenti.

I nodi verranno al pettine dopo le elezioni amministrative, spiega Barbara Saltamartini: ”Sono convinta che dopo le amministrative dovremo fare un punto come partito, un momento di riflessione generale”. Ammette che tra i parlamentari della sua componente, che fa capo al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, non mancano segnali di un malcontento, più o meno accentuato, rispetto alle dinamiche interne al partito: ”Ci sono sensibilità diverse nel nostro gruppo, che chiedono di essere rispettate”, dice.