L’Aula vota su Cosentino, spuntano nuove dichiarazioni pentiti

Pubblicato il 10 Dicembre 2009 - 10:53 OLTRE 6 MESI FA

Nicola Cosentino

Nel giorno del giudizio per Nicola Cosentino si aggrava la sua posizione processuale. I deputati saranno chiamati a esprimersi due volte oggi 10  dicembre sul sottosegretario all’Economia: in mattinata sulla richiesta di arresto, nel pomeriggio sulle mozioni di sfiducia presentate dalle opposizioni. L’esito delle votazioni, a sentire i capannelli degli esponenti della maggioranza in Transatlantico, appare scontato. La richiesta della procura partenopea dovrebbe essere respinta, così come sarebbero bocciate le mozioni che impegnano il governo a fare a meno del sottosegretario.

Nel frattempo le nuove dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, come Luigi Guida ex reggente del clan dei Casalesi e di Raffaele Piccolo, aggravano la posizione processuale di Cosentino. Al centro delle nuove rivelazioni c’è sempre la gestione politico-camorristica della società Ecoquattro dei fratelli Orsi e del Consorzio Ce4. Guida avrebbe confermato i racconti dell’imprenditore dei Casalesi, Gaetano Vassallo. «Mi dissero che c’era stata – afferma Guida – la mano di Cosentino per favorire i fratelli Orsi. Mi fu detto che Nicola Cosentino era amico di Francesco Bidognetti e che quest’ultimo l’aveva aiutato nel fargli “fare la politica” e nelle elezioni».

Un altro pentito appartenente al clan dei Casalesi chiama in causa Cosentino. Durante l’arresto di Piccolo, infatti, viene trovato un appunto «’O mericano  del gpl gas Nicola Cosentino». Piccolo spiega o’ mericano è il soprannome dell’esponente di Forza Italia, politico di Casal di Principe che consente il «cambio assegni»ricevuti dal clan. Si tratta di assegni versati dagli imprenditori come rata delle estorsioni «per importi che vanno da 7 a 10 mila euro».

Il collaboratore ricorda ancora che Nicola Panaro, altro affiliato al clan, «nel 2003 portò un assegno di 7.500 euro a “o’mericano”, ossia Nicola Cosentino. I soldi servivano per gli stipendi estivi ed era dunque necessario riciclarli rapidamente». Per il gip Raffaele Piccirillo le rivelazioni dei nuovi pentiti confermano il quadro probatorio.

Ma, al di là dell’ aspetto formale, la votazione su Cosentino di oggi ha significative ricadute politiche nella maggioranza e in particolare nel Pdl dove i giudizi sul sottosegretario al Tesoro sono da tempo uno dei motivi di discussione con la cosiddetta pattuglia dei ‘finiani’. Il presidente della Camera, infatti, sostiene da settimane che la candidatura di Cosentino in Campania è del tutto inopportuna. Altra cosa, però, è il giudizio sulla richiesta di arresto. Per questo,  il voto non dovrebbe riservare sorprese.

Nel Pdl, infatti, tutti sembrano avere l’obiettivo di evitare nuove fibrillazioni. La presidenza del gruppo, piuttosto, è preoccupata di garantire il massimo delle presenze in Aula. Per questo, ha inviato a tutti i deputati un sms con l’avviso che non saranno tollerate assenze ingiustificate. I fedelissimi di Cosentino ostentano sicurezza, arrivando ad ipotizzare che contro la richiesta di arresto si conteranno a scrutinio segreto più voti di quelli della maggioranza.

La chiusura del ‘caso’ rappresenterebbe per la maggioranza un problema in meno in vista della composizione del puzzle della candidature alle regionali. Una delle ipotesi che circola nel Pdl, infatti, è che, incassata la fiducia di tutti i deputati del suo gruppo e davanti a una richiesta di Silvio Berlusconi, Cosentino sia pronto a fare un passo indietro nella corsa al posto di governatore.

Diverso, invece, l’atteggiamento sulla vicenda che terranno le forze di opposizione. Il Pd, dopo una riunione del gruppo della Camera, voterà a favore della richiesta di arresto. Stessa linea da parte dell’Italia dei Valori. Mentre l’Udc ha lasciato ai sui deputati libertà di coscienza. Ciascun gruppo di opposizione, poi, sosterrà la sua mozione per le dimissioni di Cosentino dal governo. Caso a parte è poi quello del deputato radicale del Pd Maurizio Turco che in Giunta, lo scorso 25 novembre, si astenne. L’esponente radicale punta l’indice contro il regolamento della Camera che gli impedisce di presentare una propria relazione di minoranza (essendoci già quella del Pd) e si appella a Fini, chiedendo il rispetto del diritto di agire senza vincolo di mandato.