Laura Boldrini isolata: Roberto Giachetti suo vice Pd, andrà da Marchionne

Pubblicato il 6 Luglio 2013 - 12:34 OLTRE 6 MESI FA
Laura Boldrini isolata: Roberto Giachetti suo vice Pd, andrà da Marchionne

Roberto giachetti, del Pd: aperta polemica con Laura Boldrini

Il comportamento di Laura Boldrini verso Fiom e Fiat, molto sbilanciato a favore della prima e assai poco da Presidente della Camera e molto da militante della estrema sinistra, tanto da fare sembrare collocata nel giusto mezzo proprio la Fiom, ha messo in moto una polemica che ha coinvolto anche lo stesso ufficio di Presidenza della Camera. Due vice presidenti di nomina Pd, Marina Sereni e Roberto Giachetti, sono stati invitati da colleghi deputati a sostituirsi alla Boldrini e Roberto Giachetti ha già detto che andrà.

I partiti, riferisce Bianca Carretto sul Corriere della Sera, accusano Laura Boldrini

“di essere venuta meno alla «terzietà» richiesta alle più alte cariche dello Stato. Solo il Movimento 5 Stelle e Sel (con Nichi Vendola, che l’ha candidata) difendono la scelta di rifiutare l’invito ad andare in una fabbrica Fiat: martedì prossimo, tra gli operai di Atessa, oppure più avanti, tra quelli di Pomigliano o Grugliasco. Gli altri partiti, dal Pd a Scelta Civica al Pdl, stigmatizzano e parlano di «grave errore istituzionale» da parte di Boldrini.

“Bocciano quello che è apparso come uno schieramento a tutti gli effetti: prima ricevendo la Fiom e Maurizio Landini e condividendone pubblicamente le ragioni, poi decidendo di non andare a incontrare altri lavoratori che non necessariamente la pensano come i metalmeccanici della Cgil”.

Si registra il richiamo di Sandro Gozi del Pd:

“Si ricordi di essere la terza carica dello Stato, lasci a noi e alle forze politiche il dibattito sul merito”.

Un gruppo di deputati di Scelta Civica e del Pd ha chiesto a due vicepresidenti della Camera, Marina Sereni e Roberto Giachetti, di

“accettare l’invito al Parlamento a recarsi nello stabilimento Fiat in Val di Sangro: sarebbe una testimonianza di interesse da parte delle istituzioni nei confronti di questa e di qualunque altra realtà produttiva”.

L’invito è stato accolto da Roberto Giachetti:

“In questo drammatico momento è giusto che le istituzioni diano un segnale”.

Repubblica, che il primo giorno della polemica sembrava impegnata a oscurare il Manifesto, ha affidato a Luisa Grion una cronaca un po’ più equilibrata e ha anche pubblicato una lettera di Massimo Mucchetti che a sua volta mette in riga le intemperanze della Boldrini.

Riferisce Luisa Grion:

“C’è chi dice «finalmente una con la schiena dritta» e chi le tira le orecchie ricordandole che un Presidente della Camera non può fare così. Alcuni paternalisticamente suggeriscono che, forse, «non è ancora entrata nel ruolo», altri sono fermamente convinti che quando parla di lavoro e di Fiat, lei, «non sa quello che dice».

“La levata di scudi è stata immediata, come immediati sono stati i consensi. Il Pd, sulla questione, è andato in ordine sparso: per il senatore Stefano Esposito e per il deputato Sandro Gozi, Laura Boldrini – in qualità di terza carica dello Stato – ha sbagliato a rifiutare l’invito”.

Ambiguo il segretario del partito Guglielmo Epifani, che

“ha cercato di smorzare le polemiche: quelle parole – ha detto – esprimono «una tesi generale: non si può andare avanti solo con bassi salari e meno diritti»”.

Probabilmente Epifani si mangia le mani in segreto, pensando che il suo predecessore Pierluigi Bersani ha incautamente e scioccamente regalato la carica di Presidente della Camera, snodo fondamentale nella formazione delle leggi, a un partito da 2% dei voti, Sel di Nichi Vendola, che poi lo ha ripagato rifiutando di entrare nella coalizione. Berlusconi se non altro quando nominò Gianfranco Fini, aveva appena ricevuto in dote An.

Scrive ancora Luisa Grion che sulla

“stessa linea di pacificazione per il viceministro Fassina”, il quale ha detto.

“Non mi è parso che le parole sul lavoro fossero critiche verso qualcuno”.

C’è solo da sperare che se vi sentite male non vi rivolgiate per aiuto a Fassina, perché probabilmente non si accorgerebbe di nulla.

Prosege Luisa Grion:

“Completamente pro-Boldrini – com’era facile prevedere – è stata invece la Fiom di Landini («il messaggio parla a tutto il Paese e dice che bisogna arrestare la globalizzazione»)”.

La frase dà un’idea di dove si collochi Landini: un titanismo degno dei sei milioni di baionette e delle reni spezzate alla Grecia, ma c’è da dubitare che quei pochi iscritti alla Fiom possano bloccare i milioni di loro colleghi nel mondo. Anche il provincialismo italiano contribuisce alla nostra crisi.

Per Della Vedova di Scelta civica si è trattato di

“parole un po’ sgangherate” .

Per Fabrizio Cicchitto del Pdl Laura Boldrini ha commesso

“un errore grave: nulla le avrebbe impedito di esprimere i suoi convincimenti”.

Nota ancora Luisa Grion:

“E se l’ex ministro Matteoli fa notare che «evidentemente la presidente non è entrata nel ruolo» , una delle critiche più feroci è arrivata dalla Fim-Cisl : «La Boldrini non sa di cosa parla»”.

Susanna Camusso, capo della Cgil, intervistata da Paolo Griseri per Repubblica, è stata molto accorta, limitandosi a dire:

“Penso che abbia reagito a un invito della Fiat costruito provocatoriamente”.