Lavoro, scontro nella maggioranza. Confindustria: “Discussione chiusa”

Pubblicato il 22 Marzo 2012 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA

Angelino Alfano (Foto LaPresse)

ROMA –  “La riforma del lavoro? Dipende molto da quello che vuole fare Bersani. Se vuole fare la riforma che hanno in mente la Camusso e la Fiom, allora vinca le elezioni, la faccia, e poi la speghi lui alla gente”: il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ospite a “Radio anch’io” su Radio Rai Uno, attacca il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.

Il leader del Pdl precisa: “No a una riformetta, una riforma al ribasso, mi pare che nelle ultime 48 ore Bersani abbia detto tanti ma e pochi sì”. Il testo messo a punto dal governo “è un compromesso” che tuttavia tutti i partiti devono accettare.

Al segretario del Pdl risponde il vicepresidente della Camera Rosy Bindi, Presidente dell’Assemblea nazionale del Pd: “Alfano dice che se vogliamo la nostra riforma del lavoro dobbiamo andare alle elezioni e vincerle? Misuri le parole e ci risparmi toni di sfida. Se Alfano pensa di dare ultimatum al Pd, sappia che così non si va lontano e comunque, in caso di elezioni, che non ci spaventano, sarebbe il Pd a vincere. E si ricordi che abbiamo sempre pensato con senso di responsabilità all’interesse del Paese e anche per questo la riforma va cambiata. Chiediamo rispetto a Monti e anche a chi con noi lo sostiene in Parlamento”.

Intanto il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, sulla riforma dell’articolo 18 e sulle possibilità di un suo cambiamento nel suo percorso parlamentare. “Ci sarà una proposta del governo, poi il Parlamento è sovrano su tutto”. “La riforma del lavoro che è stata proposta va vista nel suo insieme: è una riforma molto equilibrata – aggiunge il ministro dello Sviluppo Economico – che non solo facilita i giovani, ma anche crea occasione di crescita, riduce il precariato e l’abuso della flessibilità all’entrata, introduce un certo livello di flessibilità all’uscita, allarga l’utilizzo degli ammortizzatori sociali a larghe fasce della popolazione italiana che ne erano prive», conclude Passera.

La sottoccupazione ”è pericolosa non solo per l’economia, ma anche per la tenuta della società stessa. Parlando di lavoro troppo spesso si fa riferimento ai disoccupati, ma si considerino anche gli inoccupati, i ‘sospesi’ come i cassintegrati e – spiega Passera – i sottoccupati, che accusano abuso di precariato e che non considerano il loro lavoro sufficiente per sé e la famiglia”. Il disagio occupazionale è una categoria molto più diffusa” di quanto viene considerato abitualmente ”che arriva a 4,5 forse 6 milioni di persone in Italia: se si considerano anche i familiari di queste persone si arriva probabilmente a metà della popolazione”.

”Questo Paese e anche questo continente, perché si tratta di un problema diffuso – aggiunge il ministro per lo Sviluppo economico – si trova in una situazione pericolosa non solo per l’economia, ma anche per la tenuta della società stessa, con conseguenze di portata molto negativa se questa situazione non viene compensata. Questo è il compito della politica”.

Confindustria blinda la norma sui licenziamenti: “Qualsiasi ipotesi di indebilimento di questa posizione, su cui il presidente Monti ha preso una posizione molto chiara dicendo che la discussione è chiusa, per noi sarebbe inaccettabile”, ha detto la leader uscente di Confindustria, Emma Marcegaglia, chiudendo così ogni spiraglio di modica parlando dell’ipotesi di riforma sull’articolo 18. Difendendo la riforma e attaccando la Cgil: “La riforma dell’articolo 18 ci porterà Semplicemente ad essere più in linea con l’europa. Chi pensa che gli industriali vogliano portare avanti dei licenziamenti di massa è semplicemente ridicolo”.

Critiche alla riforma sono arrivate dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana. “Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio”, ha detto monsignor Giancarlo Bregantini, capo-commissione Cei per il Lavoro, sulla riforma Fornero. ”In politica l’aspetto tecnico sta diventando prevalente sull’aspetto etico”. ”Bisogna chiedersi, davanti alla questione dei licenziamenti, chiamati elegantemente, con un eufemismo, ‘flessibilità in uscita’, se il lavoratore è persona o merce”, ha detto Bregantini.

”E’ la grande istanza dell’enciclica sociale Rerum Novarum – prosegue -. La questione di fondo. Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, perché resta invenduto in magazzino. Leone XIII lo scrisse nella pietra miliare del cattolicesimo sociale, emanata nel 1891, più di un secolo fa”. ”E’ un po’ come nella questione della domenica derubricata a giorno lavorativo – aggiunge il presidente della Commissione Cei -. In politica ormai  l’aspetto tecnico sta diventando prevalente sull’aspetto etico”.

Secondo monsignor Bregantini, inoltre, ”se con Berlusconi la questione centrale era legata al profitto, oggi c’è l’aspetto tecnico che domina ogni questione politica. Ma alla fine tra profitto e aspetto tecnico si crea una sintonia eccessiva. L’aspetto etico nella politica è necessario. E invece non è più tenuto in considerazione”.