Lavoro: indennità ai licenziati e reintegro, Cdm di Natale decide

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Dicembre 2014 - 08:14 OLTRE 6 MESI FA
Lavoro: indennità ai licenziati e reintegro, Cdm di Natale decide

Foto d’archivio

ROMA – Quanto sarà l’indennità economica da pagare a chi verrà licenziato? In caso di licenziamento disciplinare chiaramente infondato l’azienda potrà mandare via il dipendente “innocente”, pagando comunque una penale aggiuntiva, piuttosto che restituirgli il posto di lavoro? E poi ancora, che ne sarà dell’Ilva?

Jobs Act e Ilva sono nell’ordine del giorno del consiglio dei ministri natalizio (oggi prima di pranzo). Nei decreti attuativi del Jobs Act ci sarà il superamento dell’articolo 18, col reintegro escluso anche per licenziamenti disciplinari ingiustificati. “Sarà più facile assumere, non licenziare”, ha detto Renzi. L’Ilva entrerà in amministrazione straordinaria secondo la legge Prodi-Marzano, in pratica tornerà pubblica per essere risanata e poi venduta ai privati.

Il consiglio dei ministri dovrà approvare anche le norme che attuano un pezzo importante della riforma del fisco per le imprese, alcune nomine e il decreto milleproroghe.

Ma è sul lavoro che si concentra di più l’attenzione. Secondo Roberto Giovannini su La Stampa infatti,

Al momento, dicono i bene informati, pare proprio che i consiglieri economici di Palazzo Chigi – sono Tommaso Nannicini e Filippo Taddei, e non gli esperti del ministero di Giuliano Poletti, a scrivere in dettaglio i testi – propendano per consentire alle aziende l’«opting out». Una specie di «jolly» che appunto impedirà anche a un lavoratore accusato ingiustamente di una mancanza di poter tornare a lavorare. L’azienda potrà pagare un indennizzo maggiorato (si parla di 30 mensilità), e liberarsi comunque del dipendente. Va da sé che questa norma vanifica del tutto il presunto «accordo» stilato all’interno del Pd.

Quanto all’indennizzo economico per i «licenziamenti economici», si andrebbe verso da un minimo di 4 ad un massimo di 24 mesi di retribuzione, nelle aziende sopra i 15 dipendenti. Per quelle più piccole resta la norma attuale (tra i 2,5 e i 6 mesi di retribuzione); possibile un’ulteriore differenziazione per le aziende sopra i 200 dipendenti. Nei casi di conciliazione, invece, l’indennizzo sarebbe esentasse; il lavoratore però dovrà firmare una carta in cui accetta di rinunciare a ogni pendenza con l’azienda. Al contrario, sembra tramontata l’idea di estendere l’abolizione del diritto alla reintegra per i licenziamenti collettivi, e quella di consentire la possibilità di licenziare per «scarso rendimento».