Lavoro, Monti: “Salvo intese? La riforma non si tocca”

Pubblicato il 25 Marzo 2012 - 12:36 OLTRE 6 MESI FA

CERNOBBIO (COMO) – Mario Monti difende la sua riforma del mercato del lavoro, e avverte: Nessuno puo' pensare che la formula 'salvo intese' possa rappresentare un viatico per mettere le mani sul testo appena varato.

La situazione dell'Italia ''non e' brillante'' – dice parlando davanti alla platea del forum Confcommercio di Cernobbio – sono false le ''promesse'' di chi pensa che ''in cinque mesi si siano risolti'' tutti i problemi che bloccano ancora l'economia del Paese. Anzi, per di piu' c'e' il pericolo di un ''contagio'' con la Spagna in serie difficolta'.

Il governo va dunque avanti sulla riforma del lavoro, se ne ''assume tutte le responsabilita' '', riconosce soltanto ''l'ultima parola al Parlamento''. E' quanto basta per far arroccare il Pdl su una posizione quasi di sfida all'Esecutivo. E per fare dire ad Angelino Alfano, sempre a Cernobbio, che la scelta del disegno di legge rispetto a quella piu' netta del decreto di fatto indebolisce la Compagine dei professori, la indebolisce ad un punto tale da dover quasi formulare un nuovo patto per fargli proseguire il suo percorso.

Ma Monti tira dritto e se riconosce spazi di manovra al Parlamento altrettanto non fa con le parti sociali che chiedono un intervento di ritocco serio sull'articolo 18. Parti sociali che, non devono avere ''il cedolino con il diritto di veto'', a detta del premier, e solo cosi' sono ''piu' autorevoli'' ma ''al loro posto''. Insomma, malgrado le polemiche e piu' di qualche protesta nella penisola tra i lavoratori, ''nessuno pensi che il testo sia suscettibile di incursioni''. Nessun appiglio neanche su quella formula 'salvo intese' perche' – spiega il professore – l'espressione fa riferimento alle ''intese tra i ministri e il capo dello Stato''. ''Non ad altro''.

Sono le prime parole del premier dopo il varo in consiglio dei ministri della riforma del mercato del lavoro e soprattutto le ultime dichiarazioni prima di partire per l'Asia, dove il presidente vuole convincere gli investitori dei nuovi paesi emergenti della solidita' del sistema Italia grazie al percorso di riforme del governo.

Il premier arriva a Cernobbio determinato: chiacchiera amabilmente con Susanna Camusso, Angelino Alfano e Pier Luigi Bersani ma non risparmia 'puntualizzazioni' a nessuno. Davanti ad una platea che attendeva qualche concessione, non fa sconti. Non vuole fare ''promesse'' irrealizzabili.

Il suo metodo – tiene a sottolineare – non e' quello della politica tradizionale e lo spiega: ''In passato chi ha governato ha ascoltato troppo le categorie'' anche a discapito dell'interesse nazionale. Su questo punto il presidente del Consiglio e' durissimo perche' – spiega – ''e' sempre facile dire di si' a tutti, avendo una parvenza di coscienza sociale'' quando in realta' in passato ''si e' scaricato il peso sociale sulle inermi spalle di bambini che sarebbero nati decenni dopo e che ora sono i nostri giovani''.

E' dal passato che arrivano i ''mali'' dell'Italia ai quali non c'e' rimedio se non cambia il metodo di approccio. Su questo punto Monti non si nasconde e, mentre Angelino Alfano e' in prima fila ad ascoltarlo, attacca anche il governo precedente targato Pdl. ''Se si fosse riconosciuto piu' di un anno e mezzo fa che l'Italia aveva un'urgenza rispetto all'Europa, piuttosto che negarlo'' e si fosse intervenuti, ''sarebbe un'opera meno impervia'' avere meno tasse e piu' crescita'.

Il premier rimarca anche come il precedente governo non avesse messo mano alle liberalizzazioni con il ''pretesto'' di dover modificare l'articolo 41 della Costituzione, mentre ''ora e' stato fatto qualcosa di ampio''.

Ma non sono soltanto critiche per la controparte politica alla quale riconosce il merito di avere un ''grandissimo senso di responsabilita' '' nell'appoggiare un governo tecnico. E le puntualizzazioni nei confronti del Pdl, appaiono quasi un modo per 'stringere' con Bersani al quale riconosce, tra l'altro, i meriti di aver iniziato il processo di liberalizzazioni quando era ministro del governo Prodi.