Cofferati in esclusiva su Blitz quotidiano: “Produttività, il Monti bluff”

di Sergio Cofferati
Pubblicato il 25 Ottobre 2012 - 12:08| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Sergio Cofferati (Lapresse)

ROMA – Con molta enfasi, nei giorni passati, il Governo ha dato il beneplacito all’avvio del negoziato sul tema della produttività tra le associazioni delle imprese e le organizzazioni sindacali. L’obiettivo dichiarato è quello di recuperare competitività al sistema produttivo ed economico del paese oltre, ovviamente, a dare impulso alle singole aziende nel quadro del tentativo di uscire dalla crisi economica promuovendo “riforme”.

Ma i conti non tornano, al di là di come si concluderà e se si concluderà la trattativa. La prima vistosa contraddizione riguarda la composizione del tavolo negoziale. La scelta del Governo di affidare la trattativa alle sole parti sociali, imprese-lavoratori, è sinceramente incomprensibile. Non è immaginabile un luogo di produzione di beni o servizi nel quale la produttività lievita se il territorio e il sistema dove è collocato quel luogo non ha forza competitiva e coesione sociale. Ma questi due requisiti non sono di competenza delle parti sociali, le politiche per realizzarli non sono attivabili direttamente da nessuno di loro. Allora occorreva partire proprio da lì e discutere di come il Governo pensa di rafforzare la coesione sociale.

Il tema, in particolare in una fase di crisi, é molto difficile da maneggiare, perché riguarda principalmente quella spesa pubblica che va ridotta e qualificata (sanità, pensioni, assistenza, contrasto alla povertà) ma, come si vede in tutta Europa, esiste un rapporto stretto tra coesione e attrazione di investimenti. I paesi che proteggono meglio i loro cittadini sono più forti e reggono meglio anche le crisi, inoltre in cittadino protetto nella sua funzione di produttore inclina maggiormente verso la collaborazione ed è meno conflittuale perché non deve cercare nel rapporto di lavoro le risorse per godere delle protezioni che lo Stato non gli dà.

In verità le scelte fatte dal Governo in questi mesi in materia non rafforzano certo le protezioni e la coesione, da qui forse l’imbarazzo ad affrontare il tema nel quadro della competitività. Allo stesso tempo manca qualsiasi seria riflessione sulle condizioni di ambiente, in senso lato, dei nostri territori. Il danno alla competizione di un sistema infrastrutturale frammentato e deficitario é enorme. Basta pensare ai trasporti, alla vetustà di alcuni vettori, alla mancanza sostanziale di intermodalità e al “vuoto” di molte aree meridionali. Come é possibile produrre se la mobilità delle merci, dei produttori e delle informazioni é così limitata? È immaginabile che un investitore straniero possa guardare con attenzione ad un paese che non riesce a fare una legge forte ed adeguata per combattere la corruzione? Che non ha un progetto per contrastare la criminalità organizzata? Corruzione e criminalità sono fenomeni negativi che penalizzano duramente il vivere e il produrre, dunque quando sono in campo privano di valore competitivo i territori interessati. Anche questi sono temi che non fanno parte del confronto (ne potrebbero entrarvi se la trattativa é a due) ma che nemmeno lo affiancano e lo accompagnano per iniziativa autonoma del Governo.

Ricordarlo non è parlare d´altro ma serve ad evidenziare un limite grave e un rischio. Detto del limite occorre guardare al rischio che é quello di caricare sul confronto sulla produttività aspettative improprie e salvifiche che non hanno ragione di essere.

Ma guardando anche al solo tema della produttività non c´é da essere soddisfatti. Intanto perché la mancanza di un quadro di insieme scarica oggettivamente sul solo lavoro la ricerca della competitività agognata, poi perché la produttività é il prodotto della combinazione tra lavoro, tempo ed organizzazione. Questa combinazione é oggettivamente diversa tra luogo e luogo, solo parzialmente sintetizzabile per settori merceologici e dimensione di impresa. A livello generale la si può solo tradurre in vaghi principi senza forza cogente, a volte roboanti ma non efficaci. Per questo il rischio della “montagna che partorisce il topolino” é alle porte.