Lazio, no del Tar alla lista Pdl, Bonino e Polverini in coro: “Attendiamo motivazioni”

Pubblicato il 8 Marzo 2010 - 20:13 OLTRE 6 MESI FA

Le reazioni a caldo sulla decisione del Tar di respingere il ricorso del Pdl rivelano una misurata, e per certi versi inattesa, consonanza di vedute da parte delle due donne candidate a presidente nella Regione Lazio. Renata Polverini  e Emma Bonino hanno entrambe detto di voler aspettare le motivazioni della Corte  – che sarann0 rese note solo martedì –  prima di pronunciarsi compiutamente sul merito dell’ordinanza.

Allo scenario già complicatissimo scaturito dal pasticcio intorno alla presentazione delle liste, si aggiunge dunque un nuovo capitolo. La disputa tra maggioranza e opposizione ancora una volta non verte su programmi e normale dialettica politica: si dibatte adesso sulle prerogative e le attribuzioni, le competenze e l’opportunità tra i vari, numerosi organi preposti a legiferare in merito alla regolarità dello svolgimento delle elezioni. Il decreto del Governo, nelle intenzioni del centrodestra, avrebbe dovuto chiudere la querelle; il Tar, che riceve il sostegno del centrosinistra, assegna alle regioni la potestà di decidere. Si profila un preoccupante conflitto istituzionale.

Il responsabile elettorale del Pdl, Ignazio Abrignani, annuncia il ricorso al Consiglio di Stato, dopo la decisione del Tar del Lazio che esclude la lista provinciale Pdl di Roma alle regionali. “C’è una legge dello Stato che è in vigore e il Tar non può dichiararla incostituzionale”, ha detto Abrignani.

Il presidente del Pd Rosy Bindi ha puntato invece il dito contro la maggioranza responsabile di aver “provocato spaccature e tensioni” proprio con il decreto. “Una lista che non esiste non può uscire dal cilindro neppure con un decreto” ha chiosato infine la Bindi.

“Siamo all’ennesimo passaggio di una vicenda che conferma il delirio di onnipotenza, l’arroganza e al tempo stesso l’incapacità di questo governo e di questa maggioranza che impongono al paese un decreto che si è dimostrato, la sentenza di stasera ce lo conferma, una forzatura superflua e inutile”, afferma perentoria Anna Finocchiaro presidente dei senatori del Pd. “Sarebbe stato più corretto e onesto – aggiunge – aspettare i gradi di giudizio della magistratura”. “La protervia della maggioranza e del governo ci hanno avvicinato ad una crisi istituzionale e ad uno scontro tra poteri di cui il paese non ha certamente bisogno. Si è trattato di un comportamento irresponsabile. Noi – afferma ancora – siamo consapevoli che la rappresentanza nelle competizioni elettorali deve essere la più ampia possibile e deve essere garantita. Ma non si possono calpestare le regole. Il Pdl lo ha fatto. E quello che è avvenuto questa sera lo conferma”.

Mercedes Bresso, candidata Pd in Piemonte ha giudicato “saggia” la decisione, sposando la tesi del Tar per cui il Lazio “ha già una sua legge elettorale che impedisce allo Stato di legiferare in materia.”

Più colorite la reazione dell’Italia dei Valori, evidentemente soddisfatta dell’esito che ha proclamato: “C’è un giudice a Berlino”. Ricorre come al solito a un vecchio adagio Antonio Di Pietro per esprimere la sua soddisfazione: “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi” – senza peraltro perdere l’occasione di tirare un’altra stoccata al Capo dello Stato.

Anche Napolitano si lascia sfuggire una battuta quando gli chiedono cosa secondo lui pensano gli italiani della sua firma apposta al decreto governativo salvaliste: “Non faccio sondaggi io”, ha affermato laconico.