“Soldi ai Bossi e a Rosy Mauro”. Caos Lega, Belsito si dimette

Pubblicato il 3 Aprile 2012 - 19:47 OLTRE 6 MESI FA

Francesco Belsito (Lapresse)

MILANO – Il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, con i soldi dei rimborsi elettorali avrebbe foraggiato con viaggi, alberghi e cene, i figli di Umberto Bossi e Rosy Mauro. Forse anche per la villa del Senatùr. E’ quanto si evince da una nota dei carabinieri del Noe agli atti delle indagini.  Alla fine Belsito si è dimesso. Giunto in via Bellerio nella serata di martedì, 3 aprile,  al termine di una giornata scandita dalle notizie sulle indagini giudiziarie nei suoi confronti, l’uomo ha lasciato il posto di tesoriere della Lega Nord.

Sarebbe di circa sei milioni di euro la cifra che il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, indagato dalla procura di Milano per appropriazione indebita e
truffa ai danni dello Stato, ha investito alla fine dell’anno scorso in Tanzania. Lo si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm milanesi, che hanno sottolineato che Belsito “era tesoriere della Lega Nord e che in tale veste gestiva il denaro del partito politico”.

Intanto anche gli uffici del sindacato padano, Sinpa a Milano, sono stati perquisiti dai carabinieri che ne hanno acquisito i bilanci. Lo ha reso noto la legale Ivana Maffei. “Non abbiamo nulla da nascondere” ha detto la leader del Sinpa, Rosy Mauro. “Non c’entriamo con l’inchiesta di Napoli, non siano un partito”, ha precisato l’avvocato Maffei.

“Questa mattina – si legge in un comunicato del legale del Sinpa Ivana Maffei diffuso a Roma – gli uffici del Sinpa sono stati oggetto di una perquisizione da parte dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ambientale alla presenza della sottoscritta, avvocato Ivana Maffei. A mio avviso le motivazioni alla base del ricorso presentato dagli uomini dell’Arma erano volutamente generiche, nel tentativo di assimilare il Sindacato al partito della Lega Nord. Vorrei specificare che il Sindacato in questione non riceve alcun finanziamento pubblico, ma solo le quote versate dagli iscritti”.

Il legale del sindacato padano ha precisato di aver dato ai Carabinieri totale disponibilità per qualsiasi controllo e/o verifica e in maniera del tutto spontanea sono stati consegnati i bilanci 2009/2010 “su indicazione del Segretario Generale e Vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, e del Vicesegretario, Emiliano Tremolada, dal momento che il Sinpa non ha assolutamente nulla da nascondere”.  E ribadisce “che il Sindacato non ha nulla a che fare con l’indagine avviata dalla Procura di Napoli. Occorre inoltre evidenziare che gli uffici del Sindacato sono stati erroneamente considerati come sede amministrativa del partito, con il quale invece nulla hanno a che vedere, in quanto il Sinpa paga alla Societa’ Pontida Fin un regolare canone di locazione”.

“Quando ho appreso della perquisizione in corso presso gli uffici del Sinpa – aggiunge la senatrice Rosy Mauro – ero già a Roma. Io e il Vicesegretario del Sinpa abbiamo pertanto dato mandato al legale, avv. Ivana Maffei, di rendersi completamente disponibile per qualsiasi controllo, nella totale chiarezza e trasparenza, benché fossimo consapevoli del fatto che tale perquisizione entrasse in totale contrasto con l’articolo 68 della Costituzione. Non ci siamo comunque sottratti alla verifica poiché – conclude Rosi Mauro – non abbiamo nulla da nascondere e, vorrei sottolineare, non riceviamo alcun finanziamento pubblico”.

Il tesoriere della Lega Francesco Belsito avrebbe distratto soldi per sostenere i costi della famiglia Bossi. E’ quanto emerge dal decreto di perquisizione eseguito questa mattina a via Bellerio, sede storica del partito a Milano, dalla Guardia di finanza e dai carabinieri. Il tesoriere risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta, mentre, secondo quanto riportano fonti giudiziarie, né Bossi né i suoi familiari sarebbero coinvolti nell’indagine.

Nel decreto di perquisizione, la procura di Milano fa riferimento ad una ”nota proveniente dal Noe diretta dall’autorità giudiziaria di Napoli” la quale, si legge ”fornisce elementi inequivocabili circa il fatto che la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuto nella più completa opacità fin dal 2004”. In particolare Belsito, si legge ancora ”fin da quando ha cominciato a ricoprire l’incarico di tesoriere ha alimentato la cassa con denaro non contabilizzato ed ha effettuato pagamenti e impieghi anch’essi non contabilizzati o contabilizzati in modo inveritiero”.

Tra questi impieghi emergono i ”costi della famiglia, intendendosi per tali gli esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati. Tali atti di disposizione, in ipotesi non riconducibili agli interessi del partito e contrari ai suoi vincoli statutari, hanno carattere appropriativo”. Per i magistrati milanesi ”vi è la prova della falsità del rendiconto del 2010”.

Nell’inchiesta, che fa parte di un’indagine congiunta delle Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, Belsito, insieme all’imprenditore Stefano Bonet e all’uomo d’affari Paolo Scala , risulta indagato dagli inquirenti milanesi con l’accusa di appropriazione indebita aggravata in riferimento al denaro sottratto alla Lega Nord e per truffa ai danni dello Stato, in relazione a somme richieste per spese elettorali.

Bonet e Belsito rispondono anche di erogazioni concesse dallo Stato sotto forma di credito di imposta della società Siram, colosso dell’innovazione tecnologica. La Procura di Napoli, indaga, invece, per riciclaggio nei confronti di cinque persone.

Dal filone dell’indagine sul tesoriere che sta seguendo la Procura di Reggio Calabria emerge che era Romolo Girardelli a procacciare affari a Belsito. Il faccendiere, indagato nell’ambito dell’inchiesta, avrebbe favorito l’attività di riciclaggio a favore della ‘Ndrangheta. La procura di Reggio Calabria gli contesta l’aggravante di avere agevolato in particolare la cosca De Stefano di Reggio Calabria.

“Non abbiamo nulla da nascondere”, ha dichiarato Belsito. Per quanto riguarda i fondi della Lega nord investiti in Tanzania, il tesoriere ha precisato che “sono tornati dalla Tanzania più di due mesi fa. Dopo la bagarre fatta dai giornali abbiamo ritenuto necessario disinvestire. I fondi sono di nuovo sui conti della Lega”.

Era presente oggi in via Bellerio anche il pm Henry John Woodcock, che più tardi in Procura ha avuto un lungo colloquio con i magistrati milanesi. In seguito alla perquisizione sono arrivati nella sede del Carroccio il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, e alcuni dei vertici del Carroccio. Sono una trentina gli obiettivi delle perquisizioni, Oltre a quelle a Milano, in particolare i militari della Gdf sono entrati nelle sedi della Siram.

L’inchiesta dei magistrati milanesi ruota intorno agli investimenti fatti in Tanzania, passando anche per Cipro, con soldi che sarebbero stati sottratti alla Lega. A dare il via al capitolo che mira ad accertare l’illiceità di investimenti è stato l’esposto di un militante di base della Lega.

In relazione all’indagine negli ambienti giudiziari milanesi viene fatto notare che “non è un nuovo caso Lusi”. In particolare, per il filone di indagine dove viene ipotizzata l’appropriazione indebita aggravata, si dice, la Lega è vittima. Diverso è il discorso per l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato. In questo caso, spiegano gli investigatori, si sta valutando l’utilizzo dei fondi che sarebbe stato non trasparente.

La notizia delle dimissioni di Belsito allevia le tensioni all’interno del partito e concede un po’ di sollievo a Roberto Maroni. “E’ una buona notizia – ha detto – Adesso bisogna andare fino in fondo e fare pulizia dentro il partito, cominciando dalla nomina di un nuovo amministratore capace di aprire tutti i cassetti”.