ROMA – La Lega rischia di chiudere i battenti se la prossima settimana verrà confermata la sentenza sui 49 milioni di fondi, soldi che, secondo l’accusa, sarebbero stati sottratti allo Stato dai leader del Carroccio. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] Il 5 settembre è fissata l’udienza del tribunale del Riesame dopo il rinvio da parte della Corte di Cassazione, che ad aprile ha dato ragione alla procura di Genova sul sequestro a tappeto su conti correnti e depositi riferibili al partito di Matteo Salvini fino a raggiungere 49 milioni.
Nonostante questo secondo Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non ci sarà nessuna ripercussione sul governo, come del resto non c’è stato alcun contraccolpo dopo la vicenda della nave Diciotti e l’indagine a carico del leader e ministro dell’Interno e vicepremier leghista. Quanto all’economia, la Lega non è del tutto soddisfatta, ma ci si metterà d’accordo in vista della manovra.
Giorgetti, ospite della festa del Fatto Quotidiano, parla a tutto tondo del partito, del suo leader e del governo. E non risparmia una stoccata proprio a Salvini: in campagna elettorale “Matteo l’ha sparata grossa, ora è importante che non ne arrivino più”, ha detto in merito alla promessa fatta sui 500mila rimpatri di clandestini.
Ma è soprattutto il futuro della Lega a preoccupare il sottosegretario, che avverte: “Se il prossimo 5 settembre il Tribunale del riesame deciderà di requisire tutti i futuri proventi che affluiscono nelle casse della Lega, e che sostanzialmente sono i versamenti dei parlamentari e dei consiglieri, allora il partito non potrà più esistere perché non avrà più soldi”.
Giorgetti ha spiegato che “i soldi che avevamo sono stati presi dalla magistratura, quindi noi non abbiamo più niente, in questo momento”. Detto questo, il governo non rischia. E lo dimostra il fatto che la Lega non abbia minacciato la crisi: “Abbiamo 5 anni per salvare il Paese dal disastro, se avessimo voluto staccare la spina il giorno dell’avviso di garanzia a Salvini, avremmo avuto un buon motivo, ma non lo abbiamo fatto”.
Quanto a Salvini, se pure l’ha “sparata grossa” sui rimpatri dei migranti, “sa tenersi tarato sulla pancia degli elettori e quando sentirà che è il momento di frenare, lo farà”, ha assicurato Giorgetti. Del resto, finora la Lega si è rivelata “più attrattiva di altri partiti. “Se portiamo via elettori a Forza Italia, o ad altri partiti, non è colpa nostra, ma loro”.
“Il fatto che noi cresciamo crea di fatto la Lega come partito di riferimento del centrodestra, anche se secondo me sono ormai superate le categorie centrodestra e centrosinistra”, ha osservato il sottosegretario.
Giorgetti ha anche affrontato la questione governo e politica economica, mettendo subito in chiaro: “Se si renderà necessario sforare il 3% (del rapporto deficit pil, ndr) per mettere in sicurezza il Paese, allora dico sì. Credo sia interesse anche dell’Europa”. Le norme contro le pensioni d’oro, voluta da M5s, per Giorgetti si farà se “se qualcuno ha pompato le ultime retribuzioni, allora è giusto che la pensione venga ricalcolata”.
Infine, Giorgetti mostra ottimismo sui futuri rapporti interni all’esecutivo: “L’unico problema per mettere d’accordo Tria, Salvini e Di Maio è trovarli insieme. Quando si riesce a trovare un giorno per chiuderli un’ora in una stanza, con Conte, l’esperienza ci dice che le soluzioni si trovano. A settembre, quando avranno finito di fare i loro giri, troveremo le soluzioni”.