Lega Nord, scontro sui fondi esteri. Maroni chiede chiarezza

Pubblicato il 10 Gennaio 2012 - 00:10 OLTRE 6 MESI FA

MILANO, 9 GEN – E', questa volta, anche una questione di soldi, quelli che secondo alcuni quotidiani sarebbero stati investiti in diversi fondi esteri dal tesoriere Francesco Belsito, a riaccendere le tensioni dentro la Lega Nord: alla riunione della segreteria politica, oggi pomeriggio, Roberto Maroni ha 'imposto' che, su quanto e' trapelato, si faccia subito chiarezza nel massimo organo decisionale del movimento, il Consiglio federale.

Ma se i dubbi affiorati sulla gestione del partito non bastassero, ad animare davanti a Umberto Bossi il primo rendez-vous del 2012 in via Bellerio si e' trascinata anche la discussione su chi fara' il capogruppo alla Camera: il leader sembra abbia detto che non si discute affatto il ruolo ricoperto da Marco Reguzzoni, suo fedelissimo. Una presa di posizione che, viene raccontato, avrebbe visto lo stesso Maroni, che in qualche modo aveva posto la questione tempo fa, preferire il 'passo indietro' piuttosto che aprire un nuovo fronte interno.

Ufficialmente, delle questioni interne che hanno messo in ombra le iniziative politiche del partito di opposizione, nessun dirigente leghista ha parlato. Reguzzoni e' stato il primo ad andarsene dalla sede federale, giustificando il suo silenzio col fatto che alla segreteria odierna ''non si e' deciso niente''. Maroni si e' invece fermato, ha ammesso che della questione dei fondi ''si e' parlato'', ma ha poi aggiunto di non aver ''nulla da dire al riguardo''. Un'operazione trasparenza e' stata pero' voluta fortemente dall'ex ministro dell'Interno, che ha ben presente i malumori dei militanti alle notizie che riguardano investimenti del partito (per oltre 7 milioni) in Tanzania e a Cipro, operazioni difficili da spiegare sul piano politico. Uno ''sgomento'' che viene descritto, per esempio, dal quotidiano on-line 'l'Indipendenza', ritenuto di area maroniana. Con Pd e Fli che hanno evidenziato come a unire il Carroccio sia ormai solo l'opposizione al governo Monti e poco altro.

Diversa, invece, la questione del capogruppo a Montecitorio, che si trascina dalla scorsa primavera. Le indiscrezioni di ambienti piu' vicini a Bossi hanno descritto una vera e propria rinuncia da parte di Maroni alla candidatura per sostituire Reguzzoni. Ambienti piu' vicini a Maroni hanno pero' fatto notare che mai una candidatura dell'ex ministro era stata avanzata, dunque rinuncia non puo' esserci stata alla riunione della segreteria. Comunque sia andata, da via Bellerio non e' uscito un segnale di coesione, almeno per quanto attiene alla gestione del partito. E cio' ha messo in ombra i temi piu' strettamente politici su cui la Lega, forza di opposizione sanguigna, si era data appuntamento per oggi.

Il primo: il Carroccio, come ha annunciato lo stesso Maroni, ''domani esprimera' in giunta un voto favorevole alla richiesta di arresto'' per il Pdl Nicola Cosentino, non ravvisando alcun ''fumus persecutionis nei suoi confronti''. Il secondo: al governo Monti che ''per ora ha fatto solo annunci'' si dovra' mandare un segnale forte dalla manifestazione del 22 a Milano, di cui oggi si sono affrontati alcuni aspetti organizzativi. Infine l'ex ministro ha confidato la preoccupazione che Pdl, Pd e Udc stiano studiando una nuova legge elettorale che ''faccia fuori'' forze come la Lega. Questioni delicate che pero', oggi, sembrano fare meno notizia di cio' che agita le stanze leghiste.