Lega Nord, Maroni a Vanity Fair: “Dicevano bugie a Bossi, ci ha creduto”

Pubblicato il 10 Aprile 2012 - 15:49 OLTRE 6 MESI FA

MILANO, 10 APR – ''Gli dicevano cose non vere su di me, sulla Lega, sui soldi, e lui ci ha creduto in buona fede perche', se ti fidi di qualcuno, gli credi. Negli ultimi mesi il nostro rapporto era teso anche perche' cercavo di metterlo in guardia, gli dicevo che non era come gliela raccontavano''. Lo afferma l'ex ministro Roberto Maroni in una intervista a Vanity Fair, che la pubblica nel numero in edicola dall'11 aprile e oggi ne ha anticipato un sunto.

''Ma lui non mi ha dato ascolto, pensava ce l'avessi con loro – continua Maroni – Era un gruppo di persone che Umberto aveva intorno, molto vicine, e che a gennaio hanno cercato di farmi fuori. Non ci sono riuscite. Oggi lui ha capito che avevo ragione io e torto gli altri''. Ricordando di aver conosciuto Bossi ancora prima della seconda moglie e che per lui era piu' che un amico, un fratello maggiore, Maroni sottolinea che l'ex segretario federale 'aveva sempre tenuto separato il partito da parenti e amici'. ''E se ora dice: 'Ai ragazzi dovevo preferire la Lega' – continua Maroni – vuol dire che si e' reso conto dell'errore''. ''Io ho tre figli che non fanno e non faranno mai politica – aggiunge poi -. Mia figlia e' un'insegnante elementare precaria, e' una sua scelta. Gli altri due studiano ancora. E tenerli lontano dai riflettori, per me, e' una priorita'''. Alla domanda se avesse mai accennato qualcosa a Bossi del figlio Renzo, ha risposto: 'Si', c'erano gia' stati episodi che dovevano metterlo in allarme, non gravi come quello che sta venendo fuori, ma i segnali c'erano''.

Nell'intervista l'ex ministro parla anche del futuro della Lega. ''Bossi resta, fara' il presidente, non ha alcuna intenzione di mollare – afferma -. Certo c'e' bisogno di un ricambio generazionale: per fortuna abbiamo tanti giovani in gamba, la futura classe dirigente del partito''. Alla domanda se tra loro c'e' posto per Bossi Jr, risponde: 'Forse non ci siamo capiti. Io parlo di quarantenni con vent'anni di Lega alle spalle, esperienza di amministrazione, equilibrio, maturita': i Tosi, i Cota, gli Zaia''.

''Io stesso sono stato buttato a 37 anni a fare il parlamentare e dopo due anni ero ministro dell'Interno – ricorda – mi sarei potuto schiantare se non avessi avuto, oltre alla fortuna, la capacita'. La Lega deve tornare a essere il partito dove chi ha meriti emerge''.