Legge anti intercettazioni: ecco tutte le inchieste che non avremmo conosciuto

Pubblicato il 21 Maggio 2010 - 14:20 OLTRE 6 MESI FA

Se la legge anti intercettazioni fosse già in vigore, diverse inchieste sarebbero emerse solo molto tempo dopo.

Non avremmo mai saputo ad esempio della casa di fronte al Colosseo di Claudio Scajola acquistata in parte con i soldi di Diego Anemone, protagonista dell’inchiesta condotta dalla Procura di Perugia sugli appalti per il G8.

Altra notizia che avremmo invece conosciuto solo dopo tre anni sono le inchieste su “Calciopoli”, lo scandalo che ha travolto il mondo del pallone. L’inchiesta infatti è partita nel maggio del 2006, mentre il rinvio a giudizio è del 3 ottobre del 2008. In tutto questo tempo ci sarebbe stato un “silenzio stampa” se le norme fossero già state in vigore. Solo dopo il pronunciamento del gip infatti, gli atti sarebbero stati pubblicabili.

Stesso discorso vale per la vicenda che ha riguardato l’ex governatore della banca d’Italia Antonio Fazio nella complessa indagine  sulla scalata di Bnl da parte della compagnia di assicurazioni Unipol.

L’indagine, che ha riguardato anche l’immobiliarista Stefano Ricucci e il presidente dell’Unipol Giovanni Consorte erano iniziate nel 2005, ma Fazio è stato rinviato a giudizio solo nel 2009: gli atti dell’ichiesta quindi sarebbero rimasti top secret per quattro anni.

Storia più recente quella che riguarda lo scandalo dell’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo, i tre carabinieri disonesti, la morte del pusher gianguerino Cafasso e la morte di Brenda. Con le nuove norme non si sarebbe saputo ancora nulla.

Avremmo invece saputo solo con il rinvio a giudiziodell’ottobre del 2009, la storia che riguarda Sandra Lonardo, la moglie dell’ex guardasigilli Clemente Mastella che in una intercettazione telefonica da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere disse la frase famosa “voglio quell’uomo morto”. L’indagine costrinse Mastella alle dimissioni: questo atto provocò la caduta del governo Prodi.

Infine, le indagini sul crack della Parmalat di Calisto Tanzi durarono un anno e mezzo, dall’inizio del 2004 al giugno del 2005. La notizia, con la legge in vigore, sarebbe stata data un anno e mezzo dopo, ossia a fine inchiesta.