Manovra da 11,5 miliardi, emendamenti da 26: è la politica “responsabile”
ROMA – La Legge di Stabilità (nuovo nome della Finanziaria) del governo Monti ammonta a 11,5 miliardi, fra tagli e tasse. Le modifiche richieste dai partiti (Pd, Pdl, Idv, Udc) sommate fanno 26 miliardi. Dalla notte fra il 9 e il 10 ottobre, quando il governo dopo un consiglio dei Ministri fiume rese nota una bozza di Legge di Stabilità, sulla più importante delle leggi di bilancio sono piovuti divieti, dissensi e poi richieste. Le elenchiamo:
– Niente riduzione delle agevolazioni fiscali. Il governo ha fissato allo stesso tempo una franchigia di 250 euro e un tetto di 3.000 euro alle detrazioni che si possono chiedere al Fisco quando si presenta la dichiarazione dei redditi. Tetto e franchigia sarebbero retroattive, ovvero sono applicabili già alle dichiarazioni dei redditi 2012. Dalle mini-detrazioni spazzate via dalla franchigia si otterrebbero 900 milioni di euro. Dal tetto altri 140 milioni. Contro il tetto e la franchigia sono schierati il Pdl con Maurizio Lupi e Maurizio Gasparri e l’Udc con Pierferdinando Casini. Se Monti accoglie le loro richieste dovrà trovare in altro modo 1,4 miliardi di euro.
– Niente aumento dell’Iva dal 21% al 22%. Contro l’aumento di un punto dell’Iva sono schierati Confcommercio, Confindustria e il Pdl, con il segretario Angelino Alfano in prima linea. Se non aumenta l’Iva Monti dovrà eliminare dalla voce entrate 6,5 miliardi di euro.
– Tagli alla scuola. La Legge di Stabilità prevede un aumento dell’orario di lezione e un accorpamento delle “piccole scuole” con quelle che hanno più allievi. Contro questa misura ci sono il Pd con la presidente della Commissione Cultura alla Camera Manuela Ghizzoni e col deputato Michele Meta è Rifondazione Comunista con Paolo Ferrero. Se il governo non vara questa misura, per le casse dello Stato è un mancato risparmio per 1 miliardo di euro.
– Tagli alla Sanità. Ridotti da un miliardo e mezzo a 600 milioni, i tagli alla Sanità hanno comunque trovato prima il muro interno del ministro Renato Balduzzi e poi l’opposizione di mezzo Pd e dei governatori delle Regioni. Se il governo si rimangia i tagli dovrà trovare 600 milioni di euro.
– Esodati. Il Pd, ex sindacalista ed ex ministro del Lavoro Cesare Damiano ha presentato una proposta di legge (appoggiata anche da Pdl e Idv) che modifica la riforma Fornero: pur con forti disincentivi, i lavoratori che hanno fra i 57 e i 59 anni e almeno 35 anni di contributi potrebbero andare in pensione con il vecchio criterio contributivo fino al 2017. La proposta è stata approvata all’unanimità in Commissione Lavoro. Poi è intervenuta la ragioneria dello Stato che ha fatto notare che – al netto delle ingiustizie prodotte dalla riforma Fornero – approvare il Ddl Damiano costerebbe allo Stato 17 miliardi di euro.