Legge di stabilità, salta l’anagrafe delle armi

Pubblicato il 10 Novembre 2011 - 22:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 10 NOV – L' 'anagrafe' delle armi non c'e' piu': un articolo introdotto nel maxiemendamento alla legge di stabilita' approvato in commissione Bilancio al Senato ha infatti cancellato il 'Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo', introdotto nel 1975 per controllare armi, munizioni ed esplosivi che circolano nel nostro paese.

Una decisione ''grave e irresponsabile'' secondo il Pd, mentre i sindacati di polizia lanciano l'allarme. ''E' un regalo alla lobby delle armi, cosi' si liberalizza l'intero settore e si rischia un aumento dei livelli di violenza in Italia''.

Ma cosa significa in concreto la cancellazione del Catalogo? Significa che non cambia la normativa sul porto, acquisto e detenzione di armi: dunque nessuna vendita 'libera' ai cittadini. Pero' cambiano le modalita' di controllo sulle armi che entrano e circolano nel nostro paese. Insomma, viene sottolineato, non diventiamo come gli Stati Uniti, ma ci stiamo avvicinando.

Il Catalogo, spiegano diversi esperti delle forze dell'ordine, ha per il mondo delle armi la stessa funzione che la motorizzazione ha per quello delle auto. Queste, per poter circolare, devono essere omologate.

Fino ad oggi, questa 'normativa' vigeva anche per le armi, prima che fossero immesse nel mercato, consentendo cosi' allo Stato di avere una precisa anagrafe delle armi legittimamente commercializzate. Saltando il Catalogo salta anche questo controllo, dicono ancora gli esperti, rendendo piu' difficoltoso l'operato delle forze dell'ordine e immettendo sul mercato armi che non sono state testate.

Situazione che allarma, e non poco, i sindacati di polizia. ''Il provvedimento e' stato furtivamente introdotto all'articolo 4-undecies comma 7'' della legge di stabilita', dice il segretario dell'Associazione nazionale funzionari di Polizia (Anfp) Enzo Letizia, secondo il quale cosi' ''si liberalizza il commercio delle armi piu' pericolose''.

''E' scandaloso – aggiunge Letizia – che i lobbisti e gli affaristi del mondo delle armi approfittino del gravissimo momento di difficolta' del paese per tentare, con un sotterfugio, di ottenere dal Parlamento in via speditiva cio' che il Parlamento ha di recente loro negato''.

Preoccupato anche il segretario del Silp-Cgil Claudio Giardullo. ''L'abolizione del Catalogo – spiega – fa venire meno uno strumento fondamentale per il controllo della produzione e dell'importazione, e quindi circolazione, delle armi''. Ma non solo. Ha, inoltre, ''un effetto diretto rispetto alla distinzioni tra 'armi comuni da sparo' e 'armi da guerra'. Il che vuol dire che verrebbe autorizzata una diffusione di quelle armi che hanno un maggiore potenziale offensivo e che ad oggi nel nostro paese non e' consentita''. E la cancellazione del registro ha effetti anche dal punto di vista penale.

''Oggi un modello di arma che non e' inserita nel catalogo e' considerata clandestina e dunque illegale''. Il risultato, conclude Giardullo, ''e' una minore capacita' di controllo e dunque il rischio di un aumento dei livelli di violenza nel nostro paese''.