Legge sulle carceri: governo riscrive ddl Alfano, a decidere sarà il giudice

Pubblicato il 11 Maggio 2010 - 14:54 OLTRE 6 MESI FA

Il governo, duramente criticato dalla Lega, riscrive il ddl Alfano sulle carceri: l’esecutivo ha presentato in commissione Giustizia alla Camera tre emendamenti  che, di fatto, modificano il senso della legge. Tra le novità lo stop all’automatismo per cui l’ultimo anno viene scontato ai domiciliari. A decidere se consentire la detenzione domiciliare sarà il magistrato di sorveglianza.

Il primo dei tre emendamenti del governo, tutti a firma del sottosegretario Giacomo Caliendo, sostituisce l’articolo 1 del ddl Alfano ribadendo che la pena detentiva, non superiore a 12 mesi, anche se costituente parte residua di maggior pena, “é eseguita presso l’abitazione del condannato o altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza, di seguito denominato ‘domicilio'” ma a decidere é il magistrato di sorveglianza sulla base di una relazione sulla condotta che gli viene trasmessa dall’istituto penitenziario. La relazione è corredata da un verbale di accertamento della idoneità del domicilio.

Dalla lista di chi potrà beneficiare della misura alternativa restano esclusi, anche nella nuova formulazione, i condannati per reati di mafia e terrorismo, e i delinquenti abituali. La misura potrà essere negata più in generale “quando vi è la concreta possibilità che il condannato possa darsi alla fuga” oppure si teme “possa commettere altri delitti”. Oltre che al domicilio, la pena si potrà scontare “in altro luogo pubblico o provato di cura, assistenza e accoglienza”. Sparita la possibilità che i clandestini siano incarcerati nei Cie.

Con un secondo emendamento del governo sono state aumentate di un terzo le pene per i reati commessi da chi è ai domiciliari. Infine, l’ultimo testo dell’esecutivo riguarda “l’adeguamento del corpo di polizia penitenziaria per fronteggiare” l’emergenza in atto. La commissione tornerà a riunirsi domani quando alle 10 scadrà il termine per i subemendamenti agli emendamenti presentati dal governo.

La commissione Giustizia della Camera ha inoltre stralciato l’articolo che prevedeva la sospensione della detenzione con la messa alla prova presso i servizi sociali. Lo stralcio è stato votato quasi all’unanimità dalla commissione. Lega, ma anche Pd e Idv si erano pronunciati contro un’accelerazione su questo tipo di normativa.

“La messa in prova – sottolinea in questo senso la capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti – avrà un percorso separato e adeguato visto che si inizia a ragionare su percorsi ‘deflattivi’ in questo senso”.

Lega Nord. La Lega plaude alle modifiche fatte dal governo al testo che tanto era stato criticato da Roberto Maroni. “Sono state accolte alcune istanze che avevamo posto sin dall’inizio come la cessazione dell’automatismo dell’ultimo anno a casa – afferma Nicola Molteni, componente leghista in commissione Giustizia alla Camera – l’accertamento della pericolosità da parte del magistrato e il potenziamento delle forze dell’ordine”.

“Finalmente – dice anche Matteo Brigandì – non si parla più sic et simpliciter di prendere i detenuti e portarli a casa. Ora bisognerà fare i conti con l’oste e l’oste in questo caso sono i magistrati”.

E ancora: “E’ evidente che non ci può scoppiare in mano una situazione insostenibile ma non si può trovare un escamotage all’ultimo minuto per risolvere il problema”.

Quindi Brigandì ricorda che “in carcere ci sono 26mila persone in attesa di giudizio al termine del quale una buona parte di questi esce dalla galera perché non ha fatto nulla. Quindi l’autostrada è fare i processi e liberare gli innocenti…”.

Il Carroccio, tra l’altro, sta valutando anche di presentare dei sub-emendamenti al testo con ‘paletti’ ad esempio sulla questione dell’idoneità del domicilio.

Roberto Maroni. “Si è migliorato di molto il provvedimento e sono state accolte molte richieste richieste che avevo fatto. Spero che continui ad essere migliorato prima della sua approvazione definitiva”. Cosi il ministro dell’Interno Roberto Maroni si è espresso a proposito delle modifiche al ddl Alfano sulle carceri.

“Avevo espresso preoccupazioni – ha detto poi Maroni – che non mi sono inventato io, ma mi sono state sottoposte dalle forze del’ordine cui spetta il compito di controllare gli esiti del provvedimento. Quindi – ha concluso – sono soddisfatto”.

Angelino Alfano. Il ministro della Giustizia afferma: “Stiamo lavorando per individuare i punti di intesa” sul ddl per la detenzione domiciliare ai condannati ai quali rimangano soltanto 12 mesi di carcere da scontare. Alfano ritiene possibile che in commissione “si potrà andare anche oltre rispetto alla stessa coalizione di maggioranza”.