Letta: “Legge elettorale da cambiare subito. Imu non è una cosa di Berlusconi”

Pubblicato il 5 Maggio 2013 - 21:14| Aggiornato il 11 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  La legge elettorale da cambiare assolutamente, l’Imu non è una prerogativa di Silvio Berlusconi. Il premier Enrico Letta, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, ha le idee chiare. “La mia ossessione è abbassare le tasse sul lavoro, ai neoassunti”. E ancora: “Il ddl cittadinanza mi sta molto a cuore”. Ha una risposta per tutto, Letta, che ammette di aver lottato per un esecutivo di centrosinistra. Ma non è andata come sperava, anche a causa dell’odiato porcellum. Perciò la prima cosa da fare, subito, è una nuova legge elettorale. “Si può fare con una legge ordinaria ma la riduzione del numero dei parlamentari va fatto con una legge costituzionale quindi la procedura è più lunga. Volendo bastano 7-8 mesi ma bisogna farla con la maggior determinazione possibile”. “Male che vada – ribadisce il premier -sarebbe meglio ripristinare la legge precedente, invece di tornare alle urne con quella attuale”.

Quanto all’Imu, altro grande tema che ha acceso il dibattito in questi giorni, spiega: “Io preferisco parlare di casa parlare di Imu è riduttivo”. Secondo il premier “il crollo dell’edilizia ha buttato giù l’economia, anche per la botta che l’Imu ha portato. L’imposta andrà superata. Intanto interverremo per sospendere la rata di giugno con un decreto”. Ma ci tiene a sottolineare che “l’Imu non è un progetto di Berlusconi, il suo superamento faceva parte dei programmi di tutti e tre i partiti politici che sostengono il governo. Anche il Pd aveva il superamento come uno dei piani essenziali”.

Proporrò, al vertice europeo di giugno, che tutti i capi europei lancino un piano, un grande progetto per il rilancio dell’occupazione dei giovani”: cosi’ Enrico Letta a ‘Che tempo che fa’ su Raitre. Cosi’ il premier Enrico Letta a ‘Che tempo che fa’.

Cassa Integrazione. Offre rassicurazioni anche su quel miliardo e mezzo mancante per pagare gli oltre 70 mila lavoratori in cassa integrazione: “L’intervento sulla cassa integrazione è fondamentale, non è possibile interrompere la speranza” ha aggiunto Enrico Letta. “Il governo non deve mettere le toppe, che a volte sono peggio del buco – ha proseguito – Il governo non deve solo intervenire, deve riformare, anche nel campo degli ammortizzatori sociali. Serve una riforma della cassa integrazione”.

E spera che non ci sia bisogno di una nuova manovra fiscale per risanare i conti pubblici. Pure l’aumento dell’Iva “va scongiurato” e “allontanato nel tempo”. Chiarisce poi quale deve essere l’obiettivo di una politica fiscale riformata: “Noi non chiederemo di fare nuovi debiti perchè l’Italia ne ha fatti troppi in passato e li pagano le nuove generazioni. Io a nome di una generazione penalizzata penso di dovermi prendere un impegno: mai più i debiti. La logica di fare più debiti è sbagliata”. E confessa che la sua ossessione è “abbassare le tasse per chi assume i giovani”, assicurando che si batterà per questo.

Non può esistere un’Europa di sola austerità. Dopo il tour europeo, si è incontrato con la Merkel Berlino, con Hollande a Parigi e con Barroso e Van Rompuy a Bruxelles, il premier è tornato con qualche elemento fiducia in più: “Ho detto che l’Italia non vuole sbracare, vuole mantenere gli impegni presi  ma non possiamo più accettare che l’Europa sia solo  tagli tasse e austerità”.

Ius soli, polemica Kyenge-Pdl. Su un tema delicato come lo “ius soli”, lanciato dal ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge che si è aggiudicata Mario Balotelli come testimonial, provocando altresì una levata di scudi del Pdl, Letta dice che è un tema a lui caro ma è costretto a frenare: “Vedremo se riusciremo a trovare un’intesa”. Ci sono tuttavia “temi più urgenti da affrontare, come ad esempio il finanziamento pubblico ai partiti, su cui “bisogna intervenire subito”.

Sul futuro del Pd. La riflessione conclusiva è rivolta al suo partito, che “non è finito”. Serve un segretario per “dare ai nostri elettori la possibilità di guardare lontano”. Ma è certo che l’idea di “mettere insieme le differenze è ancora vincente”.