Lettera di Patroni Griffi al Corriere: “Sui licenziamenti non cerco consenso”

Pubblicato il 7 Giugno 2012 - 08:35 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 07 GIU – I dipendenti pubblici sono “già licenziabili” e il problema è “rendere applicabili quelle norme, e a questo stiamo lavorando senza falsi annunci, finte riforme e slogan da stadio”. Lo scrive il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, in una lettera al Corriere della Sera, sottolineando, in risposta ad un articolo di Dario di Vico, di non essere “uno che ripudia il merito per cercare consenso, non foss’altro perché non mi e’ mai servito”. E, aggiunge, “non mi sono mai posto il problema di rappresentare ‘dipendenti pubblici conservatori” né “in questo governo, e nella mia vita professionale, rappresento alcuna ‘costituency’ perche’ non devo essere eletto”.

Sui licenziamenti nella P.a., dice, ”tema diverso è quello delle conseguenze del licenziamento illegittimo” che è ”tecnicamente complicato”. Se “è il politico che licenzia il dirigente apicale, prevedere il solo indennizzo significa consentire al politico di ‘fidelizzare’ il dirigente, tanto se lo licenzia illegittimamente il dirigente resta fuori e Pantalone paga l’indennizzo”.

E ”se il dirigente licenzia un dipendente illegittimamente e prevediamo solo l’indennizzo, delle due l’una: o il dirigente e’ responsabile personalmente, e allora addio licenziamenti; o lo esoneriamo dalla responsabilita’ e riprende a pagare Pantalone”. Questo è il problema che ”dovrà affrontare il Consiglio dei ministri prima e il Parlamento poi”. Problema che deriva ”da una differenza oggettiva tra datore di lavoro pubblico e privato”.

Patroni Griffi respinge poi le critiche per aver accettato ”da chi siede in Parlamento, dove ancora si usa approvare le leggi” di scendere da tre a un anno ”per il divieto di incarichi dirigenziali per ex amministratori” introdotto con il dl anti-corruzione.