Liberalizzazioni: le Regioni dicono no all’art. 31 della manovra. Avanzano i ricorsi

Pubblicato il 3 Gennaio 2012 - 20:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Molte Regioni dicono 'no' all'articolo 31 della manovra Monti sulla 'promozione e la tutela della concorrenza' e fanno sapere di essere pronte a ricorrere alla Corte Costituzionale. A livello politico lo stop alla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali non rispetta appartenenze politiche, visto che le Regioni che minacciano il ricorso sono sia di centrosinistra sia di centrodestra, con piu' di una presenza in prima fila di governatori del Carroccio.

E ora bisognera' vedere cosa fara' la Regione Lazio, che sta valutando, ha reso noto oggi la governatrice Renata Polverini, se impugnare o meno di fronte alla Consulta il decreto varato da Palazzo Chigi, rendendo cosi' piu' che incerto il futuro dell'articolo 31. Ma il fronte degli incerti e' ampio e piu' di una Regione sta valutando al suo interno il da farsi.

Duro il parere del presidente della Regione Lazio, che ha parlato di ''un'invasione di campo da parte del Governo centrale rispetto a una materia che e' di competenza delle Regioni''. Poi ha aggiunto di aver dato ragione a chi, come la Confesercenti, ha chiesto di impugnare il provvedimento, anche se, ha puntualizzato, ''stiamo sentendo anche gli altri operatori e nei prossimi giorni sentiro' anche i Presidenti di altre Regioni''.

Nel caso in cui anche il Lazio dovesse sollecitare il parere della Consulta andrebbe ad aggiungersi a chi, come la Toscana e il Piemonte, ha gia' annunciato il ricorso. Ma pronta ad allinearsi alla lista dei contestatori c'e' anche la Regione Veneto: e' di oggi un'intervista al Corriere del Veneto in cui l'assessore al Commercio Isi Coppola spiega che ''lo Stato ha deciso di entrare a gamba tesa e noi faremo ricorso alla Corte Costituzionale''.

Del resto, ha aggiunto, ''il mio presidente, Zaia, al tavolo della Conferenza Stato-Regioni l'ha gia' detto''. Le aperture tutti i giorni e la notte ''metterebbero in seria difficolta' – avverte Coppola – la nostra imprenditoria, favorendo solo l'entrata di grandi gruppi a scapito dei nostri''.

Netta la presa di posizione del governatore del Piemonte Roberto Cota, che ha spiegato le ragioni del ricorso tirando in ballo la decisione del governo di intervenire ''su una materia che e' di competenza regionale''. Non senza aggiungere che ''le valutazioni del genere devono essere fatte sul territorio, in base a specifiche esigenze. L'apertura indiscriminata, praticamente senza regole – ha chiarito – non porta benefici per i consumi e, in compenso, causa grossissimi problemi ai piccoli esercizi gia' duramente provati''.

Dribbla il provvedimento di Palazzo Chigi la Regione Lombardia: ''da un punto di vista giuridico il testo del governo – ha detto oggi all'Ansa l'assessore al Commercio Stefano Maullu – riguarda la concorrenza, che e' ambito statale, e non il commercio, tema di competenza regionale''.

Ma su quest'ultimo fronte, ha tenuto a ricordare l'amministratore lombardo, ''abbiamo attivato ormai da tempo 200 distretti regolati da apposite Cabine di Regia nel cui ambito operano associazioni di categoria e sindaci, in rappresentanza di circa 570 comuni, che operano ormai da interfaccia sul territorio''.

Ieri il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha per primo annunciato il ricorso alla Corte Costituzionale, spiegando che ''la liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture e' solo un altro regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese''.