ROMA – Libero quotidiano va all’attacco del Pd: alle feste dell’Unità non si paga l’Iva né si emettono scontrini fiscali. Secondo il giornale diretto da Maurizio Belpietro questo è un paradosso, per un partito in prima linea nella lotta all’evasione fiscale:
“nessuno di quegli esercizi commerciali a tempo paga l’Iva. E a dire il vero non paga nemmeno un centesimo di tasse. Perfino a Genova, alla Festa nazionale democratica dove il premier Enrico Letta ha aperto i lavori con un intervento che ha tuonato come spesso accade contro l’evasione fiscale italiana. Lo stesso premier ha bevuto un caffè in un esercizio della festa che regolarmente non ha emesso alcun scontrino.
Accade così in ogni posto d’Italia. Lo ricorda il breve manuale ad uso interno per l’organizzazione di una Festa Pd, scritto da Luca Bosi e Nunziatina Stanco. Lì si spiega a tutti i dirigenti di partito impegnati nell’organizzazione delle kermesse estive che «le feste rappresentano una delle fonti primarie di autofinanziamento delle strutture locali del partito. Questa finalità le distingue dalle attività commerciali e pertanto nei punti ristoro non sono presenti né casse fiscali né si emettono scontrini fiscali. In questo senso anche l’attività di raccolta sponsor, se fatta direttamente, assume il valore di una sottoscrizione al locale circolo organizzatore».
Il Pd ha anche sottoscritto un accordo assai favorevole con la Siae per pagare un tanto al giorno (da un minimo di 118,10 a un massimo di 688,70 euro) a seconda della grandezza della festa e dei punti spettacolo lì previsti. Insomma, in casa della più grande kermesse del Pd il fisco non solo non è invitato, ma non è nemmeno previsto. Per escluderlo da tutte le attività i consulenti del partito fanno riferimento alla legge sulle Onlus che rendono esentasse attività simili. Non sempre peraltro le organizzazioni territoriali della Siae e perfino qualche tenenza della finanza riconoscono questa assenza di lucro alle vecchie feste dell’Unità, per cui qua e là si sono aperti contenziosi.
Il dubbio è lecito, visto che le Feste democratiche in non pochi casi sono assai diverse da banali manifestazioni paesane. La sola festa provinciale di Bologna ha incassato fra 3 e 4 milioni di euro a seconda dell’afflusso degli ultimi anni. Sono quasi una ventina le feste che fatturano più di un milione di euro”.
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