P3, l’indagato Verdini si difende in diretta: “Non ho mai saputo niente”e

Pubblicato il 28 Luglio 2010 - 15:16 OLTRE 6 MESI FA

Denis Verdini

”Non ho mai saputo nulla nè conosco le attività e le finalità della P3, nè sono mai stato contattato da qualcuno”. “Non ho mai fatto niente, niente di male, lo giuro. La mia è la sola ed esclusiva verità”. E ancora: la P3 “è inesistente” mentre le indagini rischiano “di essere pericolosissime per la democrazia”. Il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, si difende dalle accuse di appartenenre alla P3 in una conferenza stampa nella sede del Pdl di via dell’Umiltà. Verdini sottolinea di trovarsi in una situazione ”paradossale” in quanto indagato nonostante ”non ho mai saputo nulla” dell’associazione.

”Non conoscevo Miller – aggiunge – nè una parte dei partecipanti a quel pranzo del settembre 2009”.

Inchiesta pericolosa per la democrazia. Dopo aver confutato le accuse nei suoi confronti, il coordinatore del Pdl Denis Verdini attacca l’indagine della Procura di Roma. ”La P3 e’ inesistente ma pericolosissima per la democrazia – ribadisce – Non per il senso che si sta dando in questi giorni all’inchiesta ma per quello che il Paese ha già visto con la P2”. Secondo Verdini, insomma, il rischio e’ che possa accadere quanto gia’ visto con l’associazione guidata da Licio Gelli, ”con tanta gente finita dentro le indagini e poi assolta dalle sentenze della magistratura”.

“Non ho toccato un soldo, ce ne ho messi di miei”. ”Io personalmente non ho toccato un soldo – continua Verdini spiegando l’operazione da 2,6 milioni di euro relativa al ‘Giornale della Toscana’ che i magistrati gli contestano- e, anzi, nella vicenda del giornale ce ne ho rimessi tanti. Miei e della mia famiglia”. Verdini spiega che i 2,6 milioni erano un aumento di capitale, di cui sono stati versati solo 800 mila euro.

“Non ho scaricato Dell’Utri”. Parlando poi delle sue dichiarazioni ai giudici con cui ha “scaricato” Dell’Utri dicendo “Lui organizzò tutto” afferma: ”Non ho mai scaricato Dell’Utri che e’ una persona per bene. Non c’e’ nulla da scaricare e sicuramente io non scarico l’amicizia”.

”Lo voglio dire chiaramente – prosegue Verdini – non c’e’ niente da scaricare perche’ non c’e’ nessun fatto. E’ una cosa che non capisco e voglio chiarire in onore dell’amicizia che ho con Dell’Utri. Lo ripeto, non c’e’ nulla da scaricare”.

Contro Bocchino e Fini. Poi Verdini dà la stoccata ai finiani e soprattutto Italo Bocchino e lo stesso Gianfranco Fini. Del primo dice: ”Da Bocchino non accetto nessuna lezione perche’ chi parla di presunta legalita’ dovrebbe essere ineccepibile, lindo e trasparente. Mi ricordo che il Pdl si e’ stretto intorno a lui quando fu al centro di un’inchiesta per cui il gip aveva chiesto anche l’arresto”. Del secondo: mi spiace che non mi abbia tutelato in quanto presidente della Camera. Verdini ha difinito una ”brutta richiesta” le dimissioni chieste da Fini. ”Mi dispiace che il presidente della Camera in forma generica non mi abbia tutelato – dice Verdini – e’ brutto che il tutore delle Camere e terza carica dello Stato, mentre un rappresentante della Camera viene interrogato, chieda le proprie dimissioni in forma generica e senza aspettare l’esito” delle indagini.

”Dalla terza carica dello Stato – aggiunge Verdini – che e’ anche il mio presidente ed il tutore dei parlamentari c’e’ stato un giudizio sconveniente visto che ha parlato di dimissioni mentre era in corso un interrogatorio, anzi e’ stato sgarbato. Io l’ho anche votato come presidente”.