Che lista fa? Cento giorni al voto, al buio

Pubblicato il 4 Dicembre 2012 - 14:57 OLTRE 6 MESI FA
Mancano 100 giorni al voto, confusione totale sulle liste

ROMA – Mancano 100 giorni alle elezioni politiche e che lista fa? Lista quanto mai incerta, viene da rispondere, perché l’unico segmento definito è quello del Pd e del centrosinistra. Al centrodestra così come al centro le variabili in campo sono ancora molte, l’incertezza totale. E i sondaggi, infatti, non premiano.

Pdl. Le opzioni sono 3: potrebbe restare unito, respingendo tutte le istanze di rinnovamento o scissione, e andando alle elezioni con il vecchio nome, il vecchio simbolo e il giovane segretario Alfano. Il partito, così “depurato” dalla presenza di Berlusconi, potrebbe raccogliere l’alleanza con la Lega di Maroni, a sua volta priva della presenza forte di Bossi. Il Pdl però potrebbe scindersi. E qui le opzioni in campo sono due: potrebbe dividersi come era alle origini, ossia con una vecchia Forza Italia e una vecchia An. L’opzione piacerebbe a Berlusconi da una parte e a Ignazio La Russa dall’altro. Ma Berlusconi vorrebbe anche mettere in campo una lista nuova di zecca. Con dentro volti nuovi, giovani e alcuni Vip. Dentro anche le cosiddette amazzoni, dalla Biancofiore alla Rossi.

Centro. Ovvero Udc, Fli e “Verso la Terza Repubblica”, la lista di Montezemolo. L’obiettivo è portare avanti l’esperienza del governo Monti, naturalmente in attesa che il premier sciolga le riserve su un suo (ancora tutto eventuale) impegno nel prossimo governo. Ma non è l’unica opzione in campo: i tre mini-partiti (l’ultimo sondaggio EMG per il Tg La7 dava l’Udc al 3,8%, sotto al soglia di sbarramento) potrebbero unirsi in un’unica lista per superare la soglia di sbarramento e garantirsi l’ingresso in Parlamento. Al momento, con Bersani saldato a Vendola, l’alleanza con il Pd non sembra alla portata. Ma dopo le elezioni il centro potrebbe avvicinarsi a sinistra.

Lega. Oggi vede ridimensionato il suo bacino di elettori, nei sondaggi viaggia intorno al 6%. Il suo destino politico dipende molto dal suo naturale alleato elettorale, ovvero il Pdl. Con questo partito unito e guidato da Alfano il matrimonio si potrebbe fare. Ma in caso contrario la Lega potrebbe correre da sola. La terza via? Rinunciare alle politiche, ovvero ai seggi a Roma. Opzione caldeggiata da molti: dopo lo scandalo del tesoriere, del Trota e della “family” Bossi, la Lega di Maroni potrebbe anche decidere di saltare un giro e concentrarsi sulle amministrative. Ricominciando quindi dal territorio per poi, in futuro, poter pensare di tornare a Roma.

Idv. Consensi ai minimi, la leadership di Di Pietro appannata, una batosta elettorale fresca in Sicilia, un tesoriere indagato nel Lazio. Con questi ingredienti è naturale che l’Idv sia in confusione. L’alleanza col Pd è per ora improbabile: Bersani a fatica dovrà trattare con Vendola per mantenere in essere l’agenda Monti (su pensioni e lavoro prima di tutto). Difficilmente potrebbe riuscire a far ragionare il recalcitrante Di Pietro. Allearsi con Grillo? L’anima politica è comune, ma il leader dei 5 Stelle ha detto chiaro e tondo di non volere alleanze. In compenso Di Pietro segue con attenzione le mosse di De Magistris, sindaco di Napoli, e della sua area “arancione” che nelle intenzioni vorrebbe essere una sorta di quarto polo.

Quarto polo. Ed ecco l’area di De Magistris, una sorta di Idv delle origini. Il sindaco vorrebbe far nascere una lista (“Cambiare si può”), esterna al centrosinistra ma con impronta giustizialista. Avrebbe raccolto anche l’interesse del pm Ingroia. Da non escludere anche l’ingresso nel Pd nel caso di una lista unica con Sel.