L’Italia di Marzo

Pubblicato il 30 Marzo 2010 - 09:38| Aggiornato il 31 Marzo 2010 OLTRE 6 MESI FA

Chiamarle elezioni di mid-term non sarebbe corretto, ma le Regionali appena trascorse forniscono il metro più esatto per valutare la presa dell’attuale maggioranza sull’elettorato italiano. Che rimane forte, a dispetto di polemiche, scandali e quant’altro. I titoli dei quotidiani della mattinata di martedì, a urne ancora calde, danno conto in maniera uniforme del successo della coalizione di governo.

“Vincono Berlusconi e la Lega” sintetizza il Corriere della Sera, puntando sul referendum che il premier aveva cucito per la sua leadership e sull’affermazione netta, indiscutibile di Bossi. Anche Il Sole 24 Ore descrive il buon risultato della compagine di Governo, uscita rafforzata dall’esame elettorale: “Bene la maggioranza, la Lega vola”.

Repubblica sottolinea la vittoria trascinante della Lega e del suo leader:  “La destra vince sul carro di Bossi”. E non tace della materializzazione dello spettro della secessione, ingombrante realtà uscita dal voto.

La Stampa di Torino – “Boom della Lega, Piemonte a Cota” –  e il Messaggero di Roma  – “Il Lazio alla Polverini” privilegiano l’aspetto territoriale del voto. L’affermazione dei due candidati di centrodestra nelle due regioni assume, in questa tornata, un grande valore nazionale.

“Pareggio in salsa verde” scherza Il Riformista, concentrando l’attenzione su un Pd ancora in mezzo al guado e su un protagonista defilato che però eredita una funzione di primissimo piano, Giulio Tremonti, storico tessitore dei rapporti fra Lega e Pdl.

Renata Polverini: "A chi il Lazio? A noi!"

I quotidiani vicini alla maggioranza esultano. “Berlusconi e Bossi volano” titola il Giornale che insiste sul pericolo scampato a dispetto dei gufi che predicevano il declino dell’asse di governo. A Libero non serve nemmeno citare nomi o cifre: “Che goduria” rappresenta alla perfezione lo stato d’animo dei suoi lettori.

A sinistra si prende atto della sconfitta, motivandola con la esasperazione e il malcontento dell’elettorato che ha scelto un voto di protesta o l’astensione. “Un paese stanco” titola L’Unità, mentre il Manifesto ironizza sulla nazione “legata” e affidando a Vauro una copertina che recita “Il carroccio del vincitore”. La tesi è che ha vinto Bossi e basta, tutti gli altri sono avvisati. Il Fatto Quotidiano è sintetico al massimo: “Bossi, Vendola, astenuti”.