Lockdown rinviato al 9 novembre. Ma c’è troppa gente in giro

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 30 Ottobre 2020 - 11:28 OLTRE 6 MESI FA
Lockdown Italia rinviato al 9 novembre. Ma c'è troppa gente in giro

Lockdown rinviato al 9 novembre. Ma c’è troppa gente in giro (Foto d’archivio Ansa)

 Lockdown numero due in Italia rinviato al 9 Novembre. Perché rinviato?

Perché ci sono ottime ragioni per farlo subito il lockdown, non il 9 novembre, e comprensibili speranze e aspettative di poterlo evitare il lockdown. Quindi 10 giorni di rinvio. Si vedrà se è stata buona o pessima scelta.

VELOCITA’ CONTAGIO CHIAMA LOCKDOWN DA…IERI

La velocità del contagio è la prima, ottima e incontrovertibile ragione del lockdown a far data da…ieri. Il contagio non è stato contenuto da tracciamento e tamponi e non viene sufficientemente mitigato da coprifuoco e limiti ad attività dove gente incontra gente.

Velocità del contagio vuol dire cose purtroppo note: ospedali pieni, Pronto Soccorso che diventano binari morti per le ambulanze, morti a centinaia ogni giorno. Velocità del contagio ricorda e martella ricordando come l’umanità tutta (non l’Italia sola) di fronte ad una pandemia respiratoria non abbia altra arma per soffocarla che il chiusi dentro.

LA SPERANZA DI RESTARE CON L’ACQUA ALLA GOLA, NON UN MILLIMETRO PIU’ SU

La speranza c’è. Suffragata appena un po’ dal diminuire non della velocità del contagio ma dell’accelerazione della velocità. Insomma si crede di vedere, si intravede negli ultimi dati non un contagio che rallenta ma che accelera di meno.

Quindi c’è la speranza di restare con l’acqua alla gola, non un millimetro sopra la gola. Speranza di restare con circa 30 mila contagi giornalieri, circa 300 morti al giorno, circa 2000 terapie intensive occupate. E di evitare il lockdown numero due per un pelo. Speranza soprattutto nella buona sorte.

MA C’E’ TROPPA GENTE IN GIRO

Questa speranza che è alla base del rinvio al 9 novembre lunedì non è solo io speriamo che me la cavo. Potrebbe non essere illusione. Purtroppo però è una speranza che fonda, si affida al comportamento generale e totale della popolazione. Generale e totale perché basta e purtroppo avanza una percentuale anche minoritaria di gente che non si protegga rigidamente dal contagio e la speranza va in fumo.

Se da qui, se da ieri e l’altro ieri la gente uscisse di casa solo per l’essenziale, se uscisse di casa ad incontrar il meno possibile altra gente, se…Ma non sta succedendo, basta guardare. Sia pure più o meno in mascherina, sia pure con più mascherina in giro rispetto anche solo ad una settimana fa, c’è troppa gente in giro. Troppa gente a muoversi come fosse una vita e una condizioni normali. Vita e condizioni normali limitate da alcuni divieti ma, quando non c’è divieto, vita come nulla fosse.

In altri termini e per dirla tutta: lockdown rinviato al 9 novembre nella speranza che gli italiani applichino una consuetudine giornaliera che assomigli ad un lockdown spontaneo. Se questo succederà, allora il rinvio di dieci giorni sarà stato benefico. Altrimenti sarà stato un rinvio utile a far partire, in lockdown, la discesa del contagio solo partendo da cime più alte.

Si vedrà, Angela Merkel parlando dei suoi concittadini e del suo paese ha detto chiaro: bisognava farlo prima, decidere prima blocchi e chiusure, ma la gente aspetta di vedere letti ospedale pieni e aspetta di vedere i morti. Prima non la convinci la gente. In Italia se credi di aver contratto Covid 19 e chiami ambulanza ti consigliano in amicizia e saggezza di restare e curarti a casa se non stai davvero molto male. In ospedale probabilmente neanche ci entri se non dopo lunga, penosa e pericolosa attesa.

C’è altro che dobbiamo vedere? Pare proprio di sì. Un grande chef ad esempio lamenta irato, sconvolto e indignato: “All’estero ci considerano ambasciatori del gusto, qui lo Stato ci tratta da untori”. Egregio ed esimio chef, all’estero i ristoranti sono chiusi 24 ore su 24. Fuori dal mondo, fuori dalle realtà, fuori di testa…quando si tratta di difendere la “roba”, la propria roba, fuori ci vanno in molti. Anzi moltissimi, anzi troppi. Forse addirittura i più.