Lodo Mondadori: consiglio della famiglia Berlusconi

Pubblicato il 1 Giugno 2011 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA

MILANO, 31 MAG – Palazzo Grazioli, residenza del Presidente del Consiglio…di famiglia. Parliamo di Lodo Mondadori. Lodo Mondadori? ”Ne discutiamo tutti i giorni, e’ una cosa che incombe”. Silvio Berlusconi non nasconde la preoccupazione per l’ormai prossima decisione dei giudici della Corte d’Appello civile di Milano nella causa con al centro la vicenda della cosiddetta ”guerra di Segrate”, tanto che, confessa, ne parla ”tutti i giorni” anche con i figli. E, molto probabilmente, l’argomento sara’ stato affrontato anche oggi a Palazzo Grazioli dove quattro dei suoi cinque figli, Marina, Piersilvio, Barbara e Luigi (ospiti del padre anche a cena), sono piombati a sorpresa al ritorno del padre dall’incontro bilaterale in Romania. Assente giustificata, Eleonora, in questi giorni negli Usa.

Un gesto d’affetto per un padre che ha conosciuto una cocente sconfitta politica nei ballottaggi, in particolare nella sua Milano, un’occasione per stare insieme dal momento che questa settimana era saltato il tradizionale appuntamento del lunedi’ ad Arcore, quando in genere la famiglia si riunisce a pranzo. Ma anche, forse, un momento di riflessione sugli affari di famiglia, sulle possibili ripercussioni delle vicende politiche sulle aziende, mentre sullo sfondo si profila la decisione dei giudici di Milano sul Lodo Mondadori. Una decisione che ormai e’ alle porte e che potrebbe arrivare entro il mese di giugno: i giudici, con il deposito delle repliche alle conclusioni da parte dei legali delle due societa’, dal 14 febbraio sono in sostanza in camera di consiglio per la decisione e per stendere la sentenza che, si suppone data la delicatezza del caso, sara’ complessa.

La Corte dovra’ stabilire se confermare o ritoccare oppure riformare il provvedimento di primo grado con cui nell’ottobre del 2009 il giudice Raimondo Mesiano aveva condannato la Fininvest a un risarcimento di 750 milioni a favore di Cir. Un esborso enorme per il quale Fininvest ha gia’ rilasciato a favore di Cir una fideiussione pari a 806 milioni di euro, ma che spera davvero di non dover utilizzare. D’altronde il premier ha gia’ piu’ volte indicato l’intera vicenda come uno dei tasselli posti dai suoi nemici per farlo fuori, questa volta andando a toccare il suo portafogli e le sue aziende. Ed e’ questo processo civile, molto piu’ dei tanti che ha dovuto affrontare nelle aule penali (anche oggi si e’ tenuta un’udienza sul caso Ruby), a preoccupare seriamente lui e i suoi figli, forse piu’ dei ballottaggi persi, della battaglia politica che non abbandona e anzi rilancia. Tanto da sperare stavolta in quel ”giudice a Berlino” spesso invocato: ”Speriamo che giudichino secondo l’oggetto della sentenza – ha detto ai giornalisti – e non secondo chi e’ amico e chi no”. E proprio in vista della sentenza d’appello, l’anno scorso, i magistrati avevano nominato un pool di esperti, guidati dall’ex rettore della Bocconi Luigi Guatri, per stabilire ”se e quali variazioni dei valori delle societa’ e delle aziende oggetto di scambio fra le parti siano intervenuti tra il giugno del 1990 e l’aprile del 1991, con riguardo agli andamenti economici delle stesse e di evoluzione dei mercati dei settori di riferimento”.

Insomma il compito dei consulenti era mettere in luce se e quali altri fattori di tipo economico finanziario avevano potuto influenzare la cosiddetta ‘battaglia di Segrate’, oltre alla sentenza del 24 gennaio di 20 anni fa del giudice romano Vittorio Metta, condannato definitivamente per corruzione in atti giudiziari insieme agli avvocati della Fininvest, Giovanni Acampora e Cesare Previti.

A settembre 2010, poi, le conclusioni dei consulenti tecnici della Corte: avevano stabilito che il danno subito dalla holding della famiglia De Benedetti esisteva, anche se a loro avviso, era minore rispetto alla quantificazione del Tribunale. Ora pero’ l’ultima e tanto attesa parola spetta ai giudici di secondo grado.