Spese pazze, Lombardia: al Trota Red Bull e videogame, a Minetti ‘Mignottocrazia’

Pubblicato il 14 Dicembre 2012 - 14:44| Aggiornato il 15 Dicembre 2012 OLTRE 6 MESI FA
Regione Lombardia (Foto LaPresse)

MILANO – Nicole Minetti con i  soldi della Regione avrebbe comprato “Mignottocrazia”, libro di Paolo Guzzanti. Renzo Bossi, detto il “Trota”, invece andava pazzo per la Red Bull, bevanda energetica, e ne avrebbe comprata a pacchi insieme a sigarette e videogiochi, sempre con i soldi pubblici, anche se tramite il suo avvocato fa sapere di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia.

Entrambi i giovani consiglieri sono tra i 40 indagati del consiglio della Regione Lombardia. Le accuse della Procura di Milano sono di peculato, ossia di aver usato soldi o altre utilità pubbliche per fini personali.

E’ di circa 2 milioni di euro il totale delle spese contestate ai 22 consiglieri dei 40 regionali lombardi. Alcuni consiglieri avrebbero speso oltre 100 mila euro in cinque anni, tra il 2008 e il 2012, mentre altri circa 30 mila euro in tre anni. Tutti, secondo i pm, avrebbero utilizzato denaro pubblico che spettava ai gruppi consiliari per spese ”estranee” al loro mandato.

I consiglieri regionali di Pdl e Lega Nord indagati sono 40 tra cui i capigruppo Paolo Valentini e Stefano Galli. Cene pagate con i soldi dei rimborsi regionali, munizioni da caccia, cioccolata e ancora degustazioni, cocktail e libri, con la Minetti che ha acquistato a spese della Lombardia “Mignottocrazia” di Paolo Guzzanti. 

La Guardia di Finanza ha poi richiesto l’acquisizione di documenti anche per gli altri gruppi del consiglio regionale, tra cui Pd, Idv e Sel, della giunta e della presidenza della Regione Lombardia. La richiesta riguarda la documentazione amministrativa e contabile delle diverse Direzioni per ”spese aventi ad oggetto attività di comunicazione, rappresentanza collaborazioni/consulenze o comunque dichiarate utili per l’attività degli uffici”.

I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno notificato i decreti di esibizione a tutti gli altri gruppi consiliari (esclusi quelli di Pdl e Lega) tra cui anche quelli dell’Udc, del gruppo misto e della lista Pensionati.

Il capogruppo Pdl Valentini, che figura tra gli indagati, ha dichiarato: “Non so nulla della vicenda specifica. Ci avevano chiesto della documentazione che abbiamo fornito, richiesta legata a un’altra indagine, altrimenti non si capisce perché l’abbiano avanzata solo a noi”.

Interpellato al telefono dall’Ansa, Valentini si dice sicuro che le regole ”non consentono” comportamenti simili a quelli ”verificatisi in altre Regioni”. Poi, ”se ci sono questioni personali da chiarire, vedremo”.

Valentini, così come il capogruppo della Lega Stefano Galli, ha spiegato di non aver ricevuto alcuna informazione di garanzia: “Non ho ricevuto nulla. Ma questo non fa testo”.

La replica di Renzo Bossi. ” Tutte le spese di Renzo Bossi sono documentalmente riferibili all’attività politica e non ve ne è alcuna che possa essere ricondotta ad esigenze personali”: è quanto precisa in una nota Alessandro Diddi, avvocato di Renzo Bossi. ”Apprendiamo dalla stampa – prosegue l’avvocato Diddi – che Renzo Bossi sarebbe indagato presso la Procura della Repubblica di Milano nell’ambito dell’inchiesta concernente le spese illecite effettuate con i soldi dei rimborsi regionali. La notizia, per quanto ci riguarda, non corrisponde assolutamente al vero in quanto, ad oggi, nessun avviso è stato notificato all’interessato”.

”Ad ogni modo, anche qualora un’indagine dovesse sussistere, non saremmo in alcun modo preoccupati”, aggiunge Diddi che si è rivolto ”ai pubblici ministri per verificare quanto diffuso e per chiedere, qualora esistessero sospetti sulla correttezza sull’operato di Renzo Bossi, di poter essere immediatamente ascoltati anche per dimostrare l’assoluta falsità di quanto è allo stesso attribuito”.

”Quello che non tollereremo è il linciaggio morale che ci si appresta a praticare sul consigliere regionale della Lombardia in tempi nei quali la campagna elettorale è già iniziata ed il qualunquismo impera. Soprattutto – conclude – non lasceremo che la stampa dileggi la persona di Renzo Bossi attraverso la diffusione, come avvenuto fino ad ora, di notizie del tutto fantasiose”.