Lombardia, Ponzoni e i “voti comprati”. Giallo sui soldi spesi

Pubblicato il 18 Gennaio 2012 - 09:50 OLTRE 6 MESI FA

Massimo Ponzoni

MILANO – Si è costituito ieri, 17 gennaio, l’ex assessore regionale lombardo Massimo Ponzoni destinatario di una delle cinque ordinanze di custodia cautelare che hanno portato all’arresto di altre quattro persone nell’ambito dell’inchiesta della Procura monzese per corruzione, concussione, peculato, appropriazione indebita e bancarotta, nata dal crac della società’ “Il Pellicano”. Ponzoni, che si è dimesso dalla carica di segretario della Presidenza del Consiglio della Regione Lombardia, si è presentato nella mattinata di ieri negli uffici della Guardia di Finanza di Milano per poi essere trasferito nel carcere di Monza.

Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera scrive:

“L’analisi del consulente Pireddu e gli accertamenti della GdF—rileva la gip Maria Rosaria Correro — hanno scoperto un importante e continuativo finanziamento di Duzioni sia per il coordinamento provinciale di Monza e Brianza del Pdl, all’epoca retto da Ponzoni per la relativa campagna elettorale per 295.000 euro, sia per la campagna di Ponzoni alle regionali lombarde del 2010 per non meno di 50.000 euro”. E dalle intercettazioni è emersa “l’intermediazione di Duzioni nella compravendita dei voti in favore di alcuni candidati (e non solo Ponzoni) alle amministrative 2010″: lo indica la telefonata del 22 febbraio 2010 in cui l’imprenditore, «evasore totale dal 2004″ e facilitatore di un centro commerciale Pam a Desio, spiega di stare «raccogliendo voti a favore di diversi personaggi politici” e “in un fuori cornetta parla del pagamento di 10.000 euro in cambio di voti”. 

“Non era in fuga e nemmeno all’estero”, ha spiegato l’ avvocato Sergio Spagnolo, uno dei suoi difensori, aggiungendo: “Non si aspettava l’arresto anche perché è stato interrogato per due volte dai pm e, portando anche dei documenti, aveva chiarito la sua posizione. Il mio assistito è certo di poter dimostrare punto per punto l’infondatezza delle contestazioni che gli sono state mosse”. E lo farà forse già giovedì quando probabilmente verrà interrogato dal gip Maria Rosaria Correra che oggi invece sentirà le altre persone arrestate: alle 9.30 si comincia con Antonino Brambilla, vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza. Poi toccherà all’imprenditore Filippo Duzioni, all’ ex sindaco di Giussano Franco Riva e all’ex assessore provinciale e tecnico del Comune di Desio Rosario Perri. Gli ultimi due sono ai domiciliari.

Di diverso avviso, rispetto ai giudici, è invece il sito Affaritaliani.it che rileva:

Il grande accusatore di Ponzoni, Sergio Pennati, il suo ex commercialista, scrive che “la spesa totale è stata di circa un milione 600 mila euro. Il denaro è arrivato in minima parte da qualche sovvenzione, per il resto sono state utilizzate varie società che hanno pagato prestazioni o forniture o somme importanti per comprare voti e pagare ristoranti (solo l’ultimo mese della campagna, una media di 3-4 ristoranti per sera con una spesa di 11 mila-20 mila euro giornalieri”. Quindi, un milione e 600mila euro. Peccato che da un documento del quale Affaritaliani.it è venuto in possesso, la spesa dichiarata sia di neanche 40mila euro totali. Con “contributi da privati” inferiori ai 20mila euro.

Intanto dagli atti dell’inchiesta condotta dai pm Walter Mapelli, Giordano Baggio e Donata Costa, e dall’ordinanza del gip, emergono nuovi particolari di quel “radicato e diffuso sistema di illegalità – si legge nell’ordinanza – che presenta, come dato comune, l’asservimento della funzione pubblica all’interesse privato”. Un “contesto affaristico” non solo fatto, secondo la ricostruzione di presunte mazzette,voti comprati, appoggi per scalate all’interno delle amministrazioni locali in cambio di interventi sui piani di governo del territorio, ma anche legato con un filo alla ‘ndrangheta e che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati, accanto a Ponzoni, oltre venti persone, tra suoi parenti, imprenditori, commercialisti e pubblici ufficiali.

Tra i particolari rilevati dal giudice c’è il fatto che Ponzoni, capo di quella ‘”squadra – sono sue parole intercettate – che comincia a funzionare alla grande”, sarebbe stato “solo sporadicamente interessato agli impegni istituzionali della carica ricoperta o a riunioni di lavoro”. In realtà, annota ancora il giudice, sarebbe stato “completamente assorbito in una molteplicità di affari, principalmente nel campo delle speculazioni immobiliari, ma non solo”. C’è anche “la sua dedizione al consumo di droga”, la cocaina, a cui si aggiungono i “costi del lusso”, è scritto sempre nell’ordinanza, per cui era necessario “procurarsi liquidità”. Necessità che l’avrebbe portato a commettere “fatti corruttivi”, e per la quale sarebbero state “strumentali anche le condotte distrattive poste in essere nella gestione delle società” poi fallite o a lui riconducibili. Società svuotate, per l’accusa, per comprare voti o finanziare le sue campagne elettorali. E poi per pagare noleggi di barche e anche viaggi esotici al Governatore della Lombardia Roberto Formigoni fino ad arrivare agli oltre 13 mila euro pagati da il Pellicano alla pasticceria Cova di via Montenapoleone, a Milano, o ai 62.400 euro versati a un “centro studi arredamenti” della Brianza.