Lombardo con le spalle al muro pensa al Pd

Pubblicato il 7 Dicembre 2009 - 13:43 OLTRE 6 MESI FA

Raffaele Lombardo cambia sponda e cammina verso il Pd.

Quando i cronisti di Repubblica domandano al governatore se ha chiuso o no col centro-destra, Lombardo  sospirando risponde: «Ho detto che la maggioranza si è dissolta. Non basta? Posso dire che è esplosa. O che è implosa. Ma non ho altro da aggiungere».

Sulla carta, Lombardo dovrebbe essere in un vicolo cieco: il governatore eletto con un trionfale 65 per cento, il presidente di Regione con il gradimento più alto d’Italia (68,3 per cento) dopo un anno di governo si ritrova senza una maggioranza, battuto in aula con i voti del centro-destra e circondato da nemici irriducibili che si sono stancati di portare la maschera di alleati, dal potente senatore del Pdl Pino Firrarello – che ormai lo chiama “un corruttore politico” – a Totò Cuffaro, col quale un tempo si scambiavano il gallo più bello e il maiale più grasso.

Un altro si arrenderebbe. Lombardo, invece, annuncia un programma di riforme: «Una decina di punti, dalla semplificazione burocratica all’emergenza rifiuti. Mercoledì lo presenterò in aula, vedremo chi ci starà». La verità è che lui ha una carta a sorpresa: i voti dell’opposizione. Solo il Pd può tirarlo fuori dal vicolo cieco in cui s’è cacciato. Lo farà davvero?

Sì, il Pd è pronto «a dare il suo contributo». Ponendo, si capisce, alcune condizioni. «Se Lombardo dichiara definitivamente chiusa la fallimentare esperienza del centro-destra, dopo la verifica di merito del programma e della discontinuità con i metodi clientelari del passato, noi ci assumeremo le nostre responsabilità» spiega Giuseppe Lupo, neo segretario regionale del partito.