Dissidenti 5 Stelle, tutti in gita con Grillo. In 9 vogliono parlare col Pd

Pubblicato il 5 Aprile 2013 - 09:39| Aggiornato il 14 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sono nove i 5 Stelle che voterebbero la fiducia a Bersani. Almeno 30 i “possibilisti”, ovvero coloro che non chiuderebbero del tutto al centrosinistra. Sono i “dissidenti”, per ora del tutto ipotetici, del Movimento 5 Stelle. Coloro che non condividono l’ostracismo a oltranza nei confronti del Pd e in Aula potrebbero votare contro le direttive di Beppe Grillo. Per questo venerdì mattina i 163 parlamentari 5 Stelle sono saliti a bordo di bus con destinazione ignota per un incontro blindatissimo con Beppe Grillo.

Una cosa a metà tra una gita e una scampagnata, ai parlamentari è stato dato appuntamento a piazzale Flaminio e qualcuno ha ironizzato: volete anche bendarci? Ai giornalisti che li interpellano assicuravano di non sapere dove si sarebbe svolta la loro assemblea, alla fine si scopre che trattavasi di un casale a Bracciano. Gita anche con risvolti comici, con tanto di un deputato, Francesco D’Uva, costretto a rincorrere il pullman in partenza per evitare di essere dimenticato all’autogrill.

L’obiettivo dell’incontro è mantenere compatto il gruppo, ma tra gli eletti secondo il Fatto Quotidiano ci sarebbe una zona grigia di dissidenti. Ecco cosa scrive Paola Zanca sul Fatto:

La conta è cominciata. Dicono che siano al massimo 9, i dissidenti veri, quelli disposti a parlare con il Pd. Nell’elenco finiscono subito Matteo Dell’Osso e Girolamo Pisano, i due che quel giorno, come Currò, votarono contro l’Aventino. Ma intorno c’è un’altra zona grigia, quella che con i democratici non parla, ma vuole far uscire dal Movimento proposte concrete e nomi da candidare al governo.

Tra i 9 dissidenti potrebbe anche esserci il nome di Walter Rizzitto, deputato friulano, che dice in un’intervista al Secolo XIX: “Siamo nel palazzo: bene, mettiamoci in gioco. E’ la politica, non dobbiamo avere paura di pronunciare questa parola. Ce lo chiede una parte dell’elettorato, non possiamo restare indifferenti. Altrimenti cosa ci siamo a fare? Se uno come Bersani, uno con una storia politica di 20 anni alle spalle, e che certo non è uno sprovveduto, ha fatto tutti quei passi in avanti, ci ha dato segnali concreti, ha passato l’iniziativa nelle nostre mani, almeno gli dobbiamo portare rispetto. Vediamo cosa ha da dire, cerchiamo punti di contatto. Invece ha prevalso la chiusura”.

Poi ci sarebbe una “zona grigia” di possibilisti, più aperti al dialogo. Continua il Fatto:

C’è il veronese Tancredi Turco, per esempio, convinto che “siamo ancora in tempo. Proporre dei nostri nomi – dice – avrebbe un impatto mediatico fortissimo e costringerebbe il Pd a trattarci alla pari”. C’è la senatrice Alessandra Bencini, la sola (su 53) a confessare che se dovesse votare contro Bersani avrebbe dubbi e difficoltà. C’è Mara Mucci, uscita piuttosto provata dalla riunione di due giorni fa, quella in cui si è deciso per l’ennesima volta, che di nomi sul tavolo non se ne mettono. Ci sono i senatori che votarono Grasso e che potrebbero di nuovo trovarsi a scegliere il meno peggio (da Francesco Campanella a Mario Giarrusso). Ci sono i friulani Aris Prodani e Walter Rizzetto, astenuti sul tema.

Riuscirà Grillo a tenere compatto il gruppo? Vito Crimi non ha dubbi: ”Grillo non sbaglia, è lungimirante”.