M5S, Iacoboni racconta: “Violenza sciatta nell’Italia genuflessa ai nuovi potenti”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Marzo 2017 - 10:29 OLTRE 6 MESI FA
M5A, Iacoboni racconta: "Violenza sciatta nell'Italia genuflessa ai nuovi potenti"

M5S, Iacoboni racconta: “Violenza sciatta nell’Italia genuflessa ai nuovi potenti”

ROMA – “Violenza sciatta nell’Italia genuflessa ai nuovi potenti”. Jacopo Iacoboni su La Stampa ci racconta il primo “processo” dell’offensiva dei nuovi potenti grillini contro i media. Tutto parte da un esposto (perso) dal Movimento 5 Stelle proprio contro La Stampa. “Non un processo penale – scrive Iacoboni – ma un procedimento disciplinare che oggi è concluso e dunque mi sento libero di parlarne nel dettaglio, come finora non avevo fatto per rispetto istituzionale”.

I fatti sono semplici. Racconta Iacoboni:

Un mese fa, il 6 febbraio, ho ricevuto una convocazione dal Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, per un esposto presentato contro di me da parte del M5S, e firmato da Roberta Lombardi, un pezzo grosso di quel partito, forse la capa del Movimento cinque stelle a Roma. Mi veniva contestata la violazione di due articoli del codice deontologico, il 2 e il 9;  in «numerosi articoli» (ma non meglio precisati), «nella maggior parte dei casi» (ma non indicati) avrei riportato non meglio specificate «notizie false e tendenziose», dando più volte «notizia di accuse che hanno danneggiato la reputazione e la dignità» della Lombardi e del M5S, senza interpellarla o darle diritto di replica.

La convocazione, coincidenza, mi arrivava due giorni prima dell’offensiva di Luigi Di Maio contro i media, dopo la notizia delle polizze accese da Salvatore Romeo anche alla Raggi, e l’ipotesi investigativa – pubblicata da alcuni miei colleghi – che dietro quelle polizze vi potesse essere una forma di finanziamento al partito, o peggio.

Quindi Iacoboni spiega il perchè sia finito su quella lista nera dei giornalisti:

In quella lista non compaio semplicemente perché l’esposto mi arriva un attimo prima: non occupandomi di giornalismo giudiziario, ma politico, mi era capitato di scrivere di una serie di vicende legate al M5S prima che diventassero oggetto (di recente) delle cronache giudiziarie. Gli articoli che mi venivano contestati erano nientemeno 35. È utile che capiate come il M5S scrive questi testi; che concezione abbia della legalità, e anche dell’accuratezza; e infine bisognerà chiedersi come mai in Italia venga dato ascolto a proteste così generiche e mal fondate, giuridicamente e sostanzialmente.

Lombardi mi contestava 35 articoli. Bene: in cinque di questi articoli non si parlava neanche di lei, né del M5S, ma compariva la parola «lombardi» nel senso di «cittadini lombardi»: scrivevo di Pisapia e dei «lombardi», di Lega e dei «lombardi», di Rosy Mauro e dei lombardi, eccetera. In un paio di articoli la parola «lombardi» non c’era ma compariva solo nelle didascalie a corredo del pezzo: il M5S doveva colpire me, e dunque hanno fatto una ricerca a casaccio usando la parola chiave «lombardi», associata a «iacoboni», gettando dentro tutto nel mucchio.

L’Ordine dei giornalisti quindi il 23 febbraio ha sentenziato che “non c’è stata alcuna violazione del testo unico dei doveri (art 9 e art 2)” e “deciso di archiviare il procedimento, perché infondato in fatto e in diritto”. Quindi Iacoboni conclude:

Alla fine di questa storia resta un senso di malessere profondo per lo stato delle intimidazioni che i media subiscono dalle forze politiche. È questa la ragione del 77o posto dell’Italia nelle classifiche sulla libertà di stampa sempre sbandierate dai grillini: le minacce e le liti e le querele temerarie coi giornalisti. Ma resta, anche, la spiacevole sensazione che in altri momenti un esposto così non avrebbe neanche costretto il giornalista a difendersi, e a dover produrre una memoria. Per la gioia del mio avvocato, e del suo lavoro che si annuncia ricco di soddisfazioni e emolumenti in questa povera Italia genuflessa ai nuovi potenti.