M5S, l’amara verità su diaria e indennità: anche i grillini pagano le tasse. Quindi…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Maggio 2013 - 19:09| Aggiornato il 22 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ogni volta che si stabilisce una cosa in astratto, poi è facile poi incartarsi nella realtà. È quello che sta succedendo ai parlamentari del Movimento 5 Stelle con lo spinoso quanto non proprio cruciale problema dell’indennità parlamentare. Eletti anche grazie a una campagna elettorale incentrata sullo slogan dei “2.500 netti” che deputati e senatori del partito di Beppe Grillo avrebbero preso una volta entrati in Parlamento.

Sono, quei 2.500 euro, circa la metà dell’indennità parlamentare al netto delle tasse. Ma forse i grillini non avevano messo in conto che esisteva anche una diaria (sulla restituzione della quale si sono spaccati), un rimborso delle spese per l’esercizio del mandato (che comprende lo stipendio dei collaboratori), per le spese telefoniche, per le spese di trasporto e per le spese di viaggio.

Il Movimento 5 Stelle propone di: usare una carta di credito con limiti di spesa al posto della diaria, devolvere metà dell’indennità a una o più onlus… Ma comunque i conti non torneranno. I 161 parlamentari grillini non saranno “quelli dei 2.500 euro”. Non solo perché molti di loro, legittimamente, non rinunceranno ai vari rimborsi, per ora tenuti fuori dal dibattito (prima si è parlato solo di indennità; ora si parla solo di diaria).

Ma soprattutto perché agli occhi del Fisco ogni contribuente è diverso: non siamo tutti uguali. Ci differenziamo a cominciare dalla di provenienza: ogni Regione ha le sue addizionali Irpef. Poi ognuno ha i suoi aggravi o sgravi fiscali, i suoi patrimoni e i suoi redditi, ha figli a carico o è a carico dei genitori, l’assegno di mantenimento o il mutuo, la pensione o la cassa integrazione… viene tassato il lordo, non il netto, e una serie di varianti stratificate determinano la nostra “personalità” fiscale.

Quindi è difficile, per un parlamentare grillino, dichiarare una cifra “netta” come quella dei 2.500 euro, una sola parola d’ordine, categorica e impegnativa per tutti, senza fare pura demagogia.

Il gioco sarebbe riuscito con le percentuali: gli M5S avrebbero potuto promettere di devolvere/restituire il 50% dell’indennità, il 40% della diaria, il 60% dei rimborsi spese. Nella sacrosanta battaglia contro i costi della politica, si sono dimenticati di fare i conti.