M5s leaks, 7.600 mail di Giulia Sarti sul Web. Anche quelle con Beppe Grillo

Pubblicato il 24 Aprile 2013 - 20:50| Aggiornato il 15 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – M5s leaks: su Twitter girano già le prime mail hackerate di Giulia Sarti. In tutto, dice l’Espresso, quelle messe in giro dagli hacker “vicini al Pd” sono più di 7.600 mail: tutti scambi tra Giulia Sarti e altri esponenti del Movimento 5 Stelle, tra cui lo stesso Beppe Grillo. Sono messaggi che vanno dal novembre 2007 al 18 aprile 2013”.

La Procura di Roma, intanto, ha aperto un’inchiesta sull’hackeraggio delle caselle di posta di alcuni parlamentari del M5S. L’indagine, affidata alla polizia postale, punta a individuare i computer dai quali è partita la violazione delle caselle email e i responsabili dell’attacco hacker.

Secondo un utente Twitter, tra le mail di Sarti ce ne sarebbe ad esempio una in cui la deputata grillina, in risposta a un attivista, scriverebbe che il Movimento non è d’accordo nel dare dalla nascita la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia.

O un’altra in cui Rocco Casalino avrebbe esultato per gli ascolti raggiunti da Porta a Porta nel momento dell’intervista di Vito Crimi.

”Da una prima superficiale analisi si può ad esempio vedere che alcuni degli scambi di posta più intensi, almeno per numero di email ricevute, sono tra la Sarti e Davide Zannoni, Marco Torri, Davide Cardone. Molte delle corrispondenze hanno a che fare con l’attività politica e organizzativa del M5s, coi meetup e via dicendo. Ci sono anche mail che hanno come mittente il fondatore, Beppe Grillo”, prosegue l’Espresso. ”Per scelta editoriale e per rispetto della privacy, in attesa di verificare la presenza di documenti che per portata politica meritassero eventualmente la diffusione, ‘l’Espresso’ ha tuttavia deciso di non diffondere i file in questione ma di limitarsi a riportare la notizia della loro esistenza e della avvenuta pubblicazione online”, si legge ancora.

”L’Espresso specifica inoltre che ‘le verifiche effettuate consentono di dire che l’autenticità delle mail rubate è fuori di dubbio, mentre non si ha alcun elemento per definire credibile l’autoattribuzione politica degli autori dell’opera di spionaggio (“hacker del Pd”). Né si può sapere in quale modo questi sedicenti hacker si siano impadroniti della posta elettronica dei parlamentari M5s”, conclude la nota.