M5S Napoli, il giudice “reintegra” Ionta e Cinque, due dei ribelli anti-Fico espulsi nel 2016

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Aprile 2018 - 10:26 OLTRE 6 MESI FA
M5S Napoli, il giudice "reintegra" Ionta e Cinque, due dei ribelli anti-Fico espulsi nel 2016

M5S Napoli, il giudice “reintegra” Ionta e Cinque, due dei ribelli anti-Fico espulsi nel 2016

ROMA – Quando furono espulsi nel 2016, i 23 militanti ribelli furono accusati dai vertici del Movimento 5 Stelle di aver organizzato una fronda segreta contro l’allora leader a Napoli, l’attuale presidente della Camera Roberto Fico. Dopo vari tentativi di conciliazione intervallati da cause in tribunale, ieri  il giudice della settima sezione civile del Tribunale ha posto fine alla vicenda dichiarando illegittime quelle espulsioni e disponendo la loro riammissione nel Movimento.

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Roberto Ionta e Salvatore Cinque, i due irriducibili che non hanno accettato mediazioni di sorta, alla fine hanno smentito proprio Fico che un anno fa sosteneva di aver vinto su tutta la linea. In realtà, alla fine, i 23, in un modo o nell’altro sono stati tutti riammessi. I due, che coltivavano qualche chance di vittoria alle comunitarie del partito, facevano parte del gruppo “Napoli libera” collettivo Facebook creato in segreto che secondo i suoi accusatori cospirava per danneggiare proprio Fico, accusato a sua volta di aver influenzato la composizione delle liste.

Oltre ad aver reintegrato Ionta e Cinque – gli unici che non avevano opposto reclamo al primo giudizio di rigetto – il giudice Graziano ha riconosciuto a Massimo Acciaro, Antonio Ciccotti, Marco Sacco, Paola Staffieri e agli stessi Ionta e Cinque di essere stati lesi nel loro diritto a partecipare alle «Comunarie» del 2016 (la selezione delle candidature per le cariche di consigliere comunale e sindaco). Non ha invece accolto la tesi sulla illegittimità del Regolamento del MoVimento fondato da Grillo e Casaleggio: la questione – argomenta Graziano – non si pone, in quanto il testo impugnato dagli espulsi è stato sostituito da quello approvato nel 2016. (Davide Cerbone, Il Mattino)