Crisi di Governo. Ma Monti premier-medicina ce lo ordina il medico straniero?

Pubblicato il 14 Dicembre 2012 - 11:10 OLTRE 6 MESI FA
Monti e Merkel a Bruxelles: il prof è l’unico candidato del Ppe per l’Italia

ROMA – Ma Monti premier, Monti medicina, ce lo ordina per caso un medico straniero? L’investitura a distanza che arriva dalle cancellerie di mezza Europa ( e quella di Angela Merkel sfiora l’ingerenza) pone, fra l’altro, un quesito non irrilevante: ma allora cosa votiamo a fare, a che servono libere elezioni democratiche? L’Europa al completo, giustamente può sorvolare sulle nostre dinamiche politiche interne (anche perché non le capisce) e si preoccupa solo che la possibile vittoria di coalizioni precarie non faccia ripiombare l’Italia tra i paesi a rischio insolvibilità, teme che le riforme segnino il passo e che l’instabilità politica si traduca di nuovo in instabilità economica.

Sui giornali di destra, anche loro un po’ confusi dall’ambiguità dei messaggi di Berlusconi (vado, ritorno, resto, faccio il centravanti, l’allenatore…)  la polemica anti-Germania è uno slogan che tira. Ieri c’era il rischio “occupazione tedesca”, oggi (14 dicembre) Il Giornale apre con “Italia, rischio colonia”. Possiamo chiamarlo anche populismo ma, in effetti, la sensazione che il Governo italiano debba transitare da un commissariamento all’altro si fa pesante. Dal “Congresso di Bruxelles”, come lo chiama Antonio Polito sul Corriere della Sera, i popolari europei, mentre a Roma si discute, hanno già indicato Monti quale unico premier adatto alla situazione. “Senza nessuna cortesia diplomatica”, perché il momento è grave.

Dietro Merkel si intravede “la sagoma di Obama”, sottolinea l’editorialista Massimo Franco: troppo alta è la paura di una nuova Grecia ma molto più destabilizzante, ne va della ripresa economica mondiale. E’ chiaro che l’endorsment smaccato verso Monti ha una funzione primaria decisiva: disinnescare Berlusconi che, c’era da giurarlo, scambia gli atti di accusa cui lo inchiodano gli amici del Ppe, per coccole gentili. “E’ chiaro che il Ppe sostiene Mario Monti e non Silvio Berlusconi” ha dichiarato senza giri di parole  Mark Rutte, democratico cristiano europeo e, incidentalmente, premier olandese.

La circostanza che il pressing per Monti dall’estero sia trasversale aumenta il disappunto. Va bene Monti, ma perché il socialista Hollande gli tira la volata, lodandolo ogni volta che viene interpellato? Bersani e il suo alleato Vendola, il ticket con più chance di vittoria mastica amaro. Non bastano all’Europa, evidentemente, le rassicurazioni a proseguire nel solco del rigore. Il segretario Pd lo ha detto chiaramente anche poche ore fa alla stampa europea, ha ricordato che Monti ce l’hanno messo loro, ha spiegato che il Pd ha il 30% e Vendola il 6%.

Non abbastanza per il Financial Times, o per l’Economist (“Corri Mario, corri”), e si sapeva: ma perché un amico socialista continui a presentare Monti come il solo salvatore della Patria non era previsto. Bisogna, però, rassegnarsi all’idea che le politiche nazionali si sono europeizzate e comprendere che se gli altri si occupano di noi, al limite dell’ingerenza, non è, riassume Polito “per altruismo, né per imperialismo, ma per autodifesa”. Abituiamoci: per ora siamo un pericolo, potremmo sempre diventare una risorsa.