Mafia, approvato il decreto antiscarcerazioni. Alfano: evitato azzeramento 388 processi

Pubblicato il 10 Febbraio 2010 - 14:10 OLTRE 6 MESI FA

Via libera all’unanimità del Consiglio dei ministri al decreto legge presentato da ministro della Giustizia Angelino Alfano per evitare la scarcerazione di boss e mafiosi a seguito della recente sentenza della Cassazione che ha attribuito alle Corti di Assise, anziché ai Tribunali, la competenza a giudicarli in caso di reati pluriaggravati.

Il ministro Alfano festeggia il risultato affermando che si è messa una «toppa» al rischio di «azzeramento di tantissimi processi e di scarcerazione temuta per detenuti di alto lignaggio e curriculum criminale».

La recente decisione della Corte di Cassazione che ha attribuito alle Corti di Assise, anziché ai Tribunali, la competenza a giudicare sui reati aggravati contestati ai presunti capimafia, «ci ha posto la necessità di interveire» aggiunge Alfano.

Il Guardasigilli riferisce di aver coinvolto i vertici degli uffici giudiziari ai quali ha chiesto un mionitoraggio sui processi coinvolti. «Abbiamo studiato i dati e fatto una tabella – afferma Alfano – da cui emerge che sono 243 i procedimenti pendenti presso le Corti di Appello e i Tribunali; 4 quelli presso le procure generali e 141 presso la Direzione distrettuale antimafia. In totale, dunque, 388 procedimenti rischiavano di cadere nella condizione descritta dalla sentenza della Cassazione».

Alto anche il rischio di scarcerazioni di pericolosi detenuti per decorrenza dei termini di custodia cautelare: «secondo una ricostruzione parziale, per esempio – documenta ancora Alfano – il Tribunale di Nola ha indicato 206 detenuti, 61 a Palermo, 38 la dda di Catania, 56 a Milano. Sarebbe stato un impatto notevole. Siamo lieti – ha detto Alfano – di aver posto una toppa al buco che si era creato».

Contenuto del decreto. Con il decreto legge approvato oggi in Consiglio dei ministri, dunque, sui delitti di associazione mafiosa la competenza a decidere sui processi in corso e anche in futuro viene attribuita ai Tribunali collegiali.

Contemporanemanete, però, il governo ha deciso di ampliare le attribuzioni delle Corti di Assise (che deciderà su delitti consumati o tentati di terrorismo, sequestro di persona, riduzione o mantenimento in schiavitù, tratta, traffico di stupefacenti, etc), così anticipando – ad eccezione dei reati di mafia – una parte della riforma del processo penale (l’art.1 comma 1) presentata lo scorso anno dallo stesso Alfano e ora in commissione giustizia al Senato.

Innanzitutto, ha documentato il ministro Alfano, con una norma transitoria si è «posto rimedio a un errore compiuto non dal legislatore ma di chi ha interpretato la norma», per cui i processi in corso riguardanti reati di associazione mafiosa, comunque aggravata, resteranno di competenza dei Tribunali.

Il secondo intervento riguarda l’attribuzione, a regime, dei delitti di 416 bis ai Tribunali.

Il terzo punto, che per il ministro Alfano è «il primo in ordine logico» riguarda la modifica delle competenze delle Corti di assise, per cui, aggiunge il ministro, «l’art.1 di questo decreto coincide con l’art. 1 primo comma della riforma del codice di procedura penale con l’unica eccezione dei reati di mafia» che, appunto, resteranno presso i Tribunali.