Mafia, secondo procuratore nazionale Grasso trattativa con Stato “ha salvato molti politici”

Pubblicato il 18 Ottobre 2009 - 10:57 OLTRE 6 MESI FA
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Piero Grasso

La trattativa tra Stato e mafia ha salvato la vita a molti ministri. Ne è convinto Piero Grasso, che – in un’intervista pubblicata sulla Stampa – commenta la novità del “papello”.

«Per la verità – puntualizza il procuratore nazionale antimafia – le indagini precedenti avevano in qualche modo accertato l’esistenza di un tentativo di Cosa nostra di entrare in contatto col potere politico. È processuale il contatto degli ufficiali del Ros, Mori e De Donno, con Vito Ciancimino. Ed è processualmente accertato che alla mafia, in cambio della resa dei vertici, fu offerto “un ottimo trattamento per i familiari”, un “ottimo trattamento carcerario” e una sorta di “giusta valutazione delle responsabilità».

Tutto ciò, a giudizio di Grasso, «lascia intuire il meccanismo che Riina ripete ogni volta che vuole in qualche modo dare vitalità a una trattativa che risulta difficoltosa. Le proposte del Ros, infatti, sembrano minime a Ciancimino che, a sua volta, si rifiuta di trasmetterle a Riina, anche per timore di ritorsione nei suoi confronti, e perciò suggerisce di “congelare” tutto e prendere tempo.

«Le indagini ci diranno poi- riferisce il procuratore antimafia – che Riina, invece, opta per accelerare i tempi e vara la fase operativa per compiere un attentato nei miei confronti. Progetto che sfuma per un disguido tecnico e anche perché in quel momento viene catturato».

Ecco, «anche via D’Amelio – sospetta Grasso – potrebbe essere stata fatta per “riscaldare” la trattativa. In principio pensavano di attaccare il potere politico e avevano in cantiere gli assassinii di Calogero Mannino, di Martelli, Andreotti, Vizzini e forse mi sfugge qualche altro nome. Cambiano obiettivo – spiega il magistrato – probabilmente perché capiscono che non possono colpire chi dovrebbe esaudire le loro richieste. In questo senso si può dire che la trattativa abbia salvato la vita a molti politici».

Grasso, citando le carte processuali, parla anche di un “papellino” comparso poco tempo prima del “papello”: «Potrebbe essere stato consegnato ai carabinieri del Ros, al col. Mori che nega l’episodio, da uno strano collaboratore dei servizi che chiedeva l’abolizione dell’ergastolo per i capimafia Luciano Liggio, Giovanbattista Pullarà, Pippo Calò, Giuseppe Giacomo Gambino e Bernardo Brusca. Anche quelle richieste ovviamente finirono nel nulla perché irrealizzabili».