“Non si può assistere da spettatori indifferenti a notizie che in altre democrazie sarebbero priorità assolute”, a “dubbi tremendi su quelle morti”. Ad affermarlo, in un’intervista al quotidiano La Repubblica è Walter Veltroni, lanciando un invito ai “galantuomini della politica, di destra e di sinistra: fermiamoci tutti a riflettere sulle parole del procuratore Grasso”, perché se davvero ci fossero pezzi dello Stato dietro le stragi “saremmo davanti a qualcosa di enorme”.
Secondo l’ex segretario del Partito Democratico, infatti, gli attentati del ’92 e del ’93 “non erano sicuramente soltanto stragi di mafia. Anzi, sulla base delle inchieste, non si dovrebbe neppure più chiamarle in questo modo. Sono stragi di un anti Stato, che era o forse è annidato dentro e contro lo Stato”.
Il governo, quindi, per Veltroni, “ha il dovere di dare una risposta al Paese” perché “non si tratta solo di chiarire il passato, ma anche di prevenire il possibile ripetersi di queste strategie eversive per il futuro”. Ora, è il ragionamento dell’ex segretario del Pd, “é un momento difficile” come lo fu il ’92-’93, “all’alba della seconda Repubblica”, con “la crisi finanziaria l’esaurirsi di una fase politica, le difficoltà dei partiti e delle istituzioni” e potrebbe esserci il rischio “di nuovi crimini”.