Berlusconi e il comma salva-Finivest: “Misura giustissima”

Pubblicato il 5 Luglio 2011 - 10:33 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi (Foto Lapresse)

ROMA – Il giorno in cui scoppia il caso della norma salva-Fininvest Berlusconi difende il provvedimento: “Non si capisce perché una norma giustissima diventa sbagliata se riguarda anche il presidente del Consiglio”. Eppure di perplessità ce ne sono, anche nello stesso Pdl in molti cadono dalle nuvole. Secondo Repubblica la paternità del provvedimento è di Ghedini e Alfano, mentre Tremonti non ne saprebbe nulla. Forse non è un caso che la conferenza stampa di presentazione della manovra, prevista per oggi, sia stata rimandata all’ultimo.

Un ingresso dell’ultim’ora, quello inserito poco prima che il testo definitivo approdasse al Quirinale, e che ha fatto sì che la manovra finanziaria contenesse anche la preziosa norma. Quattro righe in tutto per sventare l’imminente pericolo della sentenza Mondadori che a breve potrebbe obbligare la Fininvest dei Berlusconi a risarcire di 750 milioni di euro la Cir dell’editore De Benedetti. Cosa che impensierisce parecchio il Cavaliere sia per la cifra consistente che per il destinatario del risarcimento: “Li darei volentieri in beneficenza piuttosto che darli a chi non ha titolo”, avrebbe detto ai suoi.

La norma inserita nella manovra mira a sospendere l’esecutività del mega risarcimento se fosse confermato in appello dai giudici di Milano il verdetto di primo grado sul Lodo Mondadori. La sentenza è attesa a giorni, forse già il 9 luglio, per questo si è deciso di forzare il testo della manovra all’ultimo momento, inserendo la norma ora al vaglio dello scrupoloso ufficio della presidenza della Repubblica insieme al resto del decreto.

Si tratta di una modifica a due articoli del codice di procedura civile che obbliga il giudice, a differenza di quanto accadeva sinora, a sospendere l’esecutività della condanna nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di ”idonea cauzione”, in attesa che si pronunci in via definitiva la Cassazione. In altre parole fino ad oggi la condanna di primo grado era immediatamente esecutiva (così prevede il codice civile a differenza di quello penale) e quindi il condannato poteva essere obbligato dal giudice a versare quanto dovuto. Il tutto a discrezione del giudice, che poteva anche stabilire per una sospensione in attesa del grado successivo del processo.

Così è successo per il Lodo Mondadori: il giudice Mesiano (già vittima della satira Mediaset per via dei suoi calzini turchesi) ha condannato Berlusconi ma ha sospeso gli effetti della sentenza in vista della sentenza d’appello.

La norma è stata inserita all’ultimo nella manovra e ulteriormente limata ieri, lunedì: all’inizio nel testo della bozza uscita dal ministero dell’Economia trovavano spazio delle sanzioni che dovevano scoraggiare le sospensive manifestatamente infondate decise dal giudice. Il cambiamento, che secondo Repubblica sarebbe stato aggiunto dagli uffici del ministero della Giustizia, cambia radicalmente il senso della norma. Ora infatti il testo obbliga il giudice alla sospensione in caso di somme superiori a 10 milioni (in primo grado) o di 20 milioni (secondo grado di giudizio), basta solo il deposito di una cauzione.

La vicenda Berlusconi-De Benedetti nasce negli anni Ottanta, quando la famiglia Mondadori-Formenton decide di vendere una quota aziendale alla Finivest e non all’alleato De Benedetti. Nel 2007 i giudici stabiliscono che il passaggio avvenne con la corruzione del giudice estensore, Metta, sul verdetto con cui la corte d’Appello di Roma aveva annullato il lodo arbitrale che invece era risultato favorevole per de Benedetti. Nel 2009 la sentenza civile: il giudice Mesiano condanna Fininvest a risarcire di 750 milioni di euro la Cir di De Benedetti. Il 9 luglio è attesa la sentenza d’appello.

Ora il testo è al vaglio del Quirinale e tutti gli occhi sono puntati proprio sul Colle per vedere se la norma passerà o meno.