Manovra, Epifani: “E’ iniqua e divide il Paese, serve uno sciopero”

Pubblicato il 8 Giugno 2010 - 16:33 OLTRE 6 MESI FA

Guglielmo Epifani

La manovra economica varata dal governo italiano “é priva di di equità”, perché scarica i propri effetti sui lavoratori pubblici in particolare misura, e privati e, attraverso i tagli pesanti e indifferenziati agli enti locali, su cittadini, precari, pensionati, mentre non chiede niente alla rendita, ai patrimoni, alle imprese, ai redditi medio alti”.

Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ribadisce così, in occasione del direttivo dell’organizzazione sindacale le valutazioni negative sulla manovra del governo e chiama alla mobilitazione contro le misure contenute nel provvedimento che culminerà nella manifestazione nazionale del 12 giugno e nello sciopero generale previsto per la fine del mese.

“E’ una manovra che divide il paese – continua Epifani – colpisce il Mezzogiorno, a cui sono sottratti di fatto i fondi Fas, si accanisce contro il lavoro, colpisce in modo particolare i giovani, che hanno sempre minori prospettive per il proprio futuro, e non avrà nemmeno gli effetti auspicati sui conti perché, colpendo questi ceti, vanifica ogni prospettiva di rilancio dei consumi e dell’economia”.

Sul versante del fisco i provvedimenti di lotta all’evasione sono ‘parziali e contraddittori’: “non si può combattere l’evasione fiscale e contemporaneamente riproporre condoni; l’ipotesi di recuperare 8 miliardi dall’evasione sembra poi piuttosto aleatoria e questo fa temere che entro pochi mesi sarà necessaria un’altra manovra”, ha ribadito il segretario generale dell’organizzazione sindacale.

“E’ un intervento che non contiene alcun principio riformatore né selettivo e, a differenza delle manovre, pur molto pesanti, varate dagli altri governi europei che prevedono tutte misure mirate allo sviluppo attraverso la leva fiscale, si concentra solo sui tagli, tralasciando ogni misura di stimolo dell’economia”, aggiunge il segretario della Cgil.

Quanto alla proposta di superare l’art.41 della Costituzione in nome della libertà di impresa, secondo Epifani si tratta di “una furbizia. Mentre manca qualunque stimolo all’economia e non si aiutano le imprese, si lancia questo messaggio strumentale, fuorviante. E’ chiaro che è necessario sburocratizzare, ma non c’entra niente l’aggiramento della Costituzione e non va dimenticato che su alcune delicate materie, dalla certificazione antimafia alla sicurezza sul lavoro, non ci si può muovere con leggerezza”.

Allarme per il futuro dell’Ue. Epifani si è anche soffermato in un’analisi del quadro europeo, lanciando l’allarme per il futuro dell’Unione. “Questa è senz’altro una crisi epocale e purtroppo non è diventata l’occasione di un cambiamento positivo”, sostiene il numero uno della Cgil, secondo il quale “il limite dell’assenza di una vera rappresentanza politica e istituzionale unica dell’Europa, a fronte dell’esistenza di una moneta unica, sta ora emergendo con evidenza. Questa strada, se non intervengono correttivi, porta alla dissoluzione europea e alla fine dell’euro”. In ogni caso, conclude, “emerge, dall’intervento di tutti i Paesi, un modello diverso di società, caratterizzato da un riduzione della spesa pubblica e dello stesso perimetro di intervento del pubblico. A fronte di questo sono del tutto assenti una riflessione e una politica continentali”.