Attacco delle Regioni alla manovra. Formigoni: “E’ a rischio incostituzionalità”

Pubblicato il 15 Giugno 2010 - 14:55 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Formigoni

Alle Regioni “vengono tolti i soldi ma non le funzioni: questo contraddice quanto disposto dalla Corte Costituzionale. C’é dunque un rischio di incostituzionalità della manovra, dal momento che la Corte Costituzionale afferma che deve esservi un collegamento diretto tra le funzioni conferite e le risorse necessarie per il loro esercizio”.Quello di Formigoni è l’attacco più duro al provvedimento di Giulio Tremonti, non solo perchè demolisce la manovra su molti punti nodali, ma perchè arriva da un amministratore di centro-destra.

Le Regioni devono essere più severe con i falsi invalidi, consigliava Tremonti. E Formigoni risponde: “Se qualcuno ha il sospetto che ci siano i falsi invalidi, vada a vedere i dati. Siamo contro la demagogia a buon mercato, siamo pronti a squadernare i nostri libri”.

Formigoni continua: “La manovra riduce di un terzo il contributo per il trasporto pubblico locale: noi abbiamo dei contratti con Trenitalia la quale, sapendo di questi tagli, probabilmente taglierà un terzo dei treni e magari licenzierà anche un terzo del personale”.

Il governatore della Lombardia critica anche i metodi del governo: “Il fatto che la manovra sia passata con un decreto, il che ha impedito il passaggio in Conferenza Unificata che sarebbe avvenuto se si fosse fatto il disegno di legge, è “un pessimo, pessimo, segnale in direzione del federalismo. Lanciamo un grido di allarme – ha aggiunto – la manovra uccide il bambino in culla che è il federalismo, mentre il Paese ne ha assolutamente bisogno; ora si va nella direzione opposta”.

Non solo Formigoni attacca il provvedimento, ma tutte le Regioni, che hanno approvato all’unanimità un documento nel quale si legge: “La manovra è stata costruita dal Governo senza condivisione né sulle misure né sull’entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto”. In sostanza alle Regioni viene chiesto un risparmio nel 2011 di 4,5 miliardi su un totale di riduzioni previste dalla manovra di 10 miliardi: ciò equivale ad addossare su questi enti il 40% della manovra.

I governatori sottolineano anche come “sostanzialmente si riducono i margini della riforma del federalismo fiscale” e questo, scrivono, “é un problema gravissimo”. Roberto Cota, presidente leghista del Piemonte, assicura che il federalismo si farà e non viene messo in dubbio dalla manovra, tuttavia sottolinea che: “bisogna trovare il modo di evitare di penalizzare le Regioni virtuose, bisogna insomma distinguere tra chi si comporta in modo virtuoso e chi no”.

Preoccupazione anche dalla governatrice Pdl del Lazio, Renata Polverini:”La manovra rischia di vanificare le operazioni di lotta agli sprechi che i governatori appena eletti stanno mettendo in campo”. Polverini è preoccupata anche dagli eventuali tagli al trasporto locale, in una delle Regioni in cui la vita dei pendolari è resa particolarmente dura proprio da una rete inefficiente. Solo il Lazio in due anni vedrà ridursi i fondi del Trasporto pubblico locale per 400 milioni di euro: “non si potranno rinnovare i mezzi – ha concluso Polverini – e a rischiare di non avere servizi efficienti saranno i cittadini”.

Nichi Vendola, governatore della Puglia, attacca: “Contesteremo il governo, ci faremo sentire in tutte le sedi, cercheremo di chiarire quali sono i conti veri del federalismo, per capire se sono conti che sfregiano i diritti del Sud, se sono conti compatibili con una fase nuova per tutti”. Secondo Vendola: “Siamo dentro un passaggio particolarmente drammatico e aspro, per certi versi. Una manovra economico-finanziaria che non soltanto sottrae ingenti risorse allo stato sociale e ai diritti dei cittadini, che congela il reddito di una parte del mondo del lavoro, ma che non ha nessuna idea propositiva sulla crescita. E’ una manovra recessiva, depressiva”.

La parola finale sulla manovra la mette il governo: c’è spazio per piccoli ritocchi, ma la ricetta in sostanza non si tocca. Lo dice Antonio Azzolini, presidente della Commissione Bilancio alla Camera: “In un passaggio parlamentare qualche modifica c’é. Ma il saldo non può variare, anche perché è fissato da un accordo in sede europea”.

E come annunciato nei giorni scorsi,  da Bruxelles arriva la promozione della manovra di Tremonti: “Sostiene gli sforzi di consolidamento aggiuntivi per il 2011 e 2012, che colpiscono soprattutto la spesa corrente”, si legge in un comunicato della Commissione europea.