Manovra, saltano le norme sulla Protezione Civile

Pubblicato il 25 Maggio 2010 - 23:08| Aggiornato il 27 Maggio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Tremonti alla fine non ce l’ha fatta e ha vinto la “Cricca”. Mentre già Silvio Berlusconi si apprestava a sostituire l’ormai impresentabile e imbarazzante capo del Dipartimento, Guido Bertolaso, con un prefetto, perchè tutto cambiasse senza cambiare nulla, lasciando inalterati poteri e competenze, la migliore cosa contenuta nella sua proposta di manovra fiscale e finanziaria era proprio la nuova definizione di compiti, competenze e poteri della Protezione civile, un mostro cresciuto sulla schiena dell’Italia attraverso i vari governi di destra e si sinistra da Berlusconi a Berlusconi, via D’Alema e Prodi.

Ma il blocco di potere che unisce la Protezione Civile al capo del Governo ha prevalso. Si è trattato, spiega un servizio ddell’agenzia Ansa, di una decisione “politica”, per garantire il proseguimento della ‘mission’ della Protezione Civile che, altrimenti, sarebbe stata stravolta: il cambio di rotta del governo sulle norme che avrebbero dovuto riorganizzare il Dipartimento, previste nelle bozze della manovra circolate in questi giorni ma mai entrate in Consiglio dei ministri, nasce da questa considerazione, mediata a lungo e, alla fine, “condivisa” dall’esecutivo.

In realtà c’è da dubitare che ci sia stata meditazione alcuna. Semplicemente hanno prevalso i ragionamenti rozzi ma efficaci che hanno fatto della Protezione civile un “moloch” mangiasoldi, strumento di potere e anche fonte di ruberie. Sotto l’ombrello della impunità garantita dalle speciali norme che svincolano la Protezione civile da ogni controllo, hanno operato infatti indisturbati per anni Angelo Balducci e altri funzionari dello Stato, alcuni dei quali tuttora temporanei ospiti del Grand Hotel Regina Coeli, in combutta con imprenditori di mano generosa nel distribuire mazzette. Lo stesso Bertolaso è sotto indagine della magistratura per corruzione.

Saltano dunque i provvedimenti che avrebbero ridisegnato completamente il volto del Dipartimento, riducendone i poteri d’intervento in caso di emergenze e grandi eventi. La partita, però, non si è giocata stasera a palazzo Chigi dove, anzi, le cose erano già fatte. Al pre-consiglio i provvedimenti relativi al Dipartimento non sarebbero mai arrivati sul tavolo dei tecnici. E nel corso del Cdm non si è neanche affrontato il discorso relativo all’intera attività del Dipartimento della Protezione Civile.

Insomma, nulla di quanto detto e scritto in questi giorni. Da via Ulpiano, dove in questi giorni in silenzio hanno seguito con attenzione le indiscrezioni apparse sulla stampa e relative a quello che sarebbe dovuto essere il nuovo assetto del Dipartimento, si limitano a sottolineare che la decisione di non prendere in considerazione – in fase di stesura definitiva dell’articolato della manovra – i provvedimenti ipotizzati, è stata fatta in un clima di “grande condivisione” all’interno del Governo.

Una decisione, si precisa, presa dunque “a livello politico”, per garantire la missione della Protezione Civile. E a spendersi con i colleghi di governo sarebbe stato direttamente il sottosegretario Gianni Letta. Certo è che i provvedimenti messi nero su bianco nelle bozze circolate fino a stamattina, mettevano seriamente in discussione non solo il ruolo ma soprattutto i poteri del Dipartimento.

Innanzitutto si prevedeva che le ordinanze di Protezione civile con cui viene dichiarato lo stato d’emergenza dovessero essere “emanate di concerto con il ministero dell’Economia” ed inoltre si affermava che le calamità naturali e le catastrofi avrebbero dovuto essere fronteggiate con “mezzi e poteri straordinari” solo se si determinano “situazioni di grave rischio per l’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente”. Veniva inoltre tolta al Dipartimento – e questo era ed è sicuramente il nodo politico più importante – la gestione dei grandi eventi, mentre le spese per le emergenze venivano sottoposte al controllo “preventivo” della Corte dei Conti.

Quanto alle deroghe sugli appalti, solo in caso di “assoluta eccezionalità dell’emergenza”, le ordinanze potevano autorizzare “soltanto per periodi di tempo prestabiliti”, l’affidamento con “esperimento di gara informale a cui sono invitati almeno 5 operatori economici”. Ma di tutto questo, in Consiglio dei ministri, non è arrivato nulla.