Una, dieci, cento “caste” contro la manovra: “Non ci toccate lo stipendio”

di Sergio Carli
Pubblicato il 25 Maggio 2010 - 15:49| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

L’annunciata  manovra Tremonti ha scatenato, come prevedibile, il più antico e radicato dei vizi italiani:giusta la legge, basta che non tocchi me, il mio stipendio, i miei diritti e soprattutto i miei privilegi. E così molte categorie e professioni hanno fatto presente, una dopo l’altra, che se l’Italia deve risollevarsi dalla crisi, non si sogni di farlo sulle loro spalle. Che si vada a battere cassa dagli altri. Medici, funzionari pubblici, enti locali, magistrati, ex parlamentari. Non esattamente chi ha difficoltà ad arrivare a fine mese, ma, per una volta, tutti uniti contro il nemico.

C’è addirittura che invoca la Costituzione. Avvocati e magistrati avranno passato la notte per scrivere il dossier che stamattina hanno consegnato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta: pagine e pagine per sviscerare tutti gli “evidenti profili di incostituzionalità” che il colpo di lima ai loro stipendi comporterebbe.

Anche i medici bocciano i tagli: “Non siamo mica supermanager, siamo dirigenti ma solo di nome”  e annunciano proteste. No secco anche dai dipendenti pubblici di Palazzo Chigi, che stamattina hanno inscenato una protesta nei confronti di Tremonti, con un simbolico, e ironico, applauso. Le Regioni  mettono le mani avanti: “Manovra insostenibile” secondo Vasco Errani, presidente della conferenza delle Regioni.

Gli ex parlamentari, per i quali si profila un ritocco dell’indennità, si aggrappano a un cavillo formale. Ieri era stato il presidente della Camera Fini a suggerire il taglio a Tremonti, ma gli ex inquilini di Camera e Senato fanno notare che non può essere una legge a decidere: “Sarebbe una plateale violazione della dignità del Parlamento”, visto che queste cose le decidono direttamente le due Camere.

Tra i funzionari pubblici c’è chi ci ha messo la faccia, dichiarando pubblicamente il proprio stipendio e annunciando un ricorso qualora glielo dovessero toccare. Pompeo Savarino, 42 anni, per fare il segretario generale del Comune di Anzio, cittadina di 50mila abitanti vicino Roma, prende 128mila euro l’anno. Con i tagli previsti il suo stipendio annuo subirebbe una decurtazione di 1900 euro. Lordi. Promette battaglia e annuncia il ricorso, perché, dice, i dipendenti pubblici sono sempre i più colpiti. Altro che “manovra etica”, piuttosto, “etica” è la sua protesta: “Lo faccio nel nome dell’uguaglianza di tutti i cittadini”, dice al Corriere della Sera.