Deputato Pdl tenta di rifiutare l’indennità, ma la legge non lo consente

Pubblicato il 3 Febbraio 2012 - 18:54 OLTRE 6 MESI FA

Foto LaPresse

ROMA – Da una parte chi sostiene che l’apparato statale sprechi troppo, dall’altra chi non vuole rinunciare a qualche privilegio. E ad accendere il dibattito sui costi della politica c’è anche chi ai privilegi rinuncerebbe pure, ma non può. Per legge. Marco Airaghi, neodeputato Pdl, subentrato alla Camera ad Antonio Verro, che attualmente occupa un posto nel Cda Rai, chiede di poter rinunciare all’indennità parlamentare. Percepisce già un compenso dallo Stato come Direttore generale dell’Agenzia Industria Difesa.

È stata “la prima cosa che ho chiesto”, commenta Airaghi, convinto di dover rinunciare, soprattutto visti i tempi di crisi, almeno all’indennità. E allora partono le verifiche della Camera, che deve capire se e come la cosa sia fattibile. Ma rinunciare alla retribuzione non si può, non è previsto da una legge statale.

“Mi sembrava una richiesta logica”, commenta il neodeputato al Giornale, “perché io sto già lavorando per lo Stato italiano alla Difesa”. Ma nulla, la possibilità di rinunciare al compenso non è prevista.

“Non sono un eroe e non sono assolutamente per l’anti-politica – ci tiene a sottolineare Airaghi, consapevole del rischio di strumentalizzazione della sua vicenda – e anzi sono molto spaventato dalla demagogia, dal populismo e dall’anticasta: il mio è un gesto assolutamente personale, non giudico e non valuto gli altri perchè l’indennità parlamentare è motivata dalla necessità che un deputato sia indipendente e libero da qualsiasi condizionamento ed è dunque comprensibile”. Ma, sottolinea: “Non mi sentivo di accettare l’indennità perchè ho già un altro incarico”.