Marco Di Stefano imbarazza il Pd. Valigette di soldi, affitti gonfiati. Le carte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Novembre 2014 - 12:16 OLTRE 6 MESI FA
Marco Di Stefano imbarazza il Pd. Valigette di soldi, affitti gonfiati. Le carte

Marco Di Stefano imbarazza il Pd. Valigette di soldi, affitti gonfiati. Le carte

ROMA – Le carte processuali che giustificano le accuse di corruzione al deputato Pd Marco Di Stefano contestategli dalla Procura di Roma rivelerebbero (ove fossero provate in giudizio) oltre all’esistenza della tangente da quasi 2 milioni (più 300mila euro per il collaboratore), uno spaccato di vita politica non solo imbarazzante per i Democratici, ma anche foriero di clamorosi ulteriori sviluppi.

L’inchiesta ruota intorno alle figure dei fratelli Antonio e Daniele Pulcini, costruttori romani già inquisiti per lo scandalo delle mazzette al Demanio (per pilotare gli appalti).

Affitti gonfiati. La tangente da 1 milione e 880mila euro (+300mila) sarebbe stata versata dai Pulcini al Di Stefano quando era assessore al Demanio della Giunta regionale guidata da Piero Marrazzo: sarebbe servita, secondo l’accusa, per compensare il favore di aver fatto affittare alla società della Regione “Lazio Service” due palazzi dei Pulcini al prezzo (“stellare” dice il Corriere della Sera) di 3 milioni e 725 mila euro ciascuno. Sulla base di questo contratto gli immobili furono poi ceduti all’Enpam, facendo realizzare ai Pulcini una plusvalenza del 50% del valore reale.

Valigette piene di soldi. Quanto alle valigette piene di soldi, la Procura si riferisce alle comunicazioni intercettate ai fratelli costruttori dalle quali si ricavano i movimenti di valuta da e per l’estero (Lussemburgo, Nizza), per i quali la stessa Procura sospetta l’esistenza di fondi neri esteri per pagare le mazzette, tra cui quella di Di Stefano.

“Ho fatto le primarie con gli imbrogli”. Le intercettazioni, questa volta sulle utenze di Di Stefano, rivelerebbero inoltre un modus operandi che definire spregiudicato, ove fosse provato, è un eufemismo. A parte la contestazione di abusi d’ufficio per rendere indispensabile la locazione degli immobili (dei Pulcini), Di Stefano avrebbe ammesso al telefono attività illecite per essere eletto alla Camera. “Ho fatto le primarie con gli imbrogli” lo si sente dichiarare (primo dei non eletti, prese il posto alla Camera dopo la nomina di Marta Leonori al Comune di Roma).

Intercettazioni e verifiche compiute dagli specialisti del Nucleo valutario della Guardia di finanza danno conto di quanto accadde dopo le primarie del Pd per la Camera dei deputati quando Di Stefano, primo dei non eletti, al telefono minacciava «la guerra nucleare, comincia da Zingaretti e li tiro tutti dentro», li accusava di essere «maiali, non è che puoi l’ultimo giorno, l’ultima notte buttar dentro la gente, dopo che dici che stai dentro» e candidamente affermava: «Ho fatto le primarie con gli imbrogli». (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera)