Marco Doria dopo la cena a Courmayeur: “Mezza giornata libera dopo 10 giorni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Ottobre 2014 - 14:28 OLTRE 6 MESI FA
Marco Doria dopo la cena a Courmayeur: "Mezza giornata libera dopo 10 giorni"

Marco Doria dopo la cena a Courmayeur: “Mezza giornata libera dopo 10 giorni”

GENOVA – La prima mezza giornata libera dopo 10 giorni. Si difende così il sindaco di Genova Marco Doria finito di nuovo nel mirino di diversi giornali per aver cenato, sabato scorso, con la famiglia in un ristorante di Courmayeur (Aosta).

Cena, arrivata sì a emergenza alluvione conclusa ma che fa il paio con la presenza a teatro dello stesso sindaco proprio mentre l’alluvione cominciava. A parlare della vicenda, come riporta il Secolo XIX, è stata per prima la moglie del sindaco che ha risposto per le rime a una contestatrice proprio nel ristorante: “Sono libera di portare i miei figli a cena dove voglio”.

Tecnicamente una risposta indiscutibile. Sta di fatto che Doria, il giorno dopo, forse perché seccato dal battibecco, ha voluto dare una sua più articolata spiegazione. Così spiega il Secolo:

«Praticamente mi sono fermato per mezza giornata in dieci giorni». Dalla sera del 9 ottobre a lunedì 13, di fatto, Doria è stato quasi sempre al Matitone, nel centro operativo comunale, ad aggiornarsi sulle condizioni meteo e a sovrintendere alle operazioni di protezione civile, peraltro accompagnate da numerose polemiche. Va detto che anche la sua presenza al Carlo Felice, la sera del 9 ottobre, era quasi un impegno istituzionale, visto che si trattava della “prima” dell’Elisir d’amore e di tutta la stagione del teatro lirico, dopo l’ennesima estate di passione con cambio del sovrintendente.

Resta il fatto che i giorni dell’alluvione sono stati per Doria costellati da infortuni: dal teatro alla cena. Ancora il Secolo che racconta come il sindaco, dopo l’impasse iniziale, sia effettivamente rimasto sempre operativo nei giorni successivi al disastro:

Ma già domenica, la sua assenza dai luoghi alluvionati era diventata un caso, anche perché il giorno prima il cardinale Angelo Bagnasco era andato, per primo tra le autorità cittadine, a visitare Borgo Incrociati. Così Doria decide di fare una “passeggiata” insieme al deputato Mario Tullo per le vie del Quadrilatero e del centro. Viene accolto dalle contestazioni di commercianti e spalatori volontari. Parole dure, che lo fanno vacillare, «Potrei anche dimettermi, se servisse».

Lunedì mattina, però, Doria era di nuovo al Matitone, a controllare sui monitor lo spostamento della perturbazione che investirà la città nel pomeriggio, senza per fortuna causare altri danni. Di fatto, è stato l’ultimo giorno di “Allerta” per Genova. Martedì, invece, Doria è tornato a lavorare nel suo ufficio di Tursi, prima di presenziare in Consiglio comunale. Lo stesso giorno, concede al “Manifesto” un’intervista. «I sindaci finiscono per diventare capri espiatori in situazioni di latitanza generale». Rimorsi sindaco? «Uno, non aver urlato questa storia, ma aver usato i toni che uso sempre. Invece bisognava urlare». È solo l’inizio di una settimana ancora in salita: giovedì Doria non va ai funerali della vittima dell’alluvione, Campanella (per la giunta c’è l’assessore Fiorini) ma rispetta il lutto cittadino, sino a sera, quando incontra il suo omologo di Ekaterinenburg, città russa “gemellata” culturalmente con Genova. Venerdì mattina, siccome è anche sindaco della Città metropolitana (il primo consiglio del nuovo ente si terrà proprio quel pomeriggio), va a Campo Ligure a vedere i danni dell’esondazione in quel comune. La serata la passa invece con i vertici di Amiu e l’assessore Garotta: dopo l’alluvione c’è il pericolo ambientale della spazzatura per strada. Doria scrive e sollecita la Regione, non senza polemica. Sabato mattina, ancora con Amiu, sino a quando non si profila la soluzione del conferimento a Torino dei rifiuti. Pensa di poter tirare un po’ il fiato e parte con moglie e figli per Courmayeur. Si sbagliava.