Maria Spilabotte, senatrice Pd scomunicata dal parroco: “Vuole le case chiuse”

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Marzo 2014 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA
Maria Spilabotte, senatrice Pd scomunicata dal parroco: "Vuole le case chiuse"

Maria Spilabotte

ROMA – Maria Spilabotte, senatrice del Pd a favore delle case chiuse, è stata scomunicata dal parroco della sua città perché ha presentato un disegno di legge per la legalizzazione della prostituzione. La bacchettata è arrivata dal pulpito della chiesa della Santissima Annunziata, a Frosinone, in piena omelia domenicale: Don Giorgio Sperduti l’ha screditata sotto gli occhi increduli della mamma e del fratello, seduti tra i fedeli per ascoltare la Santa Messa.

Raggiunta dal quotidiano la Repubblica, la senatrice ha raccontato:

“La mia proposta ha scatenato polemiche, ma mai nessuno mi aveva attaccato dando un giudizio morale. E mi spiace che sia avvenuto sfruttando l’autorevolezza del pulpito”

Le esatte parole del parroco le sono state riferite dai suoi congiunti, presenti alla messa. Don Sperduti ha detto che:

“ero andata fino in Parlamento per riaprire le case chiuse e riportarci le nigeriane. E poi — mi hanno riferito — ha alzato gli occhi al cielo, congiungendo le mani, neanche avessi bisogno dell’esorcista, mentre io mi sentivo in linea con la svolta di Papa Francesco”.

Ma dopo l’omelia, Don Giorgio ha insistito e al quotidiano L’inchiesta ha detto:

“Non ho fatto nomi nel corso dell’omelia. Reputo che quando lo Stato legalizza un crimine come la prostituzione siamo di fronte a una sconfitta per lo Stato stesso: i crimini si perseguono. Ho sottolineato che l’utilizzo del corpo delle persone per denaro è inaccettabile”.

La senatrice all’indomani della pubblica riprovazione, ha scritto una lettera aperta:

“Io vorrei solo aiutare quelle donne, anche quelle nate in Nigeria e con la pelle nera. La legge che ho proposto vorrebbe sottrarle allo sfruttamento dei trafficanti di droga e di corpi umani, difenderle dall’ingiuria dei maschi che si servono di loro in settimana e poi la domenica vanno in chiesa con l’abito buono e la moglie a fianco. La mia proposta di legge punta ad affrontare il tema della tratta, delle nuove schiavitù, dello sfruttamento sessuale e non a girare la testa dall’altra parte. Pensavo di essere in linea con la svolta di Papa Francesco, che sta segnando una nuova fase di in un cammino verso una Chiesa realmente missionaria, decisa a bandire l’ipocrisia per sostituirla con la compassione”.

E lancia una sfida al parroco:

“Lo invito a un confronto pubblico sul problema della prostituzione. Vediamo cosa ha fatto lui concretamente per fermare la tratta. Non è il giudizio alla mia persona, gridato dal pulpito, che mi preoccupa. Mi ferisce la miopia di un Ministro della Chiesa che ripropone il frame della Nigeriana a cui sa di offrire solo la propria pena. E oltre all’ipocrisia anche disinformazione: nessuno vuole ritornare alle case chiuse. Un’idea antiquata e illiberale che viene però rispolverata per manifestare una comoda indignazione, anche dalla Chiesa, ogni qualvolta si voglia regolamentare il fenomeno della prostituzione. Quelli sono stati luoghi di schiavitù e sfruttamento voluti dallo Stato e sostenuti dalla vecchia morale vaticana che ha sempre tollerato i bordelli purché non fossero vistosi. Il tema, era prevedibile, scatena dibattiti vivaci, ma cadute di stile da parte di persone insospettabili”.