Prima Bruxelles, poi Parigi: Monti convincerà l’Europa che ce la faremo?

Pubblicato il 5 Gennaio 2012 - 20:45 OLTRE 6 MESI FA

BRUXELLES – Mario Monti va a Bruxelles prima di andare a Parigi: a rigor di logica, Monti vedrà i vertici dell’Unione Europea prima di incontrare Nicolas Sarkozy. Dalla capitale belga i portavoce europei si apprestano a smentire: il premier italiano non è andato a convincerli che l’Italia ce la farà. Ma il premier sa bene che nelle condizioni attuali la manovra potrebbe non bastare: lo spread è ai livelli del governo berlusconiano, le Borse continuano a sprofondare, la fiducia delle banche (Banca Centrale Europea) cala sempre più. Non a caso, Monti si è incontrato coi ministri Corrado Passera (Sviluppo Economico), Enzo Moavero (Affari Europei) e cono Vittorio Grilli (vice proprio di Monti al Tesoro): con loro ha fatto il punto della situazione, per capire se ci sarà bisogno di eventuali manovre “bis” e “ter”.

In questa situazione, è difficile che l’Italia possa recitare un ruolo da protagonista nel decreto Salva Europa che gli alleati si apprestano a discutere. Ed è probabilmente per questo che Monti ha fatto questo improvviso blitz a Bruxelles: vuole continuare a rassicurare l’Europa che la situazione è sotto controllo. Non a caso, proprio negli scorsi giorni, Monti ha rilasciato un’intervista a Le Figaro, il cui senso era più o meno questo: “Non abbiate paura dell’Italia, non vi trascineremo nel baratro”.

Monti incontrerà Sarkozy a Parigi il 6 gennaio. L’11 gennaio sarà poi a Berlino dove incontrerà il cancelliere Angela Merkel. Nell’ultima settimana di gennaio il premier si recherà a Londra per incontrare il premier britannico David Cameron. Una sorta di tour in attesa dell’appuntamento più importante: il vertice europeo del 30 gennaio.

Ma la “missione internazionale” di Monti ha bisogno contemporaneamente di un fronte “interno”, e cioè di una ulteriore definizione della politica economica del governo: non a caso, il ministro del Welfare Elsa Fornero incontrerà nei prossimi giorni rappresentanti sindacali e il presidente di Confindustria. Obiettivo, trovare una specie di accordo sul mercato del lavoro: se il fronte esterno chiede certezze, quello interno non ha intenzione di essere la vittima sacrificale.